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A Mortara, capitale del riso

Chiunque viaggi nella regione attorno al Ticino, tra Pavia e il Lago Maggiore, non può mancare di notare le ampie distese delle risaie, solcate dai canali d’irrigazione.

Da Pavia mi dirigo in treno verso Mortara, scostandomi verso est dal percorso del fiume, proprio per seguire la pista del riso.

Il paesaggio è dominato dal verde intenso dei campi. Fossi venuto qui in primavera, avrei incontrato le grandi superfici d’acqua delle risaie allagate, in cui cielo, alberi e case si specchiano.

Mortara è una quieta cittadina della Lomellina, con alcuni begli edifici romanici di mattoni.

Ai margini del centro storico si trova la sede dell’Ente risi e della Coldiretti. Nell’adiacente sala contrattazione merci ogni venerdì mattina si fissano i prezzi del riso.

“Una delle borse più importanti”, mi dice Claudio Molteni, direttore della Coldiretti di Mortara. Del resto, non c’è da stupirsi. “Mortara, Vigevano, Mede, Robbio, tutta questa zona è prettamente risicola”.

Solo qua e là si vedono campi di mais. Dove non arriva l’acqua e presso gli abitati, perché le risaie devono rispettare una certa distanza dalle case, mi spiega Molteni. “Qui ci sono agricoltori che da 40 anni si occupano di riso, ne conoscono la coltivazione dalla A alla Z”.

Riso di qualità, dunque, ci tiene a precisare il mio interlocutore. Ma la concorrenza si fa sentire, soprattutto a Mortara, dove si coltivano balilla e selenio, risi da esportazione. “All’estero i costi di produzione sono molto più bassi, soprattutto per la manodopera”.

La concorrenza non è però l’unico problema per i risicoltori. Legati come sono all’acqua, proprio con il loro principale alleato sono spesso costretti a combattere.

“Tutti gli anni c’è qualche problema con l’acqua, o perché si rompe un canale, o perché c’è la siccità, o perché poi arriva l’alluvione. Abbiamo avuto anni in cui le alluvioni hanno portato via diverse pertiche di terreno, le piante, le colture…”

Siamo seduti in ufficio arredato sobriamente, con le persiane chiuse, per lasciar fuori il caldo. Ogni tanto squilla il telefono. Un ufficio, appunto.

Ma improvvisamente fra queste quattro mura irrompono, con le parole di Molteni, secoli di civiltà contadina. “L’agricoltura è sempre in balia del destino… Nonostante la modernizzazione, non c’è niente da fare. Se il buon Dio vuole, bene, se no…”

swissinfo, Andrea Tognina, Mortara

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