Agricoltura e turismo: un’alleanza proficua
Grindelwald è uno dei pochi luoghi di villeggiatura delle Alpi dove l'agricoltura è stata in grado di sopravvivere e di convivere accanto a un'industria del turismo dominante.
Il paesino dell’Oberland bernese ha beneficiato per decenni della delicata simbiosi fra agricoltura e turismo.
“Il turismo ha bisogno dell’agricoltura e l’agricoltura ha bisogno del turismo”, dichiara Sämi Brawand, un contadino di Grindelwald.
Nella loro tenuta di sei ettari che sovrasta il villaggio, Brawand e sua moglie allevano otto mucche da latte e, una volta sbrigate le faccende della fattoria, si dedicano alla clientela del loro piccolo ristorante.
Tra la stalla e la locanda sorge un impianto di risalita e l’operatore che lo gestisce versa alla cooperativa agricola di Brawand i diritti per l’usufrutto del terreno.
Sebbene negli ultimi 20 anni il numero di fattorie sia diminuito lasciando il posto a poderi più vasti con una superficie media di almeno 15 ettari, oggi Grindelwald ne conta ancora 150 che, insieme, occupano circa l’80% del suo territorio.
Quasi tutti i contadini, inoltre, sono attivi nel settore del turismo. I coniugi Brawand, ad esempio, traggono circa la metà del loro reddito dagli introiti del ristorante.
Un intricato sistema di leggi
A Grindelwald, il turismo genera oltre il 90% del giro d’affari. Come previsto e regolato da un intricato sistema di leggi sull’utilizzo dei terreni, scritte secoli or sono, una parte di questi proventi viene reinvestita nell’agricoltura.
Il paesino è suddiviso in sette cooperative chiamate “Bergschaften”; ognuna di esse gestisce un’area del centro e alcuni prati nella parte alta del villaggio.
Le cooperative riscuotono tributi dai proprietari di alberghi e negozi, dalle società ferroviarie e dai gestori di impianti di risalita che operano sul rispettivo territorio. Questi prelievi contribuiscono a loro volta a sostenere l’agricoltura di montagna.
E così, mentre i contadini preservano con il loro lavoro la bellezza di questo paesaggio bucolico, l’industria del turismo non può che trarne beneficio.
“Se l’agricoltura dovesse scomparire, il paesaggio verrebbe stravolto”, ammonisce Brawand. “La vegetazione ricoprirebbe ogni cosa e la foresta inghiottirebbe lentamente i pascoli”.
Un comprensorio unico nel suo genere
Alcuni studi condotti dall’Università di Berna negli ultimi due decenni mostrano che è proprio il paesaggio rurale a distinguere Grindelwald dalle altre località di villeggiatura alpine, come ad esempio Zermatt o St. Moritz, dove l’agricoltura riveste un ruolo insignificante.
Secondo Urs Wiesmann, professore all’Istituto geografico dell’Università di Berna, Grindelwald è unica dal punto di vista ecologico, socioculturale ed economico.
“Certo, alcune sue caratteristiche si ritrovano anche in altri posti, ma mai nella medesima combinazione che si osserva a Grindelwald”, sottolinea Wiesmann.
L’agricoltura, prosegue il professore, funge anche da collante sociale per la comunità, consentendo alla popolazione di mantenere la propria identità di fronte alla cultura urbana portata dal turismo.
Brawand ammette che è l’orgoglio a impedirgli di abbandonare campi e bestiame, tanto più che la sua giornata lavorativa sarebbe molto più breve se si dedicasse esclusivamente alla ristorazione dei turisti.
Un paese fantasma
“Non vogliamo dipendere completamente dal turismo”, spiega il professore. “Se decidessimo di imboccare questa strada, come altri hanno già fatto altrove, durante la stagione morta Grindelwald si spopolerebbe diventando un paese fantasma”.
Ad ogni modo, Wiesmann teme che il turismo da solo non sia sufficiente a proteggere la comunità contadina locale dalle ulteriori misure di liberalizzazione previste dal governo svizzero, tra cui la soppressione delle quote-latte e la riduzione delle sovvenzioni alle esportazioni.
“È difficile capire in quale direzione stia andando Grindelwald, ma una cosa è certa: deve decidere se difendere la propria nicchia o se trasformarsi in una stazione turistica come tante”, dichiara il professore.
“Nella seconda ipotesi, si assisterebbe a un inasprimento della concorrenza e, di conseguenza, a una diminuzione del giro d’affari. La tendenza è verso fattorie sempre più grandi e centralizzate. Numerose case tradizionali situate nell’antico insediamento rischiano di essere abbandonate”, aggiunge Wiesman.
“Non so che cosa accadrà”, afferma Brawand. “Probabilmente nei prossimi cinque-sei anni, molti contadini cederanno il proprio podere in affitto a terzi. Alcuni terreni verranno coltivati meno intensivamente rispetto a oggi, ma saranno pur sempre coltivati”.
E anche nella peggiore delle ipotesi, conclude Wiesmann, Grindelwald sopravviverebbe come località turistica. “Di questo sono certo, a meno che l’Eiger (la montagna che domina il villaggio) non crolli”.
swissinfo, Dale Bechtel da Grindelwald
(traduzione e adattamento di Sandra Verzasconi Catalano)
Il ritratto di Grindelwald è frutto di uno studio scientifico iniziato negli anni 80 (vedi sito correlato).
Il progetto Grindelwald condotto dall’Università di Berna nell’ambito del programma di ricerca Unesco “L’uomo e la biosfera” mirava a mostrare la relazione esistente tra attività economiche, utilizzo del terreno e bilancio ecologico nelle aree di montagna.
Il progetto è stato finanziato dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica.
Grindelwald conta all’incirca 4’500 abitanti fissi e 12’000 posti letto per turisti.
Sul suo territorio operano circa 150 fattorie.
Il villaggio sorge ai piedi di tre leggendarie montagne svizzere: l’Eiger, il Mönch e la Jungfrau.
Secondo l’Ufficio federale dell’agricoltura, la scomparsa delle aziende agricole svizzere proseguirà a un ritmo vicino al 3% annuo.
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