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Anche il lusso luccica un po’ meno

Richemont: un gruppo che comprende una decina di marchi prestigiosi Keystone Archive

Il gruppo Richemont ha chiuso l'esercizio 2002-2003 in ribasso del 22 per cento rispetto all'esercizio precedente.

Il numero due mondiale dei prodotti di lusso ha annunciato misure di ristrutturazione che comprendono il taglio di 200 posti di lavoro.

La debolezza congiunturale a livello mondiale, la guerra in Iraq e l’epidemia di Sars stanno facendo soffrire dall’inizio dell’anno anche le aziende Richemont. Un gruppo che si rivolge ad una classe economica privilegiata, al riparo, o quasi, da ogni crisi.

Durante l’esercizio 2002-2003, chiuso a fine marzo, l’utile netto della Richemont è sceso di 642 milioni di euro, mentre l’utile operativo ha subito un calo di 259 milioni, pari al 46% rispetto all’anno precedente.

Il fatturato è diminuito invece del 5%, passando a 3’651 miliardi di euro. Ad inquietare il gruppo ginevrino sono però soprattutto le previsioni per l’anno in corso.

Richemont annuncia infatti affari insoddisfacenti nei primi due mesi dell’esercizio, con vendite in calo del 19 per cento a tassi di cambio costanti.

Effettivi ridotti del 5%

Per far fronte alla situazione, il gruppo controllato dalla famiglia sudafricana Rupert ha avviato un programma di ristrutturazioni che comporterà il taglio di 200 posti a Ginevra, la Chaux-de-Fonds e Villeret, nel Giura bernese. Verrà quindi soppresso il 5% degli effettivi, pari a 4000 persone.

Stando all’azienda, la direzione è in discussione con i rappresentanti dei lavoratori per elaborare un piano sociale.

Da parte sua il Sindacato dell’industria, della costruzione e dei servizi (FLMO) ha fatto sapere di essere stato informato della soppressione di impieghi, ma a suo avviso il contratto collettivo di lavoro del settore orologiero è stato ugualmente violato, perché il sindacato è stato posto di fronte al fatto compiuto.

L’azienda è comunque intenzionata ad avviare ulteriori programmi di risparmio l’anno prossimo, con l’obiettivo di contenere i costi e di migliorare la redditività. Una volta superata la ristrutturazione in corso, il peggio dovrebbe comunque essere passato.

Crisi sul fronte dei consumi

Il gruppo è principalmente attivo nel settore degli orologi di lusso, dei gioielli e delle penne stilografiche. Possiede i marchi Cartier, Vacheron Constantin, Baume & Mercier, Jaeger-LeCoultre, IWC, Piaget, Officine Panerai, Van Cleef & Arpels, Dunhill e Montblanc.

Attualmente soffre del clima negativo sul fronte dei consumi, cui si aggiunge l’influenza dei cambi: i costi del gruppo sono sopportati in euro e in franchi, mentre gran parte degli introiti avviene in dollari e yen.

Ciò nonostante il rallentamento degli affari non può essere attribuito unicamente a fattori esterni, ha indicato il presidente della direzione Johann Rupert. Gli anni delle vacche grasse hanno portato ad essere troppo soddisfatti delle prestazioni raggiunte, cosa che ha reso Richemont lenta a reagire ai cambiamenti.

Gli analisti si sono detti delusi dei dati pubblicati giovedì: a loro avviso Richemont arranca chiaramente dietro ai concorrenti LVMH, Hermes, Tiffany, Bulgari e Swatch. Viene anche criticato il fatto che si cerca di limitare i costi ma non si fa nulla per ravvivare le vendite.

swissinfo e agenzie

3’651 miliardi di euro il fatturato nel 2002-2003.
46% il calo dell’utile operativo.
200 i posti di lavoro soppressi.

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