Anche in Svizzera si maltrattano i minori
La violenza contro i bambini è una realtà anche in Svizzera. Una situazione drammatica e condivisa dalla maggiora parte dei paesi industrializzati.
L’Unicef ha presentato uno studio comparativo e lancia l’allarme: ci vuole una legislazione più efficace.
Nei Paesi industrializzati muoiono ogni anno quasi 3’500 bambini al di sotto dei 15 anni in seguito a maltrattamenti, lo rivela un rapporto dell’Unicef presentato giovedì a Ginevra.
In questa triste statistica, la Svizzera non ha un posto che le fa onore: su 27 paesi contemplati nello studio, si posiziona al 15esimo posto. Ogni anno si registrano in media undici decessi dovuti a percosse.
Solo in un piccolo gruppo di paesi si registra un tasso eccezionalmente ridotto della mortalità infantile per maltrattamenti, mentre tre Paesi – Messico, Portogallo e Stati Uniti – hanno tassi di mortalità da 10 a 15 volte maggiori alla media dei Paesi con la migliore situazione.
«In verità dobbiamo essere cauti, proponendo dei paragoni fra i diversi paesi – afferma a swissinfo Peter Newell, coordinatore dello studio – perche in molti casi le cause di decesso dei minori non sono conosciute a sufficienza e sicuramente importante rimane la quota grigia di violenze».
Eppure, il rapporto – elaborato dal Centro di ricerca Innocenti dell’Unicef a Firenze – costituisce il primo tentativo di paragonare la violenza sui minori nei paesi più ricchi del mondo. La ricerca si è estesa su un periodo di cinque anni.
La punta dell’iceberg
L’agenzia delle Nazioni unite cita uno studio australiano che dimostra come a ogni decesso di un bambino, corrispondono almeno 150 casi gravi di violenza fisica.
In Francia la proporzione è di 300 casi registrati di cui uno ha conseguenze mortali. Negli Stati Uniti i 1416 decessi registrati si contrappongono a tre milioni di denunce ai servizi di protezione dell’infanzia.
C’è inoltre un rapporto diretto fra la violenza ai minori e la violenza in genere: nei paesi con un’alta statistica di omicidi, la violenza sui minori è marcatamente più diffusa.
Il rapporto indica inoltre che i drammi si consumano nell’80% dei casi all’interno delle mura domestiche. Le vittime più fragili sono i bambini al di sotto di un anno: rappresentano un quarto delle vittime.
Ovunque le ragioni sono analoghe: la povertà, alcolismo, droga, problemi fra i genitori, un basso livello d’istruzione o l’esaurimento nervoso sono le cause più frequenti che portano all’infanticidio.
Lacune legislative
Il rapporto paragona inoltre le leggi dei vari paesi, per analizzare l’efficacia della prevenzione e dell’intervento della società e delle istituzioni per evitare i maltrattamenti.
Solo sette paesi prevedono nel loro codice penale delle norme esplicite che vietano le punizioni fisiche sui minori (Austria, Danimarca, Finlandia, Germania, Islanda, Norvegia e Svezia).
Secondo gli autori, la situazione in Svizzera permette le percosse «leggere» a scopo educativo. Questa situazione è direttamente criticata nello studio dell’Unicef. Ma i segnali sono stati riconosciuti da tempo.
Svizzera con regole insufficienti
Già nella primavera del 2002 un gruppo di organizzazioni non governative aveva segnalato alle Nazioni unite le carenze del sistema svizzero nell’applicazione della Dichiarazione dei diritti del bambino, ratificata dalla Svizzera.
Benché il codice penale svizzero preveda delle misure, registra per esempio un altro studio commissionato dall’Associazione svizzera per la protezione dell’infanzia, la possibilità d’intervenire nella sfera privata delle famiglie è limitata. Inoltre – complice il sistema federalista – manca spesso il personale qualificato a cui rivolgersi per cercare aiuto e che possa intervenire.
Certo si relativizza, perché le cifre vanno prese con le prudenza. Le informazioni sui maltrattamenti sono rare, la più gran parte delle infrazioni rimangono sommerse e da a paese a paese le definizioni si differenziano e spesso è difficile dimostrare l’intenzionalità.
Appello alla vigilanza
Il rapporto registra comunque un miglioramento rispetto ad un primo sondaggio effettuato negli anni Settanta. Il paragone permette di affermare che in 14 paesi (fra cui la Svizzera) la situazione è migliorata. In cinque invece si sono registrati dei peggioramenti.
L’Unicef chiede ora esplicitamente a tutti i paesi industrializzati di proibire la violenza contro i minori, mettendo a disposizione i mezzi legali per poter perseguire i colpevoli.
Inoltre, per poter prevenire il fenomeno, è necessaria una presa di coscienza su un tema spesso relegato nella sfera privata della famiglia e dunque tabù.
swissinfo e agenzie
In Svizzera, undici al di sotto dei 15 anni muoiono in media ogni anno a causa dei maltrattamenti.
Nell’insieme dei paesi più industrializzati dell’OSCE, annualmente 3’500 bambini perdono la vita per le percosse.
L’Unicef, agenzia delle nazioni unite che si occupa dell’infanzia, deplora il fatto che la violenza ai bambini non sia completamente proibita in Svizzera.
Nel 1997 la Svizzera ha ratificato la Convenzione internazionale sui diritti dei bambini, ma per l’Unicef le necessarie misure d’accompagnamento non sono sufficienti.
Piuttosto che perseguire penalmente i genitori, si ritiene più efficace avere a disposizione un ventaglio di strumenti legali che possano far intervenire le autorità sociali lì dove la violenza avviene.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.