Borsa al ribasso
Trascinato dalla crisi borsistica mondiale, anche il mercato azionario svizzero ha perso terreno. Lo Swiss Market Index ha toccato venerdì il livello più basso dell'anno.
La corsa al ribasso è partita dalla Borsa di New York i cui affari sono minati dalle paure suscitate dal mercato dei mutui.
Non c’è pace per le borse che venerdì hanno continuato a soffrire dei timori legati alla crisi dei crediti immobiliari statunitensi. Dopo la chiusura in negativo delle borse asiatiche, anche quelle europee hanno aperto al ribasso e continuato le contrattazioni in territorio negativo. In pochi giorni i titoli europei si sono praticamente mangiati tutti i guadagni fatti fin qui dall’inizio dell’anno.
Non fa eccezione la Borsa Svizzera, che venerdì a sfiorato una perdita del 3% ed ha toccato il livello più basso dell’anno. Secondo gli analisti, la crisi dei mutui ‘subprime’ negli USA e la paura che essa si possa estendere anche agli altri mercati ha reso insicuri gli investitori.
L’umore è decisamente peggiorato, anche se finora non ci sono state vere e proprie reazioni di panico. Claude Zehnder, analista della Banca cantonale di Zurigo spiega a swissinfo che la situazione «è grave, ma non troppo grave». Questo perché «il problema è ancora limitato al settore dei crediti». Per Zehnder è poco probabile che la crisi si estenda all’intera economia statunitense. Per quanto riguarda la Svizzera, Zehnder ritiene che le attuali turbolenze non avranno conseguenze troppo pesanti.
Iniezioni di liquidità
Intanto la Banca centrale europea (Bce) non sta con le mani in mano ed è già intervenuta a due riprese nel tentativo di contrastare la crisi dei mutui ‘subprime’. L’istituto dell’Unione europea ha effettuato venerdì una nuova iniezione di liquidità a tre giorni «per assicurare stabili condizioni di mercato». In totale, la Bce ha messo in circolazione 155,85 miliardi di euro. Si tratta di un record storico: dopo gli attentati alle torri gemelle, la Bce aveva iniettato nel circuito monetario 109,6 miliardi di euro.
Anche la Federal Reserve statunitense, la Banca centrale giapponese e quella australiana sono intervenute giovedì per apportare nuova liquidità. In modo minore si è attivata anche la Banca nazionale svizzera.
Si tratta di mosse che gli analisti giudicano in modo positivo, perché contribuiscono a calmare la situazione.
Aspettative ridimensionate
Anche se la situazione non sembra essere tragica, si nota una certa insicurezza degli investitori. «Il mercato azionario svizzero è collegato al resto del mondo e questo adattamento al ribasso potrebbe durare ancora dei giorni», commenta Zehnder, «ma non vediamo una reale minaccia di “bear market”, ovvero di flessione generalizzata dei prezzi e delle quotazioni».
Certo, banche e assicurazioni sono sotto pressione, ma anche se la loro quotazione scende, i principali istituti svizzeri sembrano non avere problemi comparabili a quelli della BNP Paribas che ha ammesso significanti perdite in seguito a investimenti legati ai mercati dei crediti.
Per le principali banche svizzere, UBS e Credit Suisse, ci saranno sì delle conseguenze negative, «ma non nel senso che avranno dei problemi gravi o che registreranno delle grosse perdite», spiega Claude Zehnder. Dovranno, piuttosto, ridimensionare le loro aspettative e correggere al ribasso le loro previsioni di crescita.
swissinfo e agenzie
Sullo sfondo della crisi immobiliare negli Stati uniti ci sono numerosi crediti ipotecari (mortgages) concessi a clienti che offrono scarse garanzie di solvibilità.
Durante la buona fase congiunturale degli scorsi anni, questo tipo di credito è stato concesso molto spesso. Nel frattempo, il mercato immobiliare si è surriscaldato e i prezzi sono esplosi.
Per le banche, la composizione dei portafogli di credito si è deteriorata. Per reazione arrivano a non concedere più alcun mutuo per le case. E questo peggiora ulteriormente la situazione.
Il nervosismo ha raggiunto anche gli investitori in borsa, che hanno cominciato a vendere, a tratti presi dal panico. Questo rischia di far tremare – e crollare – non solo il settore bancario ma anche i prezzi delle azioni di altri settori.
Ne deriva una carenza di liquidità, anche perché chi vende chiede in cambio denaro in contanti. Per evitare che i tassi d’interesse salgano eccessivamente, le banche centrali aprono i loro rubinetti e immettono denaro liquido nel circuito.
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