Bruxelles riprende la lotta contro l’evasione fiscale
La Commissione europea ha presentato una serie di misure volte a colmare le lacune fiscali sulla tassazione dei risparmi. Le nuove norme, che non rimettono in discussione il segreto bancario, saranno proposte anche alla Svizzera, che ha già concluso un primo accordo sulla fiscalità con l'UE nel 2004.
La crisi dei mercati finanziari sta spingendo l’Unione europea ad intensificare la lotta contro l’evasione fiscale, che fa perdere ingenti somme ad alcuni Stati membri. Giovedì, il commissario europeo alla fiscalità e all’unione doganale Laszlo Kovacs ha denunciato i “ricchi individui” che, aggirando la regolamentazione sulla tassazione dei risparmi, sottraggono importanti risorse finanziarie alle casse statali e penalizzano gli altri cittadini, costretti a compensare gli ammanchi.
“Le prime vittime degli evasori fiscali sono i poveri”, ha dichiarato Kovacs, presentando una serie di proposte che dovrebbero contribuire a “mettere fine all’evasione fiscale”. Le nuove misure, che saranno sottoposte il 2 dicembre all’esame dei ministri delle finanze dell’UE, potrebbero venir adottate nel 2009 ed entrerebbero in vigore dal 2011.
Coesistenza di regimi fiscali diversi
Bruxelles non intende rimettere in discussione la “coesistenza” di diversi regimi fiscali, sulla quale poggiano la direttiva interna dell’UE sulla tassazione dei risparmi e gli accordi conclusi dai Ventisette con cinque paesi non membri, tra cui la Svizzera.
Lussemburgo, Austria e Svizzera possono conservare il loro segreto bancario e il loro sistema di trattenuta fiscale applicata alla fonte sui redditi dei risparmi. In cambio questi paesi hanno già adottato da alcuni anni il principio dello scambio automatico di informazioni tra le amministrazioni fiscali.
Secondo lo stesso commissario europeo, la coesistenza tra i diversi regimi fiscali “non ha creato finora problemi e non dovrebbe crearne neppure in futuro”. Una convinzione non condivisa da tutti i rappresentanti dell’UE. Negli ultimi mesi, in seguito anche lo scandalo dei fondi nascosti nel Liechtestein da cittadini tedeschi, la Germania ha moltiplicato gli attacchi nei confronti del segreto bancario.
Estensione del campo di applicazione
Attualmente, la priorità della Commissione europea è tuttavia quella di colmare le lacune che sussistono nella direttiva sulla tassazione dei risparmi, estendendo il suo campo di applicazione, limitato finora agli interessi prodotti da conti bancari o da obbligazioni. Bruxelles mira a far applicare il prelievo alla fonte anche ai “redditi equivalenti” e ad imporre fiscalmente i pagamenti che transitano attraverso strutture intermediarie, come fondazioni o trust.
La Commissione europea intende inoltre includere nella direttiva anche i fondi di investimento, i titoli di qualsiasi natura che hanno una funzione di credito e i contratti di assicurazione sulla vita che offrono una protezione del capitale e un reddito garantito.
Lo scambio di informazioni e il prelievo alla fonte dovrebbero venir estesi pure agli interessi versati da fondazioni o alle altre istituzioni finanziarie con sede nell’Unione europea, in favore di entità giuridiche basate all’estero che servono solo a permettere a persone fisiche di sfuggire al fisco.
Le banche dovranno automaticamente applicare le norme della direttiva a tutte le persone che risiedono nell’Unione europea e che vanno identificate sulla base della regolamentazione anti-riciclaggio di denaro sporco.
Disponibilità della Svizzera al dialogo
Secondo Laszlo Kovacs, un’intesa sulle nuove misure proposte da Bruxelles può essere raggiunta dai Ventisette solo se sarà possibile ottenere anche la partecipazione della Svizzera, un paese “chiave” per quanto concerne la tassazione dei redditi di risparmi depositati all’estero.
Il commissario europeo si è detto ottimista sulle possibilità di ottenere un accordo da parte delle autorità elvetiche: “La Svizzera è disposta a discutere”, ha dichiarato Laszlo Kovacs. La ministra svizzera dell’economia Doris Leuthard e la responsabile degli affari esteri Micheline Calmy-Rey hanno già segnalato a più riprese in passato la loro disponibilità a collaborare con l’UE.
swissinfo, Tanguy Verhoosel, Bruxelles
(traduzione e adattamento Armando Mombelli)
Nel 2004 Svizzera e Unione Europea hanno stipulato un accordo sulla tassazione del risparmio, entrato in vigore il 1° luglio 2005.
Grazie a questo accordo, i cittadini dell’Unione Europea che hanno aperto conti in Svizzera possono scegliere se dichiarare i soldi al fisco del loro paese di provenienza oppure optare per una trattenuta alla fonte sugli interessi maturati.
La somma percepita grazie a questa aliquota – che raggiungerà il 35% nel 2011 – è retrocessa nella misura del 75% agli Stati di residenza dei clienti. In altre parole, chi cerca di evadere il fisco trasferendo i suoi soldi in Svizzera viene comunque tassato.
La legge svizzera distingue tra evasione e frode fiscale. La prima consiste nell’omettere di dichiarare al fisco una parte della sostanza imponibile o del reddito.
Si tratta di un’infrazione amministrativa perseguita dalle autorità fiscali, e non giudiziarie. Le banche non hanno il diritto di informare il fisco, salvo in caso di un’inchiesta giudiziaria.
La frode fiscale corrisponde invece ad una sottrazione criminale dei contributi per mezzo ad esempio di titoli falsi (certificato di salario, registro degli immobili, ecc.).
È punibile penalmente e gli istituti bancari sono tenuti a collaborare con le autorità giudiziarie, svizzere o straniere.
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