Cambiamento climatico e agricoltura: un passo indietro
In dubbio gli effetti benefici del cambiamento climatico sulla produzione agricola: è il risultato di una ricerca destinata a modificare le previsioni sul futuro agricolo.
Per anni è stata convinzione di scienziati e politici che l’aumento dell’anidride carbonica nell’atmosfera avrebbe favorito l’agricoltura. Uno studio internazionale che coinvolge il Politecnico di Zurigo dimostra ora il contrario.
L’aumento della anidride carbonica nell’atmosfera, un gas-serra tra i maggiori imputati del riscaldamento climatico, favorirebbe la produzione agricola. Tra i molti dubbi che circondano il tema del riscaldamento globale, questo sembrava invece un dato di fatto. Il gas, infatti, agisce da fertilizzante naturale perchè stimola la fotosintesi e rende le piante più resistenti ai periodi di siccità.
Una nuova ricerca, però, giunge a risultati diversi e meno ottimisti. Ricercatori americani e svizzeri dimostrano che, in uno scenario tra i più rosei, gli effetti benefici dell’aumento di CO2 nell’atmosfera sull’agricoltura non saranno neanche la metà di quanto fino ad oggi pensato.
Secondo i ricercatori l’atteso incremento del 30% della produzione agricola, in risposta ad un livello di CO2 atmosferico di 550 parti per milione (ppm) (oggi 380 ppm), potrebbe non esserci mai.
L’aumento di produttività sarà invece molto al di sotto del fabbisogno di una gran fetta di umanità, la cui unica fonte di sostentamento è rappresentata da ciò che coltiva.
Secondo i ricercatori, diverse regioni del pianeta in cui fino ad oggi era atteso un aumento della produzione agricola potrebbero invece non avere alcun miglioramento. Mentre altre in cui si prevedeva, se non altro, una certa stabilità produttiva potrebbero subire gravi danni alle coltivazioni.
Un nuovo metodo per nuove informazioni
Nel formulare le loro politiche agricole, diversi governi hanno confidato in un’atmosfera più favorevole alla crescita di specie ad alto rendimento, come il mais, il riso o il grano.
Ma le previsioni per il futuro, basate oltre che sugli effetti del cambiamento climatico, anche sull’avanzamento tecnologico e le migliorie nelle tecniche agronomiche e nei mercati, avevano un tallone d’achille e proprio qui ha colpito la nuova ricerca.
Infatti fino ad oggi per capire gli effetti dell’anidride carbonica sulle specie usate in agricoltura gli scienziati ponevano le piante in un ambiente artificiale rinchiudendole in serre o costruendo delle camere trasparenti direttamente nei campi coltivati. Qui le piante erano sottoposte ad un elevato contenuto di CO2. Ma i dati ottenuti non rispecchiavano la realtà.
Invece il metodo di Nösberger dell’Istituto di Scienze Vegetali del Politecnico di Zurigo e dei colleghi americani si è svolto a cielo aperto. La CO2 è stata soffiata per anni da un lungo tubo ad anello posto nei campi agricoli. Un sofisticato sistema computerizzato adattava la distribuzione di CO2 alla direzione del vento e ad altri fattori ambientali.
I nuovi dati sono “più attendibili di quelli disponibili fino ad ora”, si legge nel rapporto pubblicato dalla prestigiosa rivista scientifica Science. “Le informazioni che avevamo prima si basavano su ricerche di 20 anni fa”.
Gli autori affermano che l’aumento della CO2 nei nuovi esperimenti compiuti su terreni agricoli mostra un incremento di produzione vegetale “al massimo della metà” rispetto a quanto fino ad ora stimato.
E ciò, secondo il team elvetico-americano, “pone seri dubbi sul fatto che i benefici dell’aumento dell’anidride carbonica saranno di gran lunga maggiori delle perdite dovute al cambiamento climatico.”
L’obiettivo della ricerca sviluppata da Josef Nösberger era di sviluppare nuove conoscenze sui processi che controllano lo sviluppo e la qualità nutritiva delle coltivazioni.
All’interno dell’anello, insomma, è stato creato un clima come quello atteso per la fine del 2050, in cui l’anidride carbonica potrebbe raggiungere il 30% in più rispetto ad oggi.
Il futuro dell’agricultura, tutto da rivedere
“Questa ricerca dimostra che la realtà è molto diversa dalle simulazioni scientifiche che facciamo”, dice Franz Conen, del dipartimento di Geologia Ambientale della Università di Basilea commentando la ricerca.
Quale è ora il futuro della agricultura in Svizzera? Secondo Conen, prevedere come reagiranno i vegetali rispetto al cambiamento climatico è difficile e richiederebbe ingenti sforzi economici: “per me la cosa migliore che possiamo fare è mantenere o aumentare la diversità delle specie coltivate e sperare che alcune risultino produttive nella situazione che affronteremo nei prossimi 50 anni.”
swissinfo, Jacopo Pasotti
Il più grande progetto del gruppo in cui opera Josef Nösberger del Dipartimento di Scienze Vegetali del Politecnico di Zurigo studia la risposta delle coltivazioni all’aumento della CO2.
Il progetto è sviluppato in cooperazione con 16 gruppi di ricerca, tra cui altre università svizzere, europee e americane.
L’istituto è uno dei più grandi dell’ETH, ha una gestione indipendente nel centro di Zurigo e possiede dei laboratori esterni con diverse serre di alta qualità.
Le risorse pubbliche destinate all’agricoltura stanno diminuendo. Durante gli anni ’90, l’assistenza allo sviluppo delle attività agrarie è diminuita di circa il 50 per cento.
Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura il genere umano ha impiegato nel corso della sua storia circa 7.000 specie vegetali per il proprio sostentamento.
Oggi, invece, il 90 per cento circa di tutto quel che mangiamo è fornito da non più di 120 specie coltivate.
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