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Camera del popolo favorevole alle centrali a gas

Seduta piuttosto animata martedì al Consiglio nazionale Keystone

Nell'ambito del dibattito relativo all'applicazione della legge sul CO2, il Consiglio nazionale ha deciso di lasciare aperta l'opzione della costruzione di centrali a gas.

Nonostante l’opposizione del Partito liberale radicale e del Partito popolare democratico, la Camera del popolo ha respinto una disposizione voluta dal Consiglio degli Stati, che avrebbe minacciato la redditività di eventuali impianti a gas.

Il Consiglio nazionale ha spalancato martedì mattina le porte alla costruzione in Svizzera di centrali a gas, che potrebbero servire a compensare una futura carenza di elettricità.

La Camera bassa ha infatti respinto una decisione adottata dal Consiglio degli Stati, che avrebbe imposto alle centrali a gas di compensare il 100% delle emissioni di CO2 da loro prodotte.

Secondo la volontà della Camera alta, il 70% dovrebbe venir compensato in Svizzera e il 30% all’estero, tramite l’acquisto di certificati di emissione di CO2 (documenti che danno diritto di emettere anidride carbonica in cambio di riduzioni conseguite in un altro paese).

Libertà di scelta

Secondo la maggioranza dei deputati, le centrali più grandi devono poter scegliere tra il pagamento della tassa sul CO2 o la compensazione integrale delle loro emissioni di gas a effetto serra.

Senza voler contestare la necessità di una compensazione integrale delle emissioni di CO2, i membri del Consiglio nazionale hanno quindi deciso di lasciare al governo la competenza di fissare la parte massima dei certificati di emissione di CO2 all’estero.

Con 95 voti favorevoli e 81 contrari, la Camera bassa ha quindi approvato una proposta avanzata da Oskar Freysinger, consigliere nazionale dell’Unione democratica di centro, e sostenuta dal governo, che mirava a respingere il limite del 30% imposto dal Consiglio degli Stati.

Se teniamo fede alla chiave di ripartizione, ossia 70% in Svizzera e 30% all’estero, “firmiamo la condanna a morte delle centrali a gas, dato che non saranno economicamente redditizie”, ha sostenuto il deputato vallesano.

La compensazione in Svizzera rincarerebbe il prezzo dell’elettricità di circa 3 centesimi al KWh, mentre la tassa comporterebbe un aumento di circa 1,3 centesimi. I gestori sarebbero indotti a preferire la tassa o a costruire all’estero.

1 milione di tonnellate di CO2

La proposta lanciata da Oscar Freysinger è stata sostenuta in parte dai socialisti, che stanno valutando ogni alternativa alla costruzione di centrali atomiche per colmare una prevista lacuna energetica.

Sull’altro fronte hanno invece manifestato una chiara opposizione i rappresentanti del Partito popolare democratico e del Partito liberale radicale, che sostengono l’opzione del nucleare.

Secondo il deputato radicale Werner Messmer, le centrali a gas provocherebbero emissioni pari a 1 milione di tonnellate di CO2. Un controsenso in uno dei pochi paesi in cui la produzione di energia elettrica non genera gas ad effetto serra, ha fatto notare il consigliere nazionale argoviese.

Contrariamente al Consiglio degli Stati, la Camera del popolo ha inoltre deciso che soltanto le centrali più grandi saranno costrette a compensare tutte le loro emissioni per sfuggire alla tassa.

Tuttavia, le centrali a gas non saranno le sole a essere prese di mira. Scegliendo di citare le centrali a combustibile fossile, il Nazionale ha sottoposto a questa esigenza anche le centrali a nafta e a petrolio. Il dossier ritorna al Consiglio degli Stati.

swissinfo e agenzie

Entrata in vigore il 1° maggio 2000, la legge fissa degli obbiettivi vincolanti che devono essere raggiunti per ridurre le emissioni di CO2, il principale gas responsabile dell’effetto serra.

Con l’adozione di questa legge, la Svizzera mira ad adempiere gli impegni assunti con la firma della Convenzione internazionale sui cambiamenti climatici, sottoscritta da altri 180 Stati.

In base alla legge, la Svizzera è chiamata a ridurre, entro il 2010, le emissioni di CO2 del 10% rispetto ai valori del 1990. L’aspirata riduzione deve essere raggiunta in primo luogo mediante provvedimenti in materia di politica energetica, dei trasporti e dell’ambiente, nonché iniziative volontarie delle imprese e dei privati.

Se questi provvedimenti non si rivelassero sufficienti, la Confederazione ha la facoltà di introdurre una tassa sul CO2.

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