Casse pensione: si naviga a vista
Il risanamento del sistema pensionistico non si deve fare sulle spalle dei dipendenti, dice l'Unione sindacale svizzera.
A poche settimane dalla revisione della legge, che sarà presentata dal Consiglio federale, il dibattito si accende.
Non è il personale a dovere pagare il risanamento delle casse di previdenza professionale. E’ questo, in sintesi, il messaggio lanciato ieri a Berna dall’Unione sindacale svizzera (USS).
Da tre anni a questa parte, le perdite registrate sui mercati finanziari dalle istituzioni di previdenza stanno pregiudicando le loro riserve. Così oggi la loro copertura è insufficiente.
Fondi insufficienti
La legge svizzera, infatti, esige che tutte le istituzioni di previdenza siano in grado di garantire gli averi dei loro assicurati in caso di chiusura dell’azienda.
L’estate scorsa il 26% delle casse pensione svizzere non era in grado di soddisfare questa esigenza. E malgrado l’abbassamento del tasso di rendita minimo dal 4% al 3,25%, decretato d’urgenza in autunno ed entrato in vigore il 1° gennaio 2003, la situazione continua a deteriorarsi.
Stando alle stime più recenti, il 30% – 40% delle casse pensione si troverebbe in una situazione di copertura insufficiente se dovesse versare gli averi a tutti gli assicurati.
«Sono stati i datori di lavoro a imporre il secondo pilastro sul piano politico a scapito dell’Assicurazione vecchiaia e superstiti (AVS). Sta a loro versare i due terzi delle quote per il risanamento reso necessario dalle perdite in borsa realizzate dalle casse», ritiene Colette Nova, segretaria dirigente dell’USS.
«Il fatto che una cassa pensione non sia sufficientemente coperta non implica una riduzione delle prestazioni», tiene a precisare Jürg Brechbühl, vicedirettore dell’Ufficio federale delle assicurazioni sociali (UFAS) a Berna.
E’ evidente che negli ultimi tre anni la performance dei portafogli delle casse si è rivelata catastrofica. Nel solo nel 2002 le somme perse dagli istituti di previdenza vengono stimate attorno ai 40 miliardi di franchi, sostiene il quotidiano romando Le Temps.
Riserve utilizzate per assorbire le perdite
Per compensare le perdite registrate sui mercati le casse hanno dovuto decidersi ad attingere fondi dalle riserve.
I recenti nuovi record negativi registrati dalle borse non lasciano presagire nulla di buono: venerdì scorso l’indice SMI dei principali titoli quotati in Svizzera è sceso sotto la barra dei 3900 punti, al livello più basso mai registrato dal 1996.
Di fronte a questo degrado, c’è da chiedere se le incrinature sulla facciata del sistema previdenziale svizzero non rischino di diventare spaccature e di fare crollare l’intero edificio.
Revisione della LPP … e altri scenari
Nel dibattito che anima la piazza elvetica attualmente, uomini politici, responsabili delle casse pensione e quadri aziendali riflettono sulle misure da adottare per evitare il peggio. E le proposte non mancano.
La prima idea consiste nell’autorizzare le casse di previdenza private a rimanere in una situazione di parziale scopertura, come già è il caso per le casse pubbliche.
Una proposta che sembra raccogliere i favori del Governo, dato che figura anche nella revisione della Legge sulla previdenza professionale che presenterà nelle prossime settimane.
A condizione, comunque, che le casse in questione ottengano il nullaosta dalle autorità cantonali di vigilanza e che abbiano messo in atto misure di risanamento.
Dal canto loro, i datori di lavoro ritengono che un nuovo abbassamento «significativo» del tasso minimo di rendita sugli averi di cassa pensione permetterebbe di riequilibrare la situazione,
L’economia svizzera potrebbe farne le spese
Un’altra proposta mira ad aumentare i prelievi, sia sui salari dei dipendenti, sia sulle quote dei datori di lavoro. Proposta, questa, che andrebbe a indebolire il potere d’acquisto dei consumatori come pure le capacità di investimento da parte delle aziende.
Ma dato che l’economia soffre già di una domanda molto debole, una misura in tal senso rischia di frenare ulteriormente la ripresa.
Alcuni caldeggiano una diminuzione delle prestazioni, mentre il Consiglio federale potrebbe ricorrere a un prelievo straordinario sulle rendite come toccasana per tutto il sistema.
Due proposte che suscitano timori, poiché in entrambi i casi sarebbero soprattutto i beneficiare di prestazioni a pagare gli eccessi commessi in manovre di borsa alla fine degli anni Novanta.
In difficoltà le vecchie casse pubbliche
Altro problema su cui il Governo è chiamato a chinarsi: le vecchie casse pubbliche, che in passato potevano permettersi di avere una copertura inferiore al 100% poiché beneficiavano della garanzia dello stato. Ora – divenute autonome – hanno uno statuto legale diverso.
E’ il caso delle FSS, trasformate in società anonima proprio alla vigilia del crollo delle borse. Questa cassa pensione non possiede le riserve necessarie per colmare l’ammanco.
Con un tasso di copertura dell’85%, oggi le FFS domandano alla proprietaria, la Confederazione, di compensare la differenza, che ha raggiunto 2,7% miliardi di franchi.
Ma il governo non intende cedere alle richiesta delle ferrovie, poiché teme di dovere far fronte poi alle stesse richieste da parte di Posta e Swisscom, che si trovano in una situazione analoga.
Le riforme faranno male
Di conseguenza ci vorrà una riforma della legge. E come sempre, quando una revisione è dettata da criteri economici, sarà dolorosa.
Attualmente, le casse pensione navigano a vista: «Attendiamo che lo stato decida quali misure sono ammissibili e quali non lo sono», spiega Raymond Schmutz, professore di scienze economiche a Losanna.
swissinfo: Jean-Didier Revoin
(adattamento: Rolando Stocker)
Le perdite registrate in borsa negli ultime tre anni obbligano le casse a un ripensamento: chi pagherà gli importi scoperti?
Anche i sindacati, il padronato e soprattutto le autorità politiche sono chiamati a intervenire poiché, così come la faccenda si sta mettendo, una riforma del sistema pensionistico appare inevitabile.
I sindacati avvertono che non dovranno essere i lavoratori a fare le spese di ciò che la borsa ha fatto perdere.
La riforma, secondo gli esperti, farà male, poiché dettata da costrizioni economiche.
Si stima che il 30-40% delle casse pensione non sono in grado di coprire integralmente le prestazioni
Nel 2002 le casse hanno perso in borsa 40 miliardi di franchi
Le FFS chiedono al Consiglio federale di coprire un ammanco di 2,7 miliardi nella loro cassa pensione
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