CH-USA: verso un accordo di libero scambio
Sollecitato dagli ambienti economici, il governo svizzero intende aprire negoziati con gli Stati uniti per la conclusione di un accordo di libero scambio.
A trarne vantaggio sarebbe soprattutto la Svizzera: il mercato americano assorbe oltre il 10% delle esportazioni di beni e servizi elvetici.
L’economia svizzera guadagna un franco su due all’estero.
Facile capire quindi come mai gli ambienti economici esercitano una certa pressione sul governo svizzero, affinché faccia il possibile per ottenere una maggiore apertura dei mercati degli altri paesi.
Da un lato nel quadro dei negoziati dell’OMC, dove il Consiglio federale difende una posizione favorevole ad una riduzione delle barriere doganali, e dall’altro tramite la conclusione di accordi specifici di libero scambio.
Negoziati in vista
Nel mirino dell’economia e del governo svizzero si trovano attualmente gli Stati uniti.
Nuovamente sollecitato da un’interpellanza parlamentare dei radicali Felix Gutzwiler e Peter Briner, il Consiglio federale ha dichiarato martedì di voler «intensificare» le relazioni economiche con gli Stati uniti.
In altre parole, le autorità svizzere intendono proporre all’amministrazione americana di aprire negoziati bilaterali per giungere, in tempi rapidi, ad un accordo di libero scambio.
Un passo sostenuto con vigore dal mondo economico, come conferma Thomas Pletscher, membro della direzione di economiesuisse: «Bisogna ancora conoscere la portata e i campi di questo accordo, ma in linea di principio si può dire che è nell’interesse della Svizzera regolare, con dei contratti, le relazioni con i suoi principali partner economici».
«Per una piccola economia, che vive in buona parte di esportazioni, una riduzione delle barriere doganali ha quasi sempre effetti positivi», sostiene il rappresentante dell’organizzazione degli imprenditori.
Top ten dei partner economici
Gli Stati uniti, con la loro potente economia, figurano chiaramente tra i principali partner commerciali della Svizzera.
Dopo la Germania, il gigante nordamericano è il paese che assorbe il maggior volume di beni e servizi svizzeri: oltre il 10% delle esportazioni elvetiche.
Da parte sua, la Svizzera rappresenta pur sempre il 18esimo mercato per le esportazioni americane: un mercato perfino più grande di quello di India e Russia per i prodotti USA.
«Tenendo anche conto degli investimenti, la Svizzera figura addirittura nel ‘top ten’ dei partner economici più importanti per gli Stati uniti», fa notare Martin Naville, direttore esecutivo della Camera di commercio Svizzera-Stati uniti.
Anche da parte di Washington si segnala quindi un certo interesse, come risulta dalle recenti dichiarazioni dell’ambasciatrice americana a Berna, Pamela Pitzer Willeford, secondo la quale una «semplificazione degli scambi commerciali apporterebbe vantaggi ad entrambi i paesi».
Tra i paesi privilegiati
Negli ultimi anni, sotto l’amministrazione Bush, gli Stati uniti hanno seguito la via degli accordi bilaterali di libero scambio. Per la Svizzera si tratterebbe in pratica di approfittare dei vantaggi già concessi ad altri paesi privilegiati da Washington, come Israele, l’Australia, il Cile, Singapore e, prossimamente, anche l’Egitto.
«Attualmente, gli Stati uniti impongono dazi più alti della Svizzera sulle importazioni. Una soppressione di questi dazi sarebbe quindi favorevole soprattutto alle nostre esportazioni», sottolinea Thomas Pletscher.
«In secondo luogo, il sistema tariffario applicato dagli Stati uniti sui prodotti importati è estremamente complicato. Sopprimendo i dazi verrebbero eliminate anche molte inutili procedure burocratiche», aggiunge il rappresentante di economiesuisse.
L’interesse di accordi simili risiede anche nel fatto che dai negoziati in corso presso l’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) ci si può aspettare, nel migliore dei casi, solo una riduzione parziale delle barriere doganali.
Un carico doganale molto alto, che corrisponde a centinaia di milioni di franchi per le esportazioni svizzere, resterà in molti settori: ad esempio per i prodotti chimici, farmaceutici, tessili, come pure per gli orologi e i macchinari.»
Svantaggi limitati
Per la Svizzera gli svantaggi di un accordo di libero scambio con gli Stati uniti riguardano quasi soltanto il settore agricolo, che rischia di vedersi confrontato alla concorrenza di prodotti americani meno costosi.
«Vi sono inoltre dei timori per quanto concerne lo scambio di informazioni da parte delle autorità, soprattutto in ambito di sicurezza. Si è parlato perfino di minacce per il segreto bancario», osserva Thomas Pletscher.
«Ma, in realtà, queste questioni non hanno niente a che vedere con un accordo di libero scambio. Senza dimenticare che, soprattutto dopo l’11 settembre, la Svizzera ha già rafforzato notevolmente la cooperazione con gli Stati uniti in materia di sicurezza».
Il tempo stringe
Da parte svizzera si desidera accelerare i tempi, come conferma Martin Naville: «L’attuale amministrazione americana può concludere accordi commerciali fino alla fine di giugno del 2007. Dopo questa data sarà necessario rilanciare i negoziati con il nuovo governo e ci vorranno ancora molti anni».
Il momento appare alquanto propizio, anche perché quale nuovo incaricato della Casa Bianca per le relazioni commerciali è stato nominato recentemente Rob Portman, copresidente del «Friends of Switzerland Caucus», un gruppo parlamentare che cerca di promuovere le relazioni tra i due paesi.
«Attualmente la Svizzera dispone ancora di un buon margine di manovra per negoziare con l’amministrazione americana», ritiene anche Thomas Pletscher.
«Ma deve farlo prima che comincino dei negoziati tra gli Stati uniti e i membri dell’Unione europea, i quali sembrano a loro volta interessati a concludere un accordo di libero scambio. A partire da questo momento Berna potrà solo aspettare l’esito dei negoziati tra Washington e Bruxelles e adeguarsi al loro accordo».
swissinfo, Armando Mombelli
Dopo la Germania, gli Stati uniti sono il secondo paese importatore di beni e servizi svizzeri.
Nel 2003, le esportazioni svizzere verso il gigante nordamericano hanno raggiunto 14,9 miliardi di franchi.
La Svizzera rappresenta invece il 18esimo mercato per le esportazioni americane.
Nel 2003 le importazioni di beni e servizi americani hanno toccato 6,6 miliardi di franchi.
Finora la Svizzera ha concluso accordi per la soppressione delle principali barriere doganali unicamente all’interno dell’Associazione europea di libero scambio, di cui fanno parte ormai solo la Norvegia, l’Islanda e il Liechtenstein, oltre alla Confederazione.
Gli scambi con gli altri paesi, perfino quelli dell’Unione europea, sottostanno tuttora a pesanti dazi doganali, alleggeriti in alcuni settori da accordi multilaterali o bilaterali.
I rapporti economici e commerciali tra Svizzera e Stati uniti sono regolati attualmente da numerosi accordi parziali, da una cooperazione multilaterale e da un commissione congiunta che si riunisce una volta all’anno.
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