Come lottare contro la povertà?
All'ONU, la Svizzera ha ribadito il suo sostegno al piano degli otto paesi più industrializzati (G8) che chiede l'annullamento del debito dei paesi poveri.
Per quanto riguarda l’aiuto allo sviluppo, la Svizzera annuncia un aumento dell’impegno finanziario. Ma per le ONG è solo un’operazione contabile.
Lunedì, a New York, Serge Chapatte, vicedirettore della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) ha ribadito l’atteggiamento favorevole della Svizzera nei confronti dell’annullamento del debito internazionale.
Intervenuto alle Nazioni unite nel corso di un dibattito ad alto livello sul finanziamento dell’aiuto allo sviluppo, Chappatte ha dichiarato che «la Svizzera parteciperà molto attivamente all’identificazione di soluzioni durature a questi problemi».
Proposte internazionali
Negli ultimi mesi, a livello internazionale, sono state fatte diverse proposte al fine di mobilizzare nuove risorse per combattere contro la povertà. La Gran Bretagna ha proposto un «piano Marshall» per l’Africa che prevede di raddoppiare gli aiuti per il continente nero.
Da parte sua il presidente francese Jacques Chirac ha accennato ad una tassa sui biglietti aerei o sui movimenti di capitali nei paesi che hanno un segreto bancario.
Per la Svizzera, l’aumento del volume dell’aiuto pubblico è molto importante. Ma il vicedirettore della DSC ha sottolineato che si deve fare in modo di migliorare la sua efficacia.
Aiuto allo sviluppo: obiettivi raggiunti
La Confederazione chiede degli sforzi «sostanziali e congiunti di tutti i partner coinvolti: governi, beneficiari, agenzie bilaterali e multilaterali». Berna si esprime in favore di collaborazioni col settore privato per aumentare l’impatto dell’aiuto allo sviluppo.
Chappatte ha inoltre affermato che la Svizzera ha raggiunto gli obiettivi che si era fissata nel 2002 per quanto riguarda «gli sforzi profusi nel corso degli ultimi anni».
A settembre, nel corso di un summit in cui si parlerà di lotta alla povertà nel quadro degli obiettivi del millennio, la Svizzera, a lungo criticata per la bassa percentuale del prodotto interno lordo (PIL) destinata all’aiuto allo sviluppo, annuncerà che è arrivata ad una percentuale dello 0,41% del PIL.
La rabbia delle organizzazioni non governative
L’aumento della quota destinata all’aiuto allo sviluppo è stata però raggiunta grazie ad un’operazione contabile. Il Consiglio federale ha infatti deciso in maggio d’includere nell’aiuto allo sviluppo i costi legati all’accoglienza dei richiedenti l’asilo. Un’operazione che ha fatto passare la percentuale del PIL dallo 0,37% allo 0,41%.
La manovra è stata criticata dalle organizzazioni non governative (ONG) svizzere che l’hanno tacciata di «artificio statistico». Le ONG hanno deplorato il fatto che il Consiglio federale non abbia ripreso l’obiettivo proposto dall’Unione europea e dall’ONU, vale a dire raggiungere lo 0,7% del PIL entro il 2015.
A New York, Serge Chappatte ha assicurato che il Consiglio federale riconosce «la necessità di contribuire ulteriormente allo sforzo collettivo in materia di aiuto allo sviluppo».
«Il governo svizzero», ha aggiunto, «s’impegna a riesaminare la situazione non appena possibile in modo da fissare un nuovo obiettivo per gli anni che seguiranno il 2008».
swissinfo e agenzie
Nel 2002, la Svizzera si era posta l’obiettivo di far passare l’aiuto allo sviluppo dallo 0,37% allo 0,41% del prodotto interno lordo.
Per le ONG, l’obiettivo è stato raggiunto non con un aumento degli investimenti, ma con una presa in conto delle spese sostenute per i richiedenti l’asilo.
Nel 2003, la Svizzera aveva un PIL di 433,36 miliardi di franchi.
L’iniziativa per l’annullamento del debito dei paesi poveri proposta dagli otto paesi più industrializzato dovrebbe essere ufficialmente adottata il 6 luglio, nel corso del vertice di Gleneagles.
Prevede la cancellazione integrale del debito, 40 miliardi di dollari, di 18 paesi (di cui 14 africani) presso la Banca mondiale e la Banca africana per lo sviluppo.
Più tardi, altri 20 paesi – sempre tra i più poveri al mondo – potrebbero beneficiare di una tale iniziativa. In gioco ci sarebbero altri 15 miliardi di dollari.
Secondo le prime stime, il contributo svizzero a quest’iniziativa ammonterebbe a 25-20 milioni di franchi distribuiti su 10 anni.
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