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Come proteggere meglio i lavoratori agricoli

La maggior parte dei lavoratori agricoli in Svizzera è di nazionalità straniera Keystone

Una quindicina di organizzazioni rivendicano un contratto collettivo di lavoro (CCL) per i lavoratori agricoli.

Con la libera circolazione delle persone, questo settore lavorativo è più che mai minacciato di dumping salariale.

Oltre alle preoccupazioni ecologiche l’agricoltura deve tener conto anche di quelle sociali: con questo intento una quindicina di organizzazioni si sono riunite lunedì a Berna per dar vita a un manifesto e denunciare le condizioni dei lavoratori agricoli sia in Svizzera che all’estero.

«Vogliamo migliorare le loro condizioni di lavoro», ha affermato Willy Streckeisen, del comitato europeo di difesa di rifugiati e immigrati (Cedri). L’obiettivo è di assicurare ai consumatori derrate alimentari prodotte in condizioni sociali e ambientali accettabili.

Il «Manifesto per un’agricoltura socialmente sostenibile» è firmato da esponenti sindacali, da associazioni di consumatori e di difesa degli immigrati in Svizzera, nonché ovviamente da rappresentanti del mondo agricolo. L’Unione svizzera dei contadini non ha invece aderito all’iniziativa.

Un manifesto sociale e ambientale

Il Manifesto è rivolto non solo al legislatore ma anche ai distributori di prodotti agricoli.

I promotori dell’iniziativa chiedono che ai prodotti svizzeri e a quelli importati siano applicate le stesse normative sociali e ambientali. Ad esempio, facendo apparire considerazioni sociali nelle etichette esistenti.

Nel Manifesto, le organizzazioni difendono anche il principio della sovranità alimentare, ossia il diritto di ogni Stato di definire la propria politica agricola. Esse esigono inoltre che la situazione dei lavoratori senza permesso sia regolarizzata.

Un problema internazionale

Il Manifesto solleva problemi che concernono la politica agricola non solo a livello nazionale, ma anche e soprattutto internazionale.

Per Jacques Robert, del sindacato UNIA, alla luce soprattutto della libera circolazione delle persone, bisogna regolamentare questo settore particolarmente minacciato dal dumping salariale. In tal senso, il sindacato promette di avviare controlli e denunciare gli abusi.

Uno dei cavalli di battaglia delle organizzazioni promotrici del Manifesto è la difficile situazione lavorativa di numerosi operai agricoli all’estero. In particolare, le deplorevoli condizioni di lavoro cui sono sottoposti i lavoratori agricoli marocchini in Spagna hanno spinto le organizzazioni a promuovere un’iniziativa comune.

A livello cantonale, il problema era già stato sollevato da una mozione di protesta di un deputato bernese – sostenuto dalla maggioranza del parlamento cantonale – che denunciava le condizioni di lavoro cui sono sottoposti i coltivatori di fragole nella penisola iberica. Il governo bernese si è però dichiarato incompetente per agire a livello internazionale.

L’Unione svizzera dei contadini non ci sta

L’Unione svizzera dei contadini (USC) non ha aderito alle discussioni e non ha firmato il manifesto. Uno dei suoi dirigenti, Fritz Schober, sostiene che “benché le condizioni di lavoro degli operai agricoli non siano regolamentate a livello federale, esiste un buon numero di normative a livello cantonale in questo settore”. E sottolinea che i contratti normali di lavoro sono più che sufficienti.

Questa opinione non è invece condivisa dai promotori del Manifesto, secondo cui le norme cantonali non sono sufficienti e devono essere sostituite da una convenzione collettiva di lavoro (CTL) o da un contratto normale di lavoro (CNL) a livello federale. Oppure andrebbero fissate nei contratti cantonali condizioni salariali minime.

Da parte sua John Dupraz, vicepresidente dell’USC e consigliere nazionale (PRD/GE), aveva tentato di far votare dal parlamento un contratto nazionale per i lavoratori agricoli, ma non è stato seguito.

swissinfo e agenzie

In Svizzera sono attivi da 40’000 a 50’000 lavoratori agricoli, per la maggior parte immigrati.
Nell’80 % delle imprese agricole svizzere sono impiegati esclusivamente famigliari.
Il numero di persone che lavorano in nero nel settore agricolo è valutato tra 4000 e 5000 persone.
Il salario minimo nella maggior parte dei Cantoni è di 2850 franchi, come raccomanda l’USC.
La settimana lavorativa varia dalle 48 ore del Vallese alle 66 di Glarona.

Tra i firmatari del Manifesto figurano il sindacato Unia e rappresentanti del mondo agricolo quali Bio Suisse, Bio-Forum, Uniterre.

Al Manifesto hanno aderito anche alcune organizzazioni di consumatori (Federazione romanda dei consumatori/Fondazione per la protezione dei consumatori), nonché delle organizzazioni di difesa degli immigrati (Forum civico europeo e comitato di difesa dei rifugiati e degli immigrati).

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