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Controversia fiscale con l’Ue: Berna temporeggia

Il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso. Reuters

In occasione dell'incontro tra la ministra degli esteri svizzera Micheline Calmy-Rey e il presidente della Commissione europea José Barroso si discuterà nuovamente della questione fiscale. Le posizioni dovrebbero tuttavia restare immutate.

Da parte elvetica è stata espressa disponibilità al dialogo; il tema sarà nuovamente affrontato con Bruxelles dopo le elezioni.

Il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso incontrerà martedì a Bruxelles la consigliera federale Micheline Calmy-Rey, ma ben difficilmente riceverà risposte precise in merito a un tema di stretta attualità, ossia le facilitazioni fiscali accordate alle aziende da alcuni cantoni elvetici. La presidente della Confederazione non dirà infatti se e quando tale sistema sarà modificato.

Sorprendentemente – in un’intervista rilasciata nel mese di aprile – il ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz aveva menzionato la possibilità di una soppressione dei regimi particolari attuati da alcuni cantoni svizzeri, nel quadro di una diminuzione generalizzata della pressione fiscale sulle aziende. Tale eventualità era stata salutata dall’Unione europea (Ue).

Nessun negoziato

A metà maggio il Governo svizzero ha però escluso l’ipotesi di negoziati con Bruxelles in merito a questo tema. Il Consiglio federale ha tuttavia incaricato il dipartimento federale delle finanze di preparare una proposta di dialogo con l’Ue, restando comunque fuori da un contesto negoziale.

Dovranno inoltre essere studiate le misure necessarie a mantenere e incrementare la concorrenzialità della piazza economica elvetica. La prefigurata riforma fiscale potrebbe però anche non contemplare gli aggiustamenti richiesti da Bruxelles.

Alexander Karrer, responsabile del settore «questioni finanziarie internazionali e politica monetaria» presso il dipartimento federale delle finanze, non ha fornito ragguagli più precisi in merito allo stato dei lavori: «indipendentemente dall’Ue, operiamo sempre per cercare di migliorare l’attrattività della Svizzera a livello fiscale».

Priorità alla riforma fiscale II

Va tenuto presente che il popolo svizzero sarà chiamato a votare, il 24 febbraio 2008, in merito alla nuova legge sul miglioramento delle condizioni quadro fiscali per le attività e gli investimenti imprenditoriali (legge sulla riforma fiscale II): un dibattito in merito alla prospettiva di ulteriori facilitazioni fiscali potrebbe quindi mettere in pericolo l’accettazione del progetto di legge.

«La concretizzazione di questa riforma è per il momento prioritaria», ha recentemente affermato il Governo, nel quadro della risposta a un postulato della deputata socialista Susanne Leutenegger Oberholzer, precisando che «non sono stati assegnati mandati concreti per ulteriori riforme».

Dialogo costante

Quale prossimo passo, dopo le elezioni federali Berna garantirà un dialogo costante con Bruxelles: esso sfocerà in una serie di scambi di opinioni in merito alle tematiche da chiarire.

A titolo di esempio, indica Karrer, sarà trattata la questione dell’imposizione fiscale per le holding svizzere e straniere: «contrariamente a quanto ritiene la Commissione europea, non viene applicato un trattamento diverso».

Simon Thönen, Bruxelles
(traduzione e adattamento, Andrea Clementi)

Per la Commissione europea, la fiscalità delle imprese adottata in alcuni cantoni elvetici costituisce una forma di aiuto statale incompatibile con il buon funzionamento dell’accordo di libero scambio del 1972.

I privilegi fiscali in questione sono accordati a società che hanno sede in Svizzera, ma che realizzano i propri profitti all’estero.

La Svizzera ritiene invece che l’accordo del 1972 si applichi soltanto al commercio di alcuni beni (prodotti industriali e prodotti agricoli trasformati).

Settembre 2005: la Commissione europea scrive una lettera di protesta a Berna riguardo le pratiche fiscali in vigore nei cantoni di Svitto e Zugo.

Luglio 2006: il presidente della Commissione, José Manuel Barroso afferma che i vantaggi fiscali violano le regole del mercato interno dell’Ue.

Novembre 2006: il direttore generale delle relazioni esterne dell’Ue minaccia d’inviare a tutti gli Stati membri un documento nel quale si esige dalla Svizzera il rispetto delle regole in vigore nell’Unione europea.

Marzo 2007: la presidente della Confederazione Micheline Calmy-Rey definisce le esigenze dell’Ue inaccettabili.

Aprile 2007: il ministro delle finanze Hans-Rudolf-Merz propone una riforma fiscale incentrata sulla diminuzione delle imposte sugli utili.

24 aprile 2007: gli esperti europei propongono di conferire un mandato ufficiale alla Commissione per negoziare con la Confederazione.

Maggio 2007: il Governo elvetico ribadisce la propria posizione, vale a dire disponibilità al dialogo, ma nessun negoziato.

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