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“COSA” fare per finanziare le pensioni?

Un legame tra la Banca nazionale e il finanziamento della politica sociale? Keystone

L'iniziativa "COSA" chiede di versare gli utili della Banca nazionale all'Assicurazione vecchiaia e supersiti (AVS), ad eccezione di un miliardo destinato ai cantoni.

I suoi promotori vogliono così garantire le prestazioni future del primo pilastro. “Sono solo vane e pericolose promesse”, replicano da parte loro governo e parlamento.

In Svizzera, l’AVS rappresenta la base della previdenza sociale per gli anziani. L’invecchiamento demografico sta tuttavia creando qualche grattacapo al suo sistema di finanziamento.

Si calcola che nel 2020 il 20% della popolazione avrà più di 65 anni. Nel 2040 la percentuale potrebbe salire fino al 25%.

Questa evoluzione implica importanti costi supplementari per finanziare le pensioni e difendere così il patto intergenerazionale in favore degli anziani. Numerosi esperti ritengono che queste nuove necessità ammonteranno a 11-14 miliardi di franchi già a partire dal 2015.

Numerose strade

La questione è ormai da tempo ben presente nell’agenda politica svizzera. Le strade ipotizzate o parzialmente percorse sono numerose. Si è parlato (e si parla ancora) d’innalzamento dell’età di pensionamento, di riduzione delle rendite o di incrementi del tasso IVA.

Da qualche anno si guarda pure con insistenza ad eventuali possibili contributi della Banca nazionale svizzera (BNS). Nel settembre 2002, popolo e cantoni hanno bocciato due iniziative che chiedevano di destinare all’AVS la totalità o parte delle sue riserve d’oro in esubero.

Meno di un mese dopo, il 9 ottobre 2002, il Comitato per la sicurezza dell’AVS (COSA) lanciava una proposta alternativa depositando l’iniziativa popolare denominata “Utili della Banca nazionale per l’AVS” corredata da 116’000 firme.

Non l’oro, ma gli utili

Sostenuta dalla sinistra e da qualche rappresentante del centro, l’iniziativa non riguarda le riserve d’oro della BNS, nel frattempo distribuite tra Confederazione e cantoni, bensì gli utili d’esercizio generati annualmente dall’istituto.

Tra il 1998 e il 2005, nota il Partito socialista che sostiene l’iniziativa, questi benefici hanno raggiunto una media di 3.3 miliardi di franchi all’anno. Attualmente sono attribuiti alla Confederazione (un terzo) e ai cantoni (due terzi).

Il testo chiede che un miliardo all’anno continui ad essere versato ai cantoni ma che l’eventuale importo supplementare finisca direttamente nelle casse dell’AVS.

Secondo i suoi fautori, l’iniziativa COSA permetterà di assicurare le prestazioni dell’AVS fino ad oltre il 2015.

Un sì all’iniziativa, dice il comitato che la sostiene, rappresenterebbe inoltre un chiaro segnale contro ulteriori piani d’innalzamento dell’età di pensionamento (concetto già bocciato dal popolo nel 2004 con il no all’undicesima revisione dell’AVS) e permetterà di evitare una “guerra delle generazioni” tra la popolazione attiva, sempre più chiamata alla cassa per finanziare le assicurazioni sociali, e i beneficiari di rendite.

Ampio fronte contrario

Governo, parlamento, cantoni e la stessa Banca nazionale combattono compatti l’oggetto in votazione. Il Consiglio nazionale l’ha bocciata per 124 voti a 62, il Consiglio degli Stati per 36 a 7.

Secondo loro, l’iniziativa non sarà in grado di mantenere le sue promesse. Innanzitutto COSA non propone alcuna nuova fonte di finanziamento ma si limita a ridistribuire dei fondi che verranno sottratti alla Confederazione e ai cantoni.

È addirittura controproducente, sostiene il governo, visto che la sua accettazione non farebbe altro che ritardare una revisione ben più profonda del sistema AVS, in ogni caso necessaria.

Controprogetto indiretto

Grande preoccupazione suscita poi il legame tra il finanziamento della politica sociale e la Banca nazionale. A detta di chi combatte l’iniziativa, la conseguente accentuata pressione sulla BNS perché distribuisca utili maggiori rischia di rovinare l’indipendenza e la credibilità dell’istituto di emissione. A tutto danno dell’economia svizzera e della stabilità della valuta nazionale.

Tanto più che, dicono gli oppositori all’oggetto, il santo non vale la candela. Come quelli delle altre banche, gli utili della BNS sono legati all’andamento economico generale e ai mercati finanziari. A termine, l’istituto centrale prevede dunque di poter distribuire un beneficio di appena un miliardo di franchi, pari quindi a quella somma comunque riservata ai cantoni.

L’iniziativa deve infine fare i conti anche con un controprogetto indiretto oppostole dalle camere federali.

Nel caso in cui il popolo la rifiutasse , il parlamento ha infatti deciso che tutti i 7 miliardi di franchi incassati dalla Confederazione grazie alla vendita delle riserve d’oro della Banca Nazionale saranno attribuiti al fondo dell’AVS.

swissinfo, Marzio Pescia

Gli iniziativisti ritengono di poter iniettare ogni anno da 1 a 2 miliardi di franchi nell’AVS.
Il presidente della Banca nazionale Jean-Pierre Roth dice invece che, a termine, l’istituto di emissione genererà un utile di circa 1 miliardo all’anno, somma comunque destinata ai cantoni. Secondo lui, l’AVS resterebbe dunque a bocca asciutta.

La soppressione del vincolo del franco all’oro ha permesso alla Banca nazionale svizzera (BNS) di disporre di riserve monetarie di gran lunga superiori a quelle necessarie per la politica monetaria.

Ad inizio estate 2005, questo patrimonio, stimato a circa 21 miliardi di franchi, è stato distribuito per scopi pubblici in ragione di un terzo alla Confederazione (7 miliardi) e di due terzi ai cantoni (14 miliardi).

L’iniziativa del Comitato per la sicurezza dell’AVS (COSA) non riguarda tuttavia le riserve d’oro della BNS. Chiede invece di utilizzare gran parte dei suoi utili per finanziare le rendite del primo pilastro.

Governo e parlamento, contrari all’iniziativa, propongono un controprogetto indiretto: se l’iniziativa sarà bocciata, Berna verserà all’AVS i 7 miliardi incassati grazie alla vendita dell’oro della BNS.

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