Couchepin in Cina per rafforzare i legami economici
La visita in Cina, ultimo viaggio di Pascal Couchepin in qualità di presidente della Confederazione, è l’occasione per discutere di affari. Ma non si mancherà di parlare di diritti umani.
Il tasso di crescita dell’economia cinese, 7,5% nel 2003, attira molti imprenditori, stanchi dello stagnante mercato elvetico.
Couchepin è il terzo consigliere federale a recarsi in Cina quest’anno, dopo Samuel Schmid in aprile e Micheline Calmy-Rey in maggio. Il viaggio dovrebbe permettere a Berna di stabilire contatti con il governo cinese, in carica da marzo. La delegazione guidata da Couchepin è composta da una trentina di persone. Si tratta perlopiù dei «grandi» dell’economia svizzera.
Dopo il Giappone, la Cina è il più forte partner commerciale della Confederazione in Asia. L’anno scorso le esportazioni elvetiche nella Repubblica popolare cinese hanno superato i due miliardi di franchi e le importazioni i 2,2 miliardi. Nel corso degli ultimi vent’anni, le imprese svizzere hanno investito quasi quattro miliardi di franchi nel paese asiatico.
Alla ricerca di un mercato fiorente
Attualmente sono circa 600 le imprese svizzere, di diverso tipo e struttura, che operano in Cina. Dieci anni fa davano lavoro a 4000 persone. Oggi sono 40’000. La Nestlé, da sola, occupa nelle sue 21 fabbriche 10’000 impiegati ed ha un volume d’affari annuo di un miliardo di franchi. L’Asea Brown Boveri conta 17 filiali e 6’500 collaboratori.
Tra i pionieri elvetici in Cina c’è la Schindler. Già nel 1980 la società costruttrice di ascensori ha aperto delle filiali nel paese asiatico. Oggi, dopo alti e bassi, la Schindler può contare su 5 filiali e 2000 collaboratori.
Ci sono poi Sulzer, Saurer, Geberit, Georg Fischer, Ems-Chemie, Bühler, Novartis, Roche, Clariant, Ciba, UBS, Credit Suisse, Winterthur assicurazioni, Zurigo Financial Services, Swiss Life e Swiss Re.
Per aiutare altre imprese, soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni, a prendere piede in Cina, Couchepin inaugurerà a Shanghai lo Swiss Center, una piattaforma d’informazione rivolta proprio alle imprese desiderose di aprire delle filiali in estremo oriente.
Immenso mercato interno
Come valutare gli investimenti dell’economia svizzera in Cina? A parte salari bassi e un’immensa riserva di forza lavoro, cosa può offrire alla costosissima svizzera questo paese?
Se le prospettive di crescita sul mercato interno sembrano non conoscere dei limiti, la situazione nel campo del commercio internazionale può essere migliorata.
Il gigante asiatico si rivela un bonsai quando si tratta di scambi commerciali con l’estero. Le forze maggiori sono legate al mercato interno. La Cina può contenere la Svizzera 230 volte, ma il fatturato degli scambi commerciali con l’estero, 620 miliardi di dollari nel 2002, è solo tre volte superiore a quello elvetico (190 miliardi di dollari).
Gli imprenditori svizzeri che hanno preso la via della Cina lo hanno fatto soprattutto per i vantaggi a livello di produzione. L’aspetto del commercio bilaterale occupa solo un posto secondario.
Del resto solo lo 0,2% delle esportazioni cinesi finisce in Svizzera dove rappresenta lo 0,7% del volume globale delle importazioni. Pur rimanendo il secondo partner asiatico della Confederazione, la Cina è solo al dodicesimo posto per quanto riguarda i rapporti commerciali della Svizzera con paesi esteri.
Stabilità, ma con rischi
L’economia cinese si è rivelata molto stabile – non ha ad esempio risentito del crollo della borsa asiatica nel 1997 – e questo attira gli investitori. Nel 2002, per la prima volta, la cifra investita in Cina da imprenditori esteri è stata più alta di quella investita negli Stati uniti.
Restano però dei rischi – ed alcune imprese svizzere se ne sono accorte – legati al diverso sistema di valori tra i due paesi, al sistema totalitario imposto dal partito comunista al potere, alla corruzione, all’insufficienza delle leggi e alla mancanza di trasparenza nell’ambito della proprietà intellettuale.
swissinfo
600 circa le imprese svizzere attive in Cina (fonte ambasciata elvetica a Pechino)
40’000 impiegati
2 miliardi di franchi: esportazioni elvetiche in Cina
2,2 miliardi di franchi: importazioni in Svizzera di prodotti cinesi
4 miliardi: gli investimenti in Cina da parte d’imprese elvetiche durante gli ultimi 20 anni
La visita in Cina di Pascal Couchepin durerà sei giorni. Al centro dei dibattiti ci saranno i rapporti economici e la collaborazione nel settore della ricerca scientifica. È prevista la firma di una dichiarazione d’intenti che fissi le modalità della collaborazione in materia di medicina e biologia.
L’ambasciata elvetica di Pechino fa sapere che anche se i rapporti economici faranno la parte del leone, non si dimenticherà il delicato tema dei diritti umani.
Altri temi all’ordine del giorno sono i rapporti bilaterali, la crisi nucleare nordcoreana e le divergenze riguardanti il Vertice mondiale sulla società dell’informazione, in programma in dicembre a Ginevra.
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