Crescita rallentata in Svizzera per il mercato bio
Il mercato dei prodotti agricoli bio ha proseguito nel 2003 il trend positivo, con una crescita del 7% ed una cifra d’affari di 1,13 miliardi.
Una progressione rallentata, dopo che nel 2000 aveva toccato il 21% e nel 2002 il 13%. Tendenza contraria in Romandia.
L’anno scorso in Svizzera il mercato dei prodotti biologici ha proseguito l’espansione.
Nell’intera Confederazione 206 nuove aziende agricole si sono convertite a questo tipo di produzione, facendo salire il totale a 6.445, ossia il 3,3 % in più del 2002.
D’altra parte, le vendite sono aumentate del 7%, fissandosi a 1,13 miliardi di franchi.
Crescita diversificata
Attualmente le ditte inserite in questo segmento produttivo rappresentano l’11,1% di tutte le aziende agricole elvetiche.
Lo ha annunciato martedì a Berna il direttore di Bio Suisse Stefan Odermatt, nella conferenza stampa annuale dell’organizzazione mantello delle aziende agricole a produzione biologica certificata.
Rispetto agli anni precedenti la crescita è però rallentata. L’evoluzione è stata differente secondo le regioni.
Nella Svizzera tedesca gli anni di progressioni spettacolari sono finiti. Con un tasso del 5,5% è invece sostenuto l’aumento in Romandia, dove c’è ancora una domanda di mercato da soddisfare, come ha spiegato il vicepresidente di Bio Suisse François-Philippe Devenoge.
Il caso esemplare dei Grigioni
In generale le colture bio sono fortemente ancorate nelle regioni di montagna. Il primato è detenuto dai Grigioni con una quota di contadini convertiti al bio che supera il 50% degli attivi nel settore primario.
In media gli svizzeri nel 2003 hanno speso 155 franchi a testa per acquistare bio. Prediletti sono i prodotti freschi: latte e latticini, carne, pane, uova, frutta e verdure.
In questo ramo l’anno scorso il «bio» ha conseguito il 7,5% di un fatturato globale di 700 milioni di franchi.
Le maggiori progressioni sono state realizzate nelle vendite di latte, formaggi e pane. Il fatturato di quest’ultimo ha fatto un balzo del 37%: un pane venduto su dieci era «bio». La quota di mercato d’ortaggi, frutta e uova biologici ha invece stagnato.
Marchio di qualità
In Svizzera gli agricoltori hanno contribuito in maniera sostanziale allo sviluppo dell’agricoltura biologica.
Poco dopo l’enunciazione dei principî dell’agricoltura biodinamica da parte del dottor Rudolf Steiner nel 1924, nacquero aziende che applicarono i suoi metodi adattandoli alle condizioni climatiche e strutturali del Paese.
Negli Anni Quaranta fu fondato l’Istituto di ricerca sull’agricoltura biologica (FiBL), per consolidare scientificamente le osservazioni dei pionieri dell’agricoltura biologica.
L’era moderna dell’agricoltura biologica iniziò nel 1981 con la fondazione dell’Associazione svizzera delle organizzazioni per l’agricoltura biologica (Bio Suisse), che oggi riunisce più di 30 organizzazioni agricole bio.
A livello legislativo, le prime direttive comuni per l’agricoltura furono adottate nel 1981. Contemporaneamente fu creato il marchio Gemma, registrato per l’agricoltura biologica controllata. Un marchio divenuto nel frattempo ambito perché gode dell’affidabilità dei consumatori.
swissinfo e agenzie
Mediamente, ogni svizzero spende 155 franchi svizzeri l’anno per acquistare bio.
I prodotti prediletti sono quelli freschi, come latte, latticini, carne, pane, uova, frutta e verdure.
Nell’intera Confederazione, secondo i dati statistici relativi al 2003, il 10% del pane consumato è prodotto con farine biologiche.
6.445, le aziende agricole che producono bio
206, quelle che si sono convertite alla produzione bio nel 2003
11,1, la percentuale delle aziende agricole bio sull’insieme del settore primario elvetico
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