Davos: tante parole e pochi fatti
La crisi finanziaria ha dominato le discussioni del 38. Forum economico mondiale di Davos. Si è anche dibattuto di cambiamenti climatici, povertà, grandi conflitti mondiali.
La stampa svizzera sottolinea il divario fra le belle parole pronunciate dai partecipanti all’evento e le difficoltà di metterle in pratica nella vita quotidiana.
Nella stazione grigionese, i 2500 partecipanti al Forum economico mondiale erano giunti principalmente per discutere in merito allo slogan “Il potere di collaborazione innovativo”. Ma il tema principale dell’evento è stato in gran parte occultato dallo spettro della crisi finanziaria.
A tutti i partecipanti premeva soprattutto sapere se gli Stati Uniti sono entrati o meno in fase di recessione, scrive La Liberté. Nel suo bilancio, il quotidiano friburghese intervista Jean-Pierre Lehmann, professore di economia politica internazionale all’Institute for Management Development (IMD) di Losanna, il quale sottolinea l’evidente contrasto d’atmosfera fra il WEF di quest’anno e quello del 2006: se nell’edizione appena conclusa l’aria era intrisa di timore e pessimismo, “lo scorso anno si respirava ottimismo e la parola chiave era “opportunità”, afferma l’esperto.
Stessa conclusione anche per il bernese Der Bund, che cita un commento del ministro degli esteri brasiliani Celso Amorim: “Nel 2006 ci si affacciava alla finestra delle opportunità, quest’anno invece a quella delle necessità”.
Appelli ad agire
A Davos si è parlato molto dei timori legati alla recessione, dei cambiamenti climatici, del rischio di pandemie, di povertà. Si sono lanciati appelli al mondo economico, politico e alla società in generale per ridurre la povertà nel mondo. Ma quali insegnamenti trarranno da queste discussioni i partecipanti al Forum?
“Coloro che hanno il potere di decidere promettono d’agire”, scrive fiducioso il neocastellano l’Express. Uomini politici, imprenditori scienziati e altre personalità culturali hanno tutti chiesto un’azione urgente contro i problemi del pianeta, in particolare per lottare contro la povertà.
A questo proposito, Doris Leuthard, citata da Der Bund, lancia un appello per l’avvenire: “Non limitiamoci quest’anno a continue discussioni, altrimenti perdiamo credibilità”.
Tanto fumo e poco arrosto
Le parole infatti sono state molte, ma i fatti ben pochi, commenta invece la Basler Zeitung. Con una certa amarezza, il quotidiano renano sostiene che più che a questi grandi discorsi, gli uomini d’affari presenti al WEF rimangono interessati ai loro redditi, e al modo di farli fruttare sempre di più. “In seno al WEF girano paroloni come ‘protezione ambientale’, ma poi fuori si sentono girare le pale degli elicotteri che attendono i partecipanti”, scrive. “Che poi queste parole vengano concretizzate è ancora tutto da vedere. Ma niente panico. Quando Davos chiamerà, tutti torneranno. Per parlare di cosa si dovrebbe fare per salvare il mondo”.
Sulla stessa linea d’onda anche La Tribune de Genève, secondo cui il WEF si chiude con un sentimento mitigato: “Bono o Bill Gates vi hanno incarnato la lotta contro l’estrema povertà. Ma in realtà la maggior parte degli uomini d’affari presenti non pensava che a una cosa: alla crisi finanziaria e alle minacce contro l’estrema ricchezza”.
Per il commentatore della Neue Zürcher Zeitung (NZZ) al contrario, a Davos i grandi problemi del mondo non sono stati totalmente occultati dalla crisi finanziaria. E poi, l’importante è che si sia discusso, scrive. “Ciò che conta non è lo spettacolo, bensì gli scambi. Finché sarà così, lo spirito di Davos vivrà”. Una conclusione a cui giunge anche il romando Le Temps nel suo bilancio pubblicato sabato: “La crisi non è tutto e Davos mantiene la sua vocazione di piattaforma globale”, scrive.
Maggiori controlli
La fragilità dei sistemi economici è un timore che ha fatto molto discutere. La crisi dei subprime negli Stati Uniti, sottovalutata dagli istituti di credito, e le incredibili rivelazioni delle perdite di cinque miliardi della Société Générale venute alla luce la scorsa settimana, non hanno fatto che confermare tali preoccupazioni.
Si è quindi fatto sentire il bisogno di introdurre maggiori controlli in seno ai sistemi finanziari. Gli incontri di Davos hanno dimostrato una cosa, commenta la Berner Zeitung: “Occorre uno sforzo per un’innovazione comune delle banche, delle autorità di controllo e delle banche nazionali per evitare il rinnovarsi di simili collassi in futuro”.
La NZZ sottolinea che sull’ampiezza della crisi e sulle soluzioni da adottare vi è un consenso generale. Ma la strada è ancora lunga prima che tutti gli attori principali si considerino sullo stesso piano: “Fra americani e europei da un lato e asiatici dall’altro “si è sentita una netta differenza fra ‘noi’ e ‘voi'”.
swissinfo, Anna Passera
Il Forum economico mondiale, che si chiamava inizialmente Management Symposium, è stato fondato nel 1971 a Davos da Klaus Schwab.
Oggi il WEF ha la sua sede a Cologny, nel canton Ginevra, e impiega circa 290 collaboratori.
Il suo budget annuale, che supera i 100 milioni di franchi, viene finanziato da circa 1000 aziende affiliate.
Oltre ad organizzare l’appuntamento annuale di Davos, il WEF promuove simposi, gruppi di lavoro e studi in diversi paesi del mondo.
L’edizione 2008 del Forum ha riunito 2500 partecipanti di 88 paesi attorno allo slogan “Il potere dell’innovazione collaborativa”.
Il direttore del WEF André Schneider ha stilato domenica un bilancio positivo dell’edizione 2008 del Forum. Secondo lui le discussioni intavolate a Davos avranno delle conseguenze sull'”architettura finanziaria” mondiale. Ciò permetterà di evitare in futuro i problemi legati all’attuale crisi.
Importanti personalità mondiali, come il primo ministro britannico Gordon Brown e il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, hanno lanciato un appello affinché si intensifichino gli sforzi per lottare contro la povertà. Dal canto suo, il primo ministro giapponese Yasuo Fukuda ha presentato un fondo di dieci miliardi di dollari per lottare contro i cambiamenti climatici.
Le forze di sicurezza hanno avuto meno da fare rispetto agli anni passati. In particolare la manifestazione anti-WEF di sabato a Davos, alla quale hanno partecipato un centinaio di persone, si è svolta senza incidenti.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.