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Formaggio senza frontiere

Liberalizzazione del mercato del formaggio; i produtttori svizzeri sono fiduciosi Keystone

A partire dal primo giugno 2007 il mercato del formaggio tra la Svizzera e l'Unione europea (UE) sarà totalmente liberalizzato.

I produttori svizzeri, consapevoli della sfida che li attende, sono piuttosto ottimisti: la soppressione delle frontiere porterà più vantaggi che difficoltà.

Nonostante gli inevitabili cambiamenti legati alla liberalizzazione, la serenità è il sentimento prevalente. Le modifiche nel mercato del formaggio, infatti, sono state introdotte progressivamente nel quadro di una fase transitoria durata cinque anni.

I produttori svizzeri di latte hanno così potuto prepararsi a questa scadenza cominciando ad adattare la loro produzione. “Occorre tuttavia restare vigili”, ha dichiarato Daniel Koller, segretario romando della Federazione dei produttori svizzeri di latte (PSL).

Per la Svizzera, secondo i dati del Consiglio federale, la graduale liberalizzazione del commercio di formaggio compiuta finora, ha comportato un importante aumento delle esportazioni.

I rischi e i punti di forza

Il rischio maggiore è rappresentato dalla pressione sul prezzo del latte: quello pagato ai produttori europei è, in media, un terzo inferiore a quello versato agli svizzeri. La concorrenza si farà sentire soprattutto sui formaggi freschi e a pasta molle, come ad esempio la mozzarella, che rappresentano tuttavia meno del 10% della produzione svizzera di formaggio.

I punti di forza del settore caseario elvetico, di cui il formaggio rappresenta circa la metà dei proventi, sono sicuramente i prodotti a base di pasta dura e semidura. Asso nella manica del settore caseario svizzero, inoltre, l’abilità professionale nella produzione di formaggi a base di latte crudo. “Sia sul mercato interno, sia su quello destinato all’esportazione – ha osservato Koller – dobbiamo puntare sulla qualità, per la quale i consumatori sono pronti anche a pagare di più”.

“Anche per le derrate comuni – ha aggiunto il responsabile dei PSL – i consumatori svizzeri sarebbero disposti a spendere di più se queste fossero prodotte localmente. Il futuro dell’industria casearia svizzera risiede tuttavia nei prodotti a forte valore aggiunto”.

L’importanza del marchio D.O.C.

Daniel Koller si aspetta cambiamenti nella varietà di prodotti in Svizzera. La produzione di alcuni tipi di formaggio, come ad esempio la mozzarella, sarà abbandonata per concentrarsi maggiormente sui prodotti a pasta dura e semidura, se possibile con marchio D.O.C.

Questi hanno una reale possibilità di approfittare dell’applicazione totale dell’accordo bilaterale tra Svizzera e UE. “In ogni caso, il potenziale di sviluppo delle esportazioni in un mercato con oltre 400 milioni di consumatori – ha sostenuto Koller – è più importante dei rischi di perdite per la maggiore concorrenza in Svizzera. Di conseguenza, il riconoscimento reciproco dei marchi DOC è indispensabile”.

Aumentare il prezzo del latte

In Europa, un grande movimento intrapreso dagli agricoltori tedeschi, i più grandi produttori di latte in Europa, rivendica un aumento del prezzo del latte da 27 a 40 centesimi di euro al litro (da 0,45 a 0,64 fr/l). L’aumento del prezzo del latte, secondo gli agricoltori, serve unicamente a coprire i costi di produzione.

Anche in Svizzera, fa notare in il sindacato dei contadini Uniterre, il prezzo pagato ai produttori di latte, 67 centesimi al litro in media, non copre i costi (che ammontano a 1,11 franchi/litro).

“I produttori elvetici – ha detto Rudi Berli, segretario di Uniterre – hanno tutto l’interesse a che il prezzo del latte aumenti nell’UE. Ciò ridurrebbe la differenza con le tariffe applicate nella Confederazione e, allo stesso tempo, diminuirebbe la pressione sui prezzi della concorrenza europea in Svizzera”.

swissinfo e agenzie

Nonostante la completa liberalizzazione del formaggio tra Svizzera e Unione europea, gli importatori europei dovranno ancora pagare un euro al quintale di cauzione.

Tale cauzione dipende esclusivamente dal Consiglio dei ministri, che non ha ancora formalmente deciso l’abolizione della domanda di licenza per l’importazione.

Siccome l’UE non ha interamente rispettato i propri obblighi, anche la Svizzera ha tenuto in sospeso alcuni dettagli: gli europei che importeranno il formaggio elvetico dovranno così continuare a pagare cinque franchi per consegna.

Queste spese amministrative per le notifiche doganali saranno soppresse non appena l’UE avrà abolito la procedura di richiesta per le licenze.

L’accordo agricolo contiene una dichiarazione d’intenti comune nell’ambito delle indicazioni geografiche protette (IGP) e delle denominazioni di origine protette (DOP). Ai fini di una protezione reciproca delle DOP e delle IGP, si prevede d’integrarvi disposizioni sulle condizioni di registrazione e sul sistema di controllo applicabili ad una gamma di prodotti più ampia.

Per la Svizzera la protezione di indicazioni di provenienza costituisce una priorità, e l’accento viene posto, in particolare, sulle denominazioni di formaggio.

In vista della completa liberalizzazione del commercio caseario, la delegazione svizzera e l’UE si sono dichiarate disposte a sopprimere tutte le licenze e i certificati per il commercio bilaterale. Ai commercianti di formaggio sarà presto richiesto solo il certificato d’origine.

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