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Franco svizzero: rifugio …del passato?

I mercati credono ormai sia nel franco che nell'euro swissinfo.ch

Per decenni, il franco svizzero ha svolto un ruolo di porto sicuro e di moneta rifugio per gli investitori internazionali in periodi di acque agitate.

Un prestigioso ma rischioso compito che starebbe ora passando di mano. A beneficio dell’euro, un gigante monetario molto liquido e quasi altrettanto stabile.

La tradizione si confermava di volta in volta. Nelle situazioni di crisi o d’incertezza politica od economica, il franco svizzero fungeva da punto di riferimento per gli investitori internazionali in cerca di stabilità e sicurezza.

Nonostante i tentativi della Banca nazionale svizzera (BNS) di frenare l’eccessivo apprezzamento della valuta, movimento dannoso per un’economia elvetica prevalentemente rivolta alle esportazioni, il franco ne usciva regolarmente rafforzato nei confronti delle due principali valute di riferimento: euro e dollaro.

Era accaduto ai tempi della prima guerra del Golfo, durante la crisi del sistema monetario europeo (’92), di quella asiatica (’97) o ancora in seguito agli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 a New York.

Nell’instabile 2002, il franco aveva raggiunto e mantenuto per alcuni mesi dei picchi di 1.45 nei confronti dell’euro, ben al di là della “soglia del dolore” per gli esportatori, che si situa attorno ad 1.50.

Le vendite di prodotti svizzeri all’estero ne avevano risentito. Il ruolo di moneta rifugio aveva colpito ancora.

Insolita stabilità

Da allora tuttavia la situazione appare diversa. Mentre il dollaro è sceso a valori più consoni soprattutto per una dinamica propria, da inizio 2004 euro e franco avanzano praticamente a braccetto.

Il tasso di cambio è sì oscillato, ma si è mantenuto costantemente nella forchetta di valori tra 1.51 e 1.57. Variazioni minime rispetto a quelle del recente passato, quando si era passati da 1.60 fino a 1.45.

“Questo andamento parallelo si spiega con le politiche monetarie praticamente identiche ed orientate alla stabilità attuate dalla Banca centrale europea e dalla BNS. Inoltre la zona euro e l’economia svizzera crescono allo stesso, lento ritmo”, dice a swissinfo Christoph Koellreuter, direttore del centro di ricerca congiunturale BAK di Basilea.

Ma c’è di più. “I mercati ora credono anche all’euro”, aggiunge Koellreuter. Secondo molti osservatori, la moneta comunitaria starebbe infatti guadagnando sempre maggior credibilità.

Franco marginalizzato?

“Le piccole valute, tra le quali il franco, sono sempre meno considerate dagli speculatori”, ha recentemente sottolineato il presidente della BNS Jean-Pierre Roth. Ed allora, il nuovo porto sicuro durante le turbolenze potrebbe dunque essere proprio l’euro.

“Se fino a qualche anno fa alle banche veniva richiesta una politica d’investimento molto orientata al franco svizzero, oggi questa richiesta cala di trimestre in trimestre”, rileva Aldo Visani, responsabile delle ricerche economiche per la Banca del Gottardo.

“Gli investimenti sono sempre più orientati all’euro, anche presso le banche svizzere”.

L’eventuale marginalizzazione del franco quale “scudo” durante le crisi non susciterebbe certamente i mugugni dell’industria d’esportazione, che suda freddo ogni qual volta la valuta elvetica mostra i muscoli.

E, almeno fino a quando la Svizzera darà prova di stabilità politica, istituzionale ed economica, nemmeno la piazza finanziaria dovrebbe risentirne. Lo conferma il fatto che, nel 2005, il patrimonio gestito dalle banche svizzere per conto di clientela estera ha raggiunto i 2’554 miliardi di franchi, in crescita del 29.8% rispetto all’anno precedente.

Percezioni

“Certo, per il momento si tratta soltanto di percezioni. La prova definitiva del passaggio di ruoli tra franco e euro ancora non l’abbiamo”, sottolinea tuttavia Visani. “Negli ultimi due anni non si sono infatti verificate crisi generalizzate”.

In ogni caso, l’avvento dell’euro e di una sua zona monetaria relativamente stabile ha creato un’alternativa di grandi dimensioni al franco svizzero. Che, da parte sua, continua però a sfoggiare alcuni dei suoi grandi pregi.

“Anche di fronte al ‘nuovo’ euro, il franco e la Svizzera rimangono senza dubbio varianti interessanti”, conclude Christoph Koellreuter. “Il segreto bancario, l’inflazione, i tassi d’interessi inferiori a quelli europei… Il franco gode ancora di un certo vantaggio in termini di stabilità rispetto all’euro”.

swissinfo, Marzio Pescia

Il 60% delle esportazioni svizzere finiscono nell’Unione europea.
Il tasso di cambio che più interessa l’economia elvetica è quindi quello tra franco ed euro.
Da inizio 2004 il rapporto tra le due monete è particolarmente stabile.

Il ruolo di moneta rifugio tradizionalmente assunto dal franco è, da una parte, un riconoscimento della stabilità e della credibilità della Svizzera nel mondo. Dall’altra rappresenta un rischio per l’industria d’esportazione svizzera.

Secondo un’analisi storica effettuata dal Centro di ricerche congiunturali del Politecnico di Zurigo, un apprezzamento dell’1% del franco svizzero si traduce in un calo delle esportazioni dello 0.5% nel trimestre successivo.

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