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Fuoco incrociato sul governo e sull’UBS

La presidente della Confederazione Doris Leuthard ha cercato lunedì di spiegare l'azione del governo; senza convincere molto, a giudicare dai commenti dei quotidiani swissinfo.ch

All'indomani della pubblicazione del rapporto sulla gestione della crisi UBS, la stampa svizzera non è tenera nei confronti del governo e della grande banca. Gli avvisi però divergono sull'opportunità di istituire una commissione d'inchiesta parlamentare.

«Hanno pasticciato tutti»: Le Matin, che in prima pagina pubblica una foto con in primo piano il ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz e in secondo piano la ministra di giustizia e polizia Eveline Widmer-Schlumpf e quella degli esteri Micheline Calmy-Rey, riassume bene l’opinione che predomina sulla stampa svizzera.

Al centro delle critiche vi è soprattutto Hans-Rudolf Merz, che secondo La Liberté ha agito come un «autista», mentre la crisi dei subprime impazzava e che l’UBS era sull’orlo del baratro negli USA. «È possibile – si legge sul Corriere del Ticino – che un consigliere federale decida di non informare i colleghi sulla gravità della situazione della maggiore banca svizzera perché convinto che ciò avrebbe comportato un rischio di indiscrezioni con pesanti conseguenze per il corso delle azioni UBS? C’è da restare increduli di fronte a simili affermazioni».

Un ministro delle finanze che, come nel caso Gheddafi, «non è all’altezza delle sfide complesse e non sa far fronte a una pressione massiccia», critica la Berner Zeitung, mentre l’Aargauer Zeitung esprime a chiare lettere quello che molti editorialisti dicono fra le righe, ossia che Merz deve dare le dimissioni.

Hans-Rudolf Merz «non ha visto o non ha voluto vedere i pericoli che si stavano accumulando Oltreatlantico e non uno dei suoi colleghi è riuscito a fargli cambiare idea», sottolinea Le Temps.

E ora le riforme

Per l’appunto, Merz non è l’unico consigliere federale bacchettato nel rapporto delle commissioni di gestione delle Camere federali, rilevano i principali quotidiani. La ministra di giustizia e polizia Eveline Widmer-Schlumpf e quella degli esteri Micheline Calmy-Rey «avrebbero dovuto adoperarsi per una maggiore trasparenza», osserva la Neue Zürcher Zeitung. «Il rimprovero che sette dipartimenti non formano per forza un governo rimane più che mai d’attualità», sottolinea il giornale zurighese.

Un dato di fatto che rende più urgente che mai una riforma del governo, poiché «se non si riesce a migliorarne il funzionamento e a ricompattarlo di fronte alle emergenze che vanno sempre più moltiplicandosi in questi anni, allora sarà molto difficile difendere gli interessi vitali del nostro paese», scrive il Corriere del Ticino, che sottolinea pure la necessità di procedere a delle modifiche del quadro legislativo per rendere più incisivo il lavoro dell’autorità di sorveglianza dei mercati finanziari.

Secondo Le Matin, «il mondo politico deve ora rispondere a delle domande centrali. Il Consiglio federale ha ancora un futuro nella sua forma attuale? Bisogna cambiare il modo d’elezione affinché i suoi membri lavorino assieme?». Per il giornale romando, è giunto il momento di lasciare da parte le «riformette» proposte dalle commissioni di gestione o dallo stesso governo e passare a un «rimaneggiamento in profondità».

Un’opinione condivisa da La Liberté: «Credere che una presidenza della Confederazione di due anni e dei segretari di Stato saranno sufficienti per rafforzare la guida, significa avere un’eccessiva fiducia nella buona stella federale».

Commissione d’inchiesta?

Nell’immediato, i parlamentari dovranno però rispondere ad un’altra domanda importante relativa al caso UBS, ossia decidere se istituire o meno una commissione parlamentare d’inchiesta (CPI).

Il rapporto delle commissioni di gestione è generalmente lodato da tutti i commentatori, un rapporto che «non è acquetta come alcuni temevano o credevano», sottolinea il Corriere del Ticino.

Tuttavia rimangono alcune zone d’ombra, in particolare per quanto concerne il ruolo svolto da UBS, osserva la Neue Zürcher Zeitung. Per la NZZ, solo una CPI «potrà focalizzarsi su questo aspetto». Un’opzione appoggiata anche da altri editorialisti: «Il rapporto porta acqua al mulino di chi vuole istituire una CPI e incita a sporgere denunce civili contro UBS», scrive il Tages Anzeiger, mentre per La Liberté «è ormai giunto il momento di sottoporre UBS a uno scanner impietoso».

Non tutti i quotidiani sono però convinti dell’efficacia di una simile misura. La Berner Zeitung, ad esempio, ritiene l’istituzione di una CPI è sensata solo nella misura in cui è possibile dare delle risposte a domande ancora aperte.

«Quando UBS ha saputo delle attività illegali negli USA? Cosa ha saputo? E di cosa ha discusso il governo nelle sedute durante le quali non è stato redatto nessun processo verbale? Sono domande molto interessanti, ma alle quali una CPI non può rispondere», sottolinea la Berner Zeitung.

Secondo il Corriere del Ticino, l’istituzione di una CPI sarebbe «controproducente», poiché «rischierebbe di rinviare di almeno un anno l’adozione delle misure necessarie per mettere ordine rapidamente nel settore della piazza finanziaria elvetica e per consolidarla nell’attuale turbolento contesto internazionale».

Daniele Mariani, swissinfo.ch

Finora il parlamento svizzero ha istituito solo quattro volte una Commissione parlamentare d’inchiesta (CPI).

1964: il parlamento decide di ricorrere a quest’organo speciale per indagare sul superamento delle spese nell’ambito dell’acquisto degli aerei da combattimento Mirages. Nel contempo, le camere federali gettano le basi legali per l’istituzione di una CPI.

1989: una CPI viene creata per far luce sulle circostanze che avevano portato alle dimissioni della consigliera federale Elisabeth Kopp.

1990: lo scandalo delle schedature suscita grande scalpore in Svizzera. Il parlamento decide di istituire una CPI per chiarire le responsabilità all’interno dell’apparato statale.

1995: i parlamentari fanno di nuovo ricorso a quest’organo per appurare le ragioni che hanno portato all’enorme buco finanziario della Cassa federale di pensioni.

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