Gli svizzeri cambiano spesso impiego
Ogni anno sono circa 300'000 gli svizzeri che cambiano il loro posto di lavoro. Secondo uno studio dell'Università di San Gallo la ragione principale di questa mobilità è l'insoddisfazione relativa alle condizioni di lavoro.
L’associazione “Impiegati svizzeri” invita gli imprenditori a trarre le dovute conclusioni da questo rapporto e a migliorare la condizioni di lavoro dei loro collaboratori.
Secondo la ricerca, realizzata annualmente dal 2001 per conto dell’associazione “Impiegati svizzeri” e presentata venerdì a Basilea, risulta che il tasso di fluttuazione è relativamente stabile: nel 2005 era del 9.7%, un valore superiore comunque a quello internazionale.
Effetto negativo
Un tasso di rotazione troppo elevato ha un effetto negativo sui dipendenti e sui datori di lavoro, ha affermato il responsabile di “Impiegati Svizzeri” Vital Stutz. In particolare egli ha messo in guardia contro una pericolosa spirale fluttuazione-frustrazione.
Cambiando personale, le imprese perdono importanti conoscenze e una nuova assunzione richiede tempo e denaro. Chi resta deve poi fare i conti con un maggior carico lavorativo, ciò che conduce a più straordinari e a più stress.
Inoltre, i nuovi arrivati ricevono di norma salari più elevati di chi li ha preceduti, ciò che nuoce al clima aziendale.
Più attenzione al salario
Dal canto suo, l’autore dello studio, Fred Henneberger, ha rilevato che chi se ne va di propria volontà lo fa prima di tutto perché non è soddisfatto delle condizioni di lavoro o perché ha voglia di cambiare. Vengono poi citate spesso anche ragioni familiari o motivi personali.
Il salario diventa comunque sempre più importante. Tra il 2002 e il 2005 è raddoppiata (dal 4 all’8%) la percentuale di persone che dà questa come ragione per il cambiamento.
Secondo Henneberger ciò potrebbe essere dovuto alla discussione sugli alti salari percepiti dai manager.
Flessibilità …nei due sensi
L’abbandono volontario del posto di lavoro è più frequente di quello provocato dai datori di lavoro a causa di licenziamenti. Stutz invita dunque gli imprenditori a prestare maggiore attenzione alle esigenze dei loro dipendenti.
Oltre ad un salario adeguato, una misura efficace potrebbe essere quella di rendere più flessibile l’orario di lavoro, ma non solo a vantaggio dell’impresa.
Anche i collaboratori auspicano maggior flessibilità. Più grande è la libertà di fissare autonomamente l’orario, meno forte è il bisogno di cambiare lavoro, precisa lo studio.
“Impiegati Svizzeri” è la maggiore organizzazione elvetica di dipendenti che lavorano nell’industria delle macchine, degli apparecchi elettrici e dei metalli (MEM) come pure nelle industrie chimiche e farmaceutiche.
swissinfo e agenzie
Ristorazione: 17.9%
Costruzione: 12.3%
Industria delle macchine: 8.9%
Farmaceutica: 6.6%
Amministrazione pubblica: 5.9%
Nel 2005 in Svizzera si è lavorato per più di 7 miliardi di ore: un nuovo record superiore dello 0.4% rispetto all’anno precedente.
Sono state inoltre realizzate 176 milioni di ore di straordinari.
Nella Confederazione ogni settimana si lavora mediamente 42 ore e 20 minuti. Ma in questo caso non si tratta di un primato: greci, austriaci (44.1) e inglesi (43.1) sono ancora più laboriosi degli svizzeri.
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