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Grande lavoro nella lotta alla cibercriminalità

La pornografia infantile rimane al centro delle attività di sorveglianza degli inquirenti Keystone

Gli organi di sorveglianza della cibercriminalità non hanno incrociato le braccia l'anno scorso: i dossier trasmessi alle autorità sono quadruplicati.

Al centro delle attività del Servizio nazionale di coordinazione per la lotta contro la criminalità su internet rimane la caccia alla pedofilia.

Nel 2004 il Servizio di coordinazione nazionale contro la criminalità su internet (SCOCI) ha fatto pervenire ben 438 dossier alle autorità cantonali di giustizia e polizia.

Il volume è quindi più che quadruplicato nel giro di un anno, dal momento che nel 2003 erano stati inviati complessivamente solo 100 dossier di cibercriminalità agli organi cantonali competenti.

171 casi sospetti sono stati inoltre trasmessi l’anno scorso, tramite Interpol, a una ventina di autorità straniere di perseguimento penale. Si tratta soprattutto di fattispecie concernenti la pornografia infantile e la violenza sessuale.

Nel 2004 lo SCOCI ha ricevuto in media 500 comunicazioni al mese parte della popolazione.

Spam e pornografia dura

Resi noti giovedì dai responsaibli dello SCOCI, i dati rispecchiano quelli anticipati a febbraio dal settimanale «NZZ am Sonntag» e già confermati allora dall’Ufficio federale di polizia.

Anche nel 2004 la maggior parte delle comunicazioni riguardavano lo spam (invio di e-mail non richieste), seguite a breve distanza da quelle sulla pornografia dura.

Sono pure notevolmente aumentate le segnalazioni del cosiddetto «phishing», un metodo con cui si tenta di scoprire i dati d’accesso privati degli utenti della rete tramite l’imitazione di siti o false e-mail.

Nel 2004 sono inoltre fortemente accresciute anche le comunicazioni concernenti i sistemi a piramide illeciti e le domande a carattere generale relative alla criminalità su Internet.

Insidie delle chat

Lo SCOCI si è occupato ripetutamente di abusi evidenti nelle «chat»: in alcune di queste, concepite espressamente per bambini, si trovano spesso persone adulte che cercano di contattare i fanciulli per motivi sessuali.

L’84 per cento dei casi sospetti è stato scoperto grazie al «monitoring», vale a dire la sorveglianza mirata di server svizzeri che propongono forum di discussione o borse di scambio.

La percentuale rimanente fa seguito a segnalazioni provenienti dalla popolazione. In totale le segnalazioni ricevute sono state 6097 (6457 l’anno precedente).

Priorità al monitoraggio

Nato per iniziativa dei comandanti delle polizie cantonali, lo SCOCI è finanziato per un terzo dalla Confederazione e per due terzi dai Cantoni.

Operativo dal primo gennaio 2003, il gruppo di lavoro è composto di otto persone fra tecnici della rete, specialisti di protocolli Internet e di sicurezza dell’informazione, giuristi e criminologi.

Dal 1° luglio 2005 anche il Cantone di Zurigo, l’ultimo Cantone ad aderire, parteciperà alle attività dello SCOCI. Grazie alla partecipazione di Zurigo prossimamente sarà creato un nuovo posto di lavoro per il monitoraggio.

In questo settore, secondo le autorità, vi è la maggiore necessità di ampliamento per lottare in modo più efficace contro la pornografia infantile su Internet.

swissinfo e agenzie

Il Servizio nazionale di coordinazione per la lotta contro la criminalità su internet (SCOCI) ha iniziato le sue attività nel 2003.
Finanziato dalla Confederazione e dai Cantoni, lo SCOCI è incaricato di raccogliere le segnalazioni su casi di criminalità su Internet, di verificarli e di trasmetterli agli organi di giustizia e polizia.
Nel 2004, sono state inoltrate dalla popolazione circa 500 segnalazioni al mese.
438 dossier sono stati trasmessi alle autorità cantonali e 171 ad autorità straniere.

Con “spam” si indica l’invio in massa di posta elettronica non richiesta, in particolare e-mail di carattere commerciale.

I “dialer” servono a creare nuove connessioni su Internet, allo scopo di generare alti costi di collegamento agli utenti ignari. I Dialer, spesso non riconoscibili, si aprono anche automaticamente dopo una nuova accensione del computer.

Attraverso il “phishing”, i truffatori tentano di accedere ai dati confidenziali degli internauti (carte di credito, codici bancari, ecc.), inviando loro false e-mail, costruite ad arte.

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