Greenpeace rivendica un consiglio per il clima
L'organizzazione ambientalista chiede alle autorità svizzere di istituire un organo speciale, incaricato di definire misure urgenti per ridurre le emissioni di CO2.
Per dare risalto alle loro rivendicazioni, militanti di Greenpeace hanno riversato dinnanzi a Palazzo federale detriti provenienti dalle inondazioni del mese scorso.
Approfittando della prima giornata della sessione autunnale delle Camere federali, gli ecologisti sono ritornati alla carica per rivendicare provvedimenti urgenti in campo ambientale.
Con una massa di detriti depositati davanti all’entrata principale di Palazzo federale, sulla quale è stata issata una bandiera con scritto «Reduce CO2», Greenpeace ha voluto invitare i membri del parlamento e del governo a non dimenticare troppo in fretta la catastrofe naturale che ha colpito la Svizzera nell’agosto scorso.
Priorità nazionale
«Quelli che vorrebbero voltar pagina, dopo la catastrofe provocata dalle inondazioni, non hanno capito i segni dei tempi per un paese alpino quale la Svizzera. Il cambiamento climatico, di cui l’uomo è responsabile, deve diventare una priorità nazionale», sostiene Alexander Hauri di Greenpeace in un comunicato diffuso lunedì.
L’organizzazione ambientalista chiede quindi l’istituzione di un consiglio climatico nazionale, incaricato di preparare misure urgenti per ridurre le emissioni di anidride carbonica e di organizzare l’aiuto alle vittime dei cambiamenti climatici.
Quest’organo dovrebbe riunire «le personalità più capaci e più progressiste», per sviluppare rapidamente un programma destinato ad assicurare l’indipendenza dalle energie fossili e ad abbassare le emissioni di CO2.
Entro un anno si dovrebbe pianificare una strategia che permetta alla Svizzera di ridurre entro il 2020 la produzione di anidride carbonica del 30 per cento rispetto al livello del 1990.
Temi parlamentari
Secondo Greenpeace diversi temi all’ordine del giorno dell’attuale sessione delle Camere permettono di passare ai fatti.
Ad esempio nella legge sulle installazioni elettriche e l’approvvigionamento si devono fissare le condizioni quadro in modo di garantire la promozione di elettricità prodotta con nuove fonti energetiche.
Anche l’iniziativa cantonale sull’imposizione degli oli minerali deve essere ampliata e redatta in modo da incoraggiare l’uso dei mezzi di trasporto alternativi, come pure per alimentare un fondo destinato a riparare i danni causati dal cambiamento climatico.
Gli ambientalisti vorrebbero inoltre che le società petrolifere contribuissero a questo fondo con un ammontare uguale alle risorse provenienti dall’imposizione degli oli minerali.
Secondo Greenpeace anche l’iniziativa parlamentare per finanziare il traffico d’agglomerazione e il traffico lento ha un enorme potenziale per marcare un cambiamento strategico.
Il traffico motorizzato – ricorda l’organizzazione ambientalista – è responsabile di oltre il 30 per cento delle emissioni di CO2.
Atteggiamento scandaloso
«Le inondazioni catastrofiche dell’agosto 2005 sono una realtà che non possiamo cancellare. Ma sarebbe irresponsabile non trarre le conseguenze che si impongono», sottolinea l’organizzazione ambientalista.
In vista delle minacce ambientali future, Greenpeace reputa scandalosa «la persistente resistenza di alcuni ambienti politici ed economici contro un politica climatica più efficace».
swissinfo e agenzie
Nel giugno 2003, il parlamento svizzero ha ratificato il protocollo di Kyoto che mira a ridurre, entro il 2010, le emissioni di CO2 ai livelli del 1990.
Per realizzare gli impegni assunti con la firma del protocollo, il governo ha concordato recentemente con gli ambienti economici di introdurre dal 1° ottobre una sovrattassa sui combustibili e un prelievo di circa un centesimo al litro di carburante.
Queste misure dovrebbero permettere di ridurre di almeno 1,8 milioni di tonnellate all’anno le emissioni di CO2 tra il 2008 e il 2012.
Negli ultimi 10 giorni di agosto, diverse regioni della Svizzera centrale sono state devastate da gravi inondazioni provocate da piogge torrenziali.
La catastrofe naturale ha causato la morte di 6 persone e danni per circa 2 miliardi di franchi.
Le ultime drammatiche alluvioni in Svizzera risalgono al 1987. In quell’anno i danni avevano raggiunto 1,7 miliardi di franchi.
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