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I proventi del petrolio devono combattere la povertà in Africa

I progetti di sviluppo sociale delle compagnie petrolifere spesso falliscono per colpa di funzionari corrotti Keystone

La corruzione e il mal governo di molti paesi africani impediscono che la manna finanziaria proveniente dal petrolio venga ridistribuita in favore dello sviluppo. Se n'è parlato a Ginevra.

I partecipanti alla conferenza chiedono nuove regole che garantiscano una gestione trasparente dei proventi del petrolio e la creazione di posti di lavoro per le popolazioni che continuano a vivere nella povertà.

Circa 200 rappresentanti degli ambienti petroliferi, di governi africani, di organizzazioni internazionali e della società civile hanno discusso di questo tema su iniziativa di Swissaid e della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC).

L’ex-ministro degli idrocarburi del Congo, Benoit Koukébéné, ha denunciato la corruzione che imperversa nel suo paese. Ha inoltre condannato “i colpi di stato sostenuti da società petrolifere in alcune nazioni africane produttrici di petrolio” e “l’opacità che esiste nella gestione dei redditi petroliferi da parte dei politici locali”.

La mancanza di trasparenza e di democrazia sono i principali ostacoli ad una migliore gestione di questa manna finanziaria che permetterebbe di migliorare le condizioni di vita di molti africani, ha sottolineato Swissaid.

Caroline Morel, direttrice di Swissaid, l’organizzazione non governativa (ONG) che ha ospitato la conferenza, ha sottolineato l’importanza globale del tema: “Dobbiamo trovare nuove modalità per garantire che le opportunità esistenti e quelle nuove create dalle compagnie che vanno in Africa attratte dal petrolio contribuiscano a creare migliori condizioni di vita per le popolazioni e favoriscano uno sviluppo durevole dei Paesi”.

Le ha fatto eco Conrad Gerber, direttore di Petro-Logistics, una compagnia con sede a Ginevra che analizza dati sulle forniture mondiali di petrolio, secondo cui il fallimento dei produttori africani di petrolio, rispetto a quelli che operano in Medio Oriente, non è dovuto alla mancanza di risorse: Paesi come il Qatar, l’Oman, il Bahrain o Dubai producono molto meno degli 1,2 milioni di barile al giorno dell’Angola ad esempio. “Non bisogna per forza avere risorse economiche enormi, per generare sviluppo economico”, ha detto.

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Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC)

Questo contenuto è stato pubblicato al La Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) è l’agenzia del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) preposta alla cooperazione internazionale. Questo organismo effettua azioni dirette, sostiene programmi di organizzazioni multilaterali e finanzia programmi di opere umanitarie svizzere ed internazionali, in particolare nei settori dello sviluppo, dell’aiuto umanitario (incluso il Corpo svizzero di aiuto umanitario)…

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Oro nero

Gerber ha sottolineato che l’Africa è divenuta il nuovo Eldorado per chi opera nel settore dell’oro nero. Ma cosa succede ai circa 250 milioni di dollari (311 milioni di franchi) generati ogni giorno in Africa dalla produzione di petrolio e di gas? Una gran parte finisce nelle tasche di funzionari governativi: “Un problema urgente che va affrontato subito”, ha detto Gerber.

Elizabeth Tinoco, dell’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), con sede a Ginevra ritiene che la mancata riduzione della disoccupazione cronica e della povertà sia “un’opportunità sprecata”. Secondo l’ILO, specialmente la disoccupazione giovanile nell’Africa subsahariana non accenna a diminuire (18%), mentre sarebbero necessari otto milioni di nuovi impieghi l’anno per bilanciare la crescita della forza lavoro.

Ridurre la povertà

In Chad Swissaid è attiva da anni nel tentativo di convogliare i benefici del petrolio verso misure di riduzione della povertà. Lo sforzo dell’ONG è culminato nel 2000 con un accordo tra la Banca mondiale e il Chad, con il quale il governo si impegnava ad applicare più trasparenza nell’uso dei proventi petroliferi.

Ma secondo Gilber Maoundonodji, coordinatore di un’altra ONG che osserva l’impatto sulla popolazione della produzione di petrolio in Chad, l’accordo si sta sciogliendo.

Quest’anno lo stato ha approvato una legislazione che sottrae una gran parte delle quote destinate a progetti sanitari ed educativi. “La situazione è molto complicata in Chad”, ammette la portavoce di Swissaid, Catherine Morand. “Sul tema petrolio in diversi casi abbiamo registrato un regresso”.

swissinfo, Adam Beaumont, Ginevra
traduzione e adattamento, Raffaella Rossello

La produzione di petrolio africano si concentra nel Golfo di Guinea e nel Nord Africa.
Tra i paesi emergenti nella produzione di petrolio figurano l’Uganda e il Madagascar.
L’Africa produce circa 10 milioni di barili di petrolio al giorno, il 12% circa della produzione mondiale.
Sono 250 le compagnie petrolifere attive in Africa, e il loro numero è in crescita.
(Dati forniti da Petro-Logistics)

Il tema della conferenza di Swissaid era: Il petrolio non è necessariamente una maledizione per l’Africa – come l’Africa subsahariana può trarre beneficio dalle proprie risorse petrolifere.

La conferenza è stata sponsorizzata dalla principale organizzazione per l’aiuto allo sviluppo svizzera, La Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC), il Centro di ricerca imprese e società e dall’Organizzazione internazionale del lavoro.

L’evento ha riunito 200 rappresentanti di Paesi produttori di petrolio, organizzazioni internazionali, ONG e specialisti di produzione petrolifera in Africa.

Stando agli organizzatori, le compagnie petrolifere hanno declinato l’invito.

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