I viticoltori scommettono sulla Cina
Nel tentativo di esportare di più, i principali produttori svizzeri di vino uniscono le forze per conquistare, tra gli altri, l'emergente mercato cinese.
Un’impresa difficile. Il potenziale è enorme ma nel paese di mezzo il vino svizzero è un illustre sconosciuto.
Pechino. Assordanti cantieri, un imponente apparato politico, tracce di civiltà millenaria. Tutto intorno, enormi centri commerciali. Ovunque. E, almeno in termini cinesi, un’offerta gastronomica ricca ed aperta al mondo.
Eppure, anche in questo ambiente internazionale, il vino resta un prodotto di nicchia, dove la scelta di gustarne è più “immagine” (o status symbol per le fasce benestanti) che “gusto”.
Certo, con la crescita del reddito medio, i cinesi manifestano una forte propensione per lo stile di vita occidentale. Le tradizionali bevande alcoliche cinesi segnano il passo mentre il consumo di vino cresce del 20-30% all’anno.
Ma ad apprezzare il vino è ancora soltanto il 5% della popolazione totale dell’immenso paese, ciò che tuttavia equivale a qualcosa come …60 milioni di persone.
Svizzero? Introvabile
In molti supermercati pechinesi, il vino non è nemmeno sugli scaffali. In altri c’è, ma è quasi esclusivamente locale. E quando si trovano bottiglie importate, queste provengono ad esempio da Francia, Italia, Australia, Cile o Spagna.
Nemmeno l’ombra di vino svizzero. “I nostri vini sono del tutto sconosciuti quaggiù”, rileva un ristoratore svizzero, da anni residente nella capitale cinese, che preferisce rimanere anonimo.
“Gli unici che sembrano poter funzionare, almeno nel ristretto ambito dei conoscitori, sono i Merlot ticinesi”, aggiunge. “Per il resto, niente”.
Un mercato impossibile da ignorare
“Il mercato cinese è uno dei pochi che ha ancora un potenziale di crescita e la sua espansione durerà per decenni”, dice da parte sua Jürg Bussmann, direttore di Swiss Wine Communication. “Non possiamo non confrontarci con questo mercato”.
E così diversi gruppi, tra i quali i cinque più grandi viticoltori svizzeri (Provins, Orsat, Schenk, Uvavins e Cave de Genève), Volg e la Cantina sociale Mendrisio, hanno già iniziato a guardare con insistenza alla Cina.
“Prima di lanciarci in grandi azioni promozionali, vogliamo però studiare bene la situazione e definire quali sono le regioni che potremmo abbordare e con che tipo di prodotti”, aggiunge Bussmann.
I risultati di questa fase di studio saranno noti verso la metà del 2006.
Il Cervino come apripista
Le speranze di Swiss Wine sono piuttosto concrete. L’obiettivo è quello di superare la soglia annua del milione di bottiglie vendute in Cina entro il 2010.
“La Svizzera non è molto conosciuta in Cina. In sostanza, si parla soltanto delle montagne, della natura e della pulizia”, riconosce Jürg Bussmann. “Ma noi vogliamo proprio sfruttare quest’immagine”.
E così, al momento, si pensa di commercializzare i vini elvetici con nomi generici quali “Swiss Red Wine” e “Swiss White Wine”. Ma l’etichetta dovrebbe poi mettere in bella evidenza un simbolo al 100% elvetico, molto caro ai cinesi ed in generale ai turisti asiatici: il Cervino.
Lo swiss made funziona ma…
In Cina, la cultura del consumo di vino è ancora piuttosto elitaria. Sulle tavole di casa il succo di bacco praticamente non esiste. Nei ristoranti o negli hotel, dove è perlomeno offerto sui menù, viene spesso servito e gustato accompagnato (ed annacquato…) da cubetti di ghiaccio.
Jürg Bussmann, grazie alla buona immagine di cui gode la Svizzera ed alle positive esperienze riscontrate in Cina da altre industrie “made in Switzerland” (una su tutti: l’orologeria), è comunque fiducioso.
“I cinesi sono molto curiosi dal punto di vista culinario, amano la varietà di gusti”, rileva. E quindi potrebbero anche essere attratti dalla novità (per loro) del vino svizzero.
Ma non mancano le voci scettiche. Proprio perché il vino rappresenta uno status symbol, chi opta per bottiglie d’importazione sceglie in primo luogo prodotti tipici, di fama e riconosciuti internazionalmente.
“La Svizzera non è per niente associata al vino”, conclude il ristoratore svizzero. “Se un cinese vuole del vino straniero, prima va in Francia, poi in Italia, poi in Australia o in California. La Svizzera arriva all’ultimo posto”.
swissinfo, Marzio Pescia
Consumo di vino in Svizzera (2004): 282.8 milioni di litri (il 60% è importato).
Produzione: in media 116 milioni di litri all’anno (lo 0.2% della produzione mondiale).
Nel 2004, la produzione di vino rosso (52%) ha superato per la prima volta quella di vino bianco (48%).
Il vino svizzero viene consumato quasi esclusivamente in Svizzera: nel 2004, soltanto il 2% è stato esportato.
L’obiettivo di Swiss Wine è di riuscire ad aumentare la quota esportata fino al 5% entro i prossimi 5 anni.
Il mercato vinicolo cinese è ancora sostanzialmente dominato dai produttori locali.
Negli ultimi 20 anni la produzione cinese di vino è triplicata e la crescita annuale della domanda interna è stimata al 20-30% all’anno.
Con l’adesione all’OMC, la Cina ha ridotto il dazio all’importazione di vino dal 65% al 14%.
Nel 2003 le importazioni sono aumentate del 50% raggiungendo un valore complessivo di 32.3 milioni di dollari. Il vino importato è soprattutto cileno (poi Francia, Australia, USA, Argentina, Italia e Spagna)
Il consumo pro capite è soltanto di 3 decilitri all’anno (contro, ad esempio, i circa 50 litri all’anno bevuti dagli italiani ed i circa 40 dagli svizzeri).
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.