IG Farben: l’UBS respinge le pretese di Ed Fagan
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L’avvocato americano esige più di 2 miliardi di franchi svizzeri dall’UBS in relazione alla vicenda Interhandel/IG Farben e minaccia di sporgere denuncia.
Da parte sua, la banca svizzera ha respinto le accuse e non intende dar seguito all’ultimatum di Fagan.
Il controverso avvocato americano, che figura tra i protagonisti della complessa e penosa vicenda dei fondi ebraici, è ritornato alla carica contro l’UBS.
Alla fine di dicembre si è scagliato nuovamente contro la banca elvetica, minacciando di sporgere una nuova denuncia, questa volta nell’ambito del caso Interhandel/IG Farben.
Ed Fagan ha imposto all’UBS un ultimatum fino a venerdì 9 gennaio 2004 per dare seguito alla sua richiesta di intavolare trattative in vista di un accordo amichevole. In caso di rifiuto intende chiedere 1,8 miliardi di dollari (2,25 miliardi di franchi) al colosso bancario svizzero.
L’istituto finanziario – che, assieme al Credit Suisse, aveva già sborsato 1,25 miliardi di dollari di indennizzi nel quadro dell’accordo globale sui fondi in giacenza – questa volta non intende cedere.
“Non esiste nessuna base per qualsiasi denuncia nei confronti dell’UBS in relazione alla vicenda Interhandel/IG Farben” ha dichiarato a swissinfo Christoph Meier, portavoce dell’UBS.
Una lunga storia
Il caso Interhandel/IG Farben, preso in esame anche dalla Commissione Bergier, risale agli anni ’20 del secolo scorso.
Nel 1925 diverse imprese chimiche tedesche si sono riunite nel gruppo IG Farben, che diventerà la più grande industria chimica mondiale.
Il gruppo ha svolto un ruolo particolarmente attivo di sostegno al regime nazista durante la Seconda guerra mondiale. Tra l’altro, ha occupato decine di migliaia di lavoratori forzati e ha partecipato direttamente alle attività del campo di concentramento di Auschwitz.
Nel 1929 IG Farben ha aperto una società anche in Svizzera, la IG Chemie di Basilea, incaricata di gestire finanziariamente le sue partecipazioni all’estero. Nel 1940, l’istituto finanziario svizzero si sarebbe però totalmente staccato dalla società madre tedesca.
Nel 1945 IG Chemie viene ribattezzata Interhandel e nel 1967 la società finanziaria viene assorbita dall’UBS.
Nuove accuse
Ora, in nome di due liquidatori del moribondo gruppo chimico tedesco IG Farben, Ed Fagan sostiene che la IG Chemie non si è in realtà separata dalla casa madre tedesca.
Anzi, la società svizzera avrebbe, sotto false sembianze, continuato ad operare attivamente in favore del gruppo chimico tedesco. IG Farben sarebbe stata in particolare una centrale di riciclaggio di denaro sporco proveniente dalla Germania.
L’avvocato americano afferma di detenere nuove prove a sostegno delle sue accuse.
Le tesi di Fagan non hanno però trovato conferma nel rapporto elaborato dalla Commissione Bergier per far luce sulle attività della Svizzera durante la Seconda guerra mondiale.
“La Commissione Bergier non ha trovato nessun legame tra IG Farben e Interhandel a partire dal 1940” afferma Christoph Meier, a nome dell’UBS.
UBS respinge l’offensiva
Secondo il portavoce della grande banca svizzera, le accuse dell’avvocato americano sono prive di fondamenta anche per un’altra ragione.
“Nel 1988, un tribunale tedesco è già stato chiamato a pronunciarsi su una denuncia analoga. Il tribunale ha respinto ogni accusa” aggiunge Christoph Meier.
Fagan esige in particolare il rimborso dei 122 milioni di dollari che Interhandel aveva ottenuto nel 1965 negli Stati uniti, a titolo di risarcimento per la confisca della sua filiale americana GAF nel 1942.
L’avvocato americano fa valere che questo importo corrisponderebbe attualmente a circa 1,8 miliardi di dolari. Una somma che esige appunto dall’UBS.
Liquidatori di IG Farben si dissociano
Da notare inoltre che gli stessi liquidatori del gruppo tedesco IG Farben, in agonia già da oltre un decennio, hanno definito non seria la richiesta di risarcimenti miliardari presentata da Fagan.
I risvolti storici di IG Farben sono troppo seri «per abusarne a fini prevalentemente egoistici», hanno fatto comunicato giovedì i liquidatori di IG Farben, sottolineando che la società non ha nulla a che vedere con tali rivendicazioni.
Dopo aver difeso con successo le vittime del nazismo contro le banche svizzere, l’avvocato americano pretende ora di sostenere gli interessi del colosso chimico tedesco IG Farben, il cui nome è legato tra l’altro alle camere a gas naziste e al lavoro coatto.
swissinfo, Armando Mombelli
1925 nasce in Germania il gruppo IG Farben, che diventa il più grande colosso chimico industriale del mondo.
1929 IG Farben apre una società finanziaria in Svizzera, la IG Chemie di Basilea.
1940 IG Chemie si stacca dalla casa madre tedesca.
1945 la società finanziaria svizzera viene ribattezzata Interhandel.
1967 UBS assorbe Interhandel.
1988 un tribunale tedesco respinge una denuncia contro l’UBS, chiamata a rispondere per le attività di IG Chemie.
Ed Fagan ha già attaccato a più riprese interessi svizzeri:
Nel 1998 era riuscito, assieme ad altri legali americani, a strappare 1,25 miliardi di dollari a UBS e CS nell’ambito dell’accordo globale di risarcimento sui fondi depositati nelle banche svizzere dalle vittime dell’Olocausto.
Nel 2000, in seguito all’incidente della funiculare di Kaprun, costato la vita 155 persone, aveva tra l’altro sporto denuncia contro il fabbricante svizzero di articoli sportivi Intersport. L’azione legale è stata ritirata nell’agosto scorso.
Nel 2002 aveva attaccato nuovamente UBS e CS, accusate di aver sostenuto il regime dell’apartheid in Sudafrica. Nel maggio scorso la giustizia americana ha cancellato la sua denuncia.
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