Il design svizzero si mette in mostra
Le opere di 21 designer premiati dall’annuale concorso federale sono esposte al museo Bellerive di Zurigo.
Un ritratto a colori della creatività nazionale fra moda, grafica e fotografia.
Innovazione. È la parola-chiave adottata quest’anno dalla giuria del concorso federale per il design per scegliere e premiare 21 persone, sulle oltre trecento candidate. Invariati i criteri di base: dalla funzionalità alla tecnica, dalla scelta dei materiali all’attenzione ecologica. Le categorie più rappresentate sono ancora una volta moda, grafica e fotografia.
A tre anni dal debutto, si conferma feconda la “nuova era” dell’incoraggiamento governativo alla creazione. La produzione non è più messa a confronto per categorie, ma in base a due direttrici: da una parte gli oggetti nati per il mercato e dunque riproducibili in serie, dall’altra i pezzi unici – che ancora una volta, stravincono.
Efficace l’opzione proposta ai vincitori – a fianco ad un premio in denaro – di uno stage presso un designer internazionale affermato: molti talenti nostrani sono tornati in patria con collezioni sorprendenti, che hanno di nuovo meritato il podio.
Piccole designer crescono
È il caso di due designer premiate per la terza e dunque – come prescrive il regolamento del concorso – ultima volta: Lela Scherrer e Irène Münger. Le due fanciulle prodigiose sono entrambe impegnate nella moda. Scherrer ha portato il risultato dei sei mesi di pratica presso l’atelier di Mark Huemer, a New York. Creazioni terribilmente contemporanee, nei tagli e nei tessuti.
Anche Münger mette in scena quanto imparato nello stage vinto lo scorso anno: una collezione di linee sghembe e tessuti speciali, dal broccato alle stampe giapponesi, trovati negli Stati Uniti e confezionati da produttori locali. Spiccano le gonne a forma di trapezio rovesciato: strette alle ginocchia e ampie in vita, vincono la forza di gravità grazie a due cinghie laterali.
Ancora nella moda si distingue Marceline Berchtold, che ha vinto con gli abiti creati per “beTrachten”, mostra che esplorava i costumi tradizionali e contemporanei del canton Vallese: nove pezzi premiati per l’ardire dei disegni.
Sorprendono e strappano un sorriso Patricia Collenberg e Zuzana Ponicanova con la loro maglieria divertente e divertita. Guanti con la mano divisa per tre, manicotti da mezzo braccio, la gonna che vanta da tre a sei posizioni diverse. Vestiti multifunzionali e trasformisti, accompagnati da etichette dal grande impatto comunicativo.
Design a prezzi principeschi
Fra le “new entries” colpisce il talento di Valerie Jantz, premiata per la linea di abbigliamento sperimentale “Just not big enough” (non abbastanza grande), ispirata all’artista giapponese Yoshitomo Nara. Franziska Lüthy invece espone nella sala da bagno del Museum Bellerive la linea “Home” (casa): baby doll, pigiami e altri accessori da bigodino domestico.
Carini, ma è il prezzo che decisamente non convince: un pezzo costa dai 160 ai 600 franchi. Premiata ancora una volta Anita Moser, la regina elvetica delle scarpe: prezzi anche qui principeschi, per sandali vertiginosi con zeppe di sughero e lacci alla marinara.
Davvero geniali i gioielli da uomo di Andi Gut. Si chiamano “Mimesen” e fanno il verso a madre natura, con qualche influenza futuristica. Vermi di plastica oppure filamenti alieni, fanno capolino dai revers della giacca o si appolipano sul colletto. Stanno divinamente con i completi seri e tradizionali, ai quali conferiscono un sorprendente tocco di ironia e di eleganza.
Indubbiamente innovativo Tarik Hayward, con le sue curiose foto scattate all’interno dei vestiti. E sono decisamente buffe le soluzioni inventate da Damien Regamey: la linea “Self-Workshopping” sfoggia chiodini con la testa dalle forme curiose e una prolunga elettrica assolutamente atipica. Resta solo un dubbio: funzionerà?
Allestimenti sperimentali
La segnaletica della mostra e il catalogo portano ancora una volta la firma di Elektrosmog (Valentin Hindermann e Marco Walser). Ma stavolta, i fanciulli prodigio della grafica deludono: spartana la segnaletica, difficile il catalogo. Forse cercando l’innovazione, si lasciano andare al font mutante: il carattere di stampa cambia all’interno del testo.
Sperimentazione che semina il dubbio: refuso o colpo d’artista? Di certo, ne fa le spese la fluidità della lettura. Molto piacevole, invece, nel catalogo, la lettura delle interviste ai vincitori realizzate da Renate Menzi: dal vivo, via mail o per sms.
Ma è l’esposizione tutta che, forse, si è fatta travolgere dall’ansia di innovazione. Non si spiega, altrimenti, la scelta infelice di caratterizzare l’allestimento come “cantiere aperto”.
Le mirabili sale del museo Bellerive si sono così trasformate in un’accozzaglia di teloni di plastica, transenne e cavi elettrici. L’idea – realizzata dallo studio Isa Stürm Urs Wolf di Zurigo – era di dare vita all’incontro “fra architettura domestica, cantiere e museo”.
Il cantiere, senz’altro, è stato ricreato. Ma a quale prezzo? Ne fa le spese una delle sedi museali più affascinanti della Confederazione. E se è vero che le creazioni saltano agli occhi, è perché sorge potente un istinto: salvarle dagli antiestetici lavori in corso.
swissinfo, Serena Tinari, Zurigo
Il Concorso federale per il design esiste dal 1918.
All’edizione 2004 hanno partecipato 348 candidati.
21 i premiati, che scelgono fra una somma in denaro o uno stage di sei mesi in un atelier di designer affermati.
I lavori di design che hanno ricevuto l’annuale riconoscimento dell’Ufficio federale della cultura sono esposti fino al 9 gennaio 2005 al Museum Bellerive di Zurigo.
La mostra è stata curata da Patrizia Crivelli, Eva Afuhs e Kathrin Stirnemann.
Il museo è aperto tutti giorni della settimana, ad eccezione del lunedì.
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