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Il fascino dell’acqua in bottiglia

Nove svizzeri su dieci conoscono le acque minerali Henniez Keystone

La popolazione elvetica mostra di gradire sempre più l'acqua minerale. Per le sue qualità curative, la sua purezza ma anche come prodotto di moda.

Benché patria di numerose sorgenti, la Svizzera non è però riuscita a ritagliarsi uno spazio nel mercato internazionale della preziosa risorsa naturale in bottiglia.

All’estero, la Svizzera è conosciuta anche per le sue ricche sorgenti d’acqua. Fiumi, laghi, torrenti e ruscelli capeggiano infatti su ogni opuscolo turistico e contribuiscono all’immagine pulita e naturale del Paese.

Numerose statistiche e analisi batteriologiche attestano che l’acqua che esce dai rubinetti svizzeri, oltre ad essere generalmente altrettanto sicura e sana rispetto a quella in bottiglia, è molto più ecologica ed economica.

Paradossalmente tuttavia, le statistiche dimostrano che il 30% della popolazione elvetica preferisce bere acqua minerale. Il suo consumo è infatti cresciuto in modo esponenziale nel corso degli anni.

Dai 2 litri per persona nel 1900, si è passati a 69 litri nel 1990, saliti poi a 118 nel 2004. Una quantità destinata ad aumentare nei prossimi anni.

Paura di contaminazioni

Per Nicolas Rouge, direttore generale di Henniez, società svizzera leader del settore, le modifiche a cui è sottoposta l’acqua potabile spingono il consumatore a consumarne sempre meno.

«L’acqua del rubinetto, a differenza di quella minerale, è spesso stata filtrata, sterilizzata o le si è aggiunto del cloro», afferma.

Lo stato generale di molte canalizzazioni lascia inoltre a desiderare. Non di rado le autorità annunciano contaminazioni che destano i timori della popolazione.

«Un altro problema che non va sottovalutato è la crescente presenza di ormoni nell’acqua potabile, a cui non è per il momento stata trovata una soluzione», spiega Pierre Schwaller, ingegnere alimentare specializzato nel mercato delle bibite.

Potere pubblicitario

Il marketing pressante delle ditte produttrici che ne decantano in lungo e in largo a suon di costose campagne pubblicitarie le numerose qualità ha sicuramente contribuito all’incremento del consumo di acqua minerale.

Descritta come elisir di gioventù o bevanda sana, sportiva, diuretica, dimagrante, con più o meno sodio o magnesio a dipendenza dei bisogni di ognuno, l’acqua è diventata un prodotto di moda. Al punto che oggi molti consumatori si identificano con una marca piuttosto che con un’altra.

La vasta offerta di acque minerali presenti sul mercato ha inoltre permesso di scoprire che l’«oro blu» non ha solo qualità ma anche gusti differenti. Un fattore, quello del sapore, che incide sempre più sulla scelta del cliente.

«Mentre numerosi test dimostrano che a occhi bendati si fatica a distinguere fra un vino rosso e uno bianco, raramente il consumatore si sbaglia nel riconoscere la «propria» acqua minerale», fa notare l’esperto alimentare.

Strano ma vero

In un mondo sempre più sensibile a un’alimentazione sana ed equilibrata, il consumo d’acqua minerale lievita a dispetto delle bevande zuccherate, troppo caloriche e considerate dannose per la salute.

In questo contesto, la Svizzera, con le sue numerose sorgenti naturali cristalline, dovrebbe a rigor di logica occupare un posto privilegiato del mercato anche a livello internazionale.

Ma la realtà è ben diversa. Sono infatti rare le società elvetiche produttrici di acque minerali che hanno saputo sfondare all’estero. Basti pensare ad Henniez che, pur occupando il 16,5% del mercato interno, realizza solo l’1% del proprio fatturato al di fuori delle frontiere rossocrociate.

Per il suo direttore si tratta di una scelta cosciente: la ditta è gestita a livello familiare e preferisce rimanere fedele alla propria clientela elvetica.

Paura di rischiare

Più critica invece l’analisi di Pierre Schwaller, secondo cui, «se gli svizzeri non esportano acqua minerale è perché non sono stati capaci di farlo!».

Il mercato mondiale del settore è in mano a giganti dell’alimentazione, quali Danone o Nestlé.

Difficile, per le ditte svizzere, molto più piccole rispetto alle multinazionali, rimanere concorrenziali: «Per potere avere una chance di esportare, i produttori elvetici dovrebbero osare di più. Commercializzando ad esempio su larga scala prodotti nuovi e speciali che permetterebbero loro di crearsi un mercato di nicchia», afferma l’ingegnere.

Queste innovazioni richiedono però tempo e investimenti milionari prima di potere divenire redditizie. Un rischio che attualmente in pochi sono disposti ad affrontare.

swissinfo, Anna Passera

2 litri d’acqua ca.: quantità giornaliera consigliata.
2 litri pro capite: consumo medio annuale d’acqua minerale cent’anni fa.
118 litri pro capite: consumo medio annuale d’acqua minerale oggi (di cui 27 litri di Henniez).
877 milioni di litri d’acqua minerale consumati nel 2004 in Svizzera.
16,5%: parte di mercato elvetico delle acque minerali Henniez.
Costo di fabbricazione di una bottiglia: 50% produzione, 25% marketing, 15% personale, 10% amministrazione.

L’acqua potabile dei rubinetti è spesso filtrata, sterilizzata o addizionata di cloro.

L’acqua minerale naturale venduta in bottiglie invece, non può essere sottoposta a trattamenti né modificata con additivi.

È però possibile aggiungervi anidride carbonica per renderla gassata.

La filtrazione o la decantazione per eliminare alcune componenti indesiderate quali il ferro o lo zolfo è permessa a determinate condizioni.

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