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Il Fondo monetario internazionale assegna buoni voti alla Svizzera

Le forti esportazioni sono uno dei segnali del buon stato di salute dell'economia elvetica (Ex-press)

Il Fondo monetario internazionale (FMI) ha lodato la Confederazione per la sua politica economica. Gli esperti dell'ente si attendono una solida crescita anche per il 2007.

Nel suo rapporto suoi paesi membro, l’FMI parla di un’espansione economica equilibrata, di una bassa inflazione e di un mercato del lavoro in buona salute. Ottimi voti li ricevono pure le banche.

Dopo l’apice del 2006, il prodotto interno lordo elvetico dovrebbe segnare quest’anno un nuovo incremento «molto solido» del 2%. «La crescita è equilibrata, l’inflazione è bassa e la situazione occupazionale è buona», ha indicato lunedì a Berna Bob Traa, capo della missione di ispezione dell’FMI, che ha visitato il paese negli scorsi giorni.

«Tale situazione ha riflessi positivi sulla politica finanziaria e fiscale», ha commentato Traa.

Le previsioni di crescita dell’FMI corrispondono a quelle della Banca nazionale svizzera (BNS). Superano invece leggermente le aspettative del Segretariato di Stato dell’economia, che pronostica un +1,7%.

Non dormire sugli allori

Per ciò che concerne la politica finanziaria, il Fondo ha lodato il freno all’indebitamento, considerato uno strumento efficace per tenere sotto controllo le finanze federali. L’ente ha sottolineato l’abbattimento nel 2006 del disavanzo strutturale e la riduzione, durante tre anni consecutivi, dell’ammontare dei debiti.

Le nuove sfide sul lungo periodo in materia di politica finanziaria, come le spese supplementari legate all’evoluzione demografica, non sono però toccate dal freno all’indebitamento. Stando all’FMI, saranno quindi necessari nuovi provvedimenti.

La politica monetaria dovrà essere particolarmente attenta e flessibile, è stato osservato. Attualmente, il settore delle esportazioni è favorito dalla debolezza del franco nonché dalla notevole domanda di prodotti farmaceutici e di strumenti di precisione. Non bisogna però dormire sugli allori, bensì mirare a ulteriori miglioramenti strutturali, ha avvertito l’FMI.

Buoni voti anche alle banche

I rappresentanti del Fondo hanno poi evidenziato l’alta competitività del settore bancario e la bontà delle sue strutture di sorveglianza. Il sistema è solido e le prospettive sono ritenute positive.

Anche tale ramo non è privo di rischi. Questi sono tuttavia di natura esogena e dipendono da un possibile aumento della volatilità, secondo l’FMI.

Le casse pensioni sono dal canto loro riuscite a migliorare la propria situazione finanziaria, sebbene il grado di copertura sia ancora insufficiente, in particolare per quanto riguarda gli istituti pubblici. Inoltre, il sistema di sorveglianza della previdenza professionale è frammentato, hanno avvertito gli esperti, raccomandando miglioramenti.

Peter Siegenthaler, direttore dell’Amministrazione federale delle finanze, e Ulrich Kohli, capo economista presso la BNS, si sono detti sorpresi positivamente del giudizio favorevole espresso dall’FMI. «I vantaggi della Svizzera sono noti, ma gli adeguamenti e le riforme sono tuttora necessari», ha rilevato Siegenthaler, condividendo le conclusioni del Fondo.

swissinfo e agenzie

L’attività di sorveglianza dell’FMI comprende l’esame annuale della situazione economica e finanziaria dei suoi paesi membri.

Dal 24 febbraio al 5 marzo, una delegazione dell’ente ha incontrato alcuni rappresentanti dell’Amministrazione federale, della Banca nazionale svizzera, dell’economia e della società civile.

Il Fondo monetario internazionale (FMI) è un’istituzione creata nel 1944. La sua sede è a Washington e oggi raggruppa 184 Stati.

Secondo i suoi statuti, l’FMI ha in particolare come obiettivo la promozione dell’espansione armoniosa del commercio mondiale.

A livello pratico, il Fondo fornisce consigli economici ai suoi Stati membro, concede prestiti alle nazioni che hanno difficoltà nella bilancia dei pagamenti e accorda assistenza tecnica alle banche centrali e alle amministrazioni pubbliche.

L’FMI è regolarmente oggetto di critiche da parte degli altermondialisti, i quali stimano che la sua politica di rigore budgetario aggravi la povertà nei paesi poveri.

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