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Il governo non vuole un’escalation con l’Italia

Tra le misure adottate dal governo italiano l'istallazione dei cosiddetti "fiscovelox" ai posti doganali con la Svizzera Keystone

Prendendo per la prima volta posizione sulla vertenza fiscale in corso con le autorità italiane, il governo svizzero ha annunciato la creazione di un gruppo di lavoro incaricato di trovare una strategia comune per riaprire i negoziati.

“Già dal 2001, i rapporti con l’Italia sono contrassegnati in ambito fiscale da una continua revisione dell’accordo sulla doppia imposizione”, ha ricordato il presidente della Confederazione Hans-Rudolf Merz, durante una conferenza stampa tenuta mercoledì a Berna, in cui ha illustrato per la prima volta la posizione del governo elvetico sulla vertenza fiscale in corso da un mese con Roma.

“In tale ambito devo purtroppo costatare che, rispetto agli altri partner europei, le autorità italiane sono continuamente alla ricerca di soluzioni speciali in ambito fiscale, per dirla in modo prudente. E questo rende molto difficile una conclusione dei negoziati bilaterali”, ha aggiunto il ministro delle finanze.

Dopo le misure adottate nelle ultime settimane da Roma, tra cui la retata condotta dalla polizia italiana presso 76 filiali di banche elvetiche attive nella Penisola, il governo svizzero ha deciso nei giorni scorsi di sospendere le trattative sull’accordo che regola la doppia imposizione.

Nessuna guerra economica

“Da parte nostra siamo ora costretti a dire basta”, ha dichiarato Merz. “Abbiamo deciso di bloccare le trattative, poiché vogliamo dapprima ridefinire le nostre posizioni con le autorità italiane”.

Secondo il presidente della Confederazione, Berna vuole evitare innanzitutto un’escalation nei rapporti con l’Italia, uno dei principali partner economici della Svizzera. La vertenza riguarda soltanto la fiscalità e non deve compromettere le ottime relazioni che esistono tra i due paesi sia in ambito politico, che economico, sociale e culturale.

“Non ha nessun senso aprire una guerra economica tra i due paesi. L’obiettivo è quello di raggiungere finalmente un accordo sulla questione fiscale, una soluzione ‘chiara’ per la nostra piazza finanziaria e per la nostra economia”, ha affermato Merz.

Via del dialogo

Rinunciando a qualsiasi misura di ritorsione nei confronti delle autorità italiane, il governo elvetico ha quindi deciso di optare per la via del dialogo. A tale scopo, il Consiglio federale ha annunciato mercoledì la creazione di un gruppo di lavoro, formato da specialisti dei dipartimenti federali delle finanze, dell’economia e degli affari esteri.

Gli esperti sono incaricati di elaborare una strategia comune per regolare i rapporti fiscali con l’Italia e formulare misure adatte a rilanciare i negoziati sulla doppia imposizione. Secondo Merz, una riapertura delle trattative su questo accordo non è da attendere prima del 15 dicembre, quando giungerà a scadenza il nuovo scudo fiscale varato dal governo italiano.

Il terzo piano di amnistia applicato da Roma ha contribuito nelle ultime settimane ad inasprire la vertenza fiscale con Berna. Le autorità italiane hanno infatti deciso di escludere la Svizzera dalle misure di regolarizzazione dei capitali illecitamente trasferiti all’estero. I patrimoni depositati da cittadini italiani nelle banche elvetiche potranno essere soltanto rimpatriati.

Trattamento speciale

Ribadendo l’importanza di una rapida soluzione della contesa, in particolare per la piazza finanziaria ticinese, Merz ha evitato di criticare la decisione del governo italiano di non trattare la Svizzera alla stessa stregua degli altri paesi europei. In pratica, per Roma, la Confederazione rimane nella lista grigia dei paradisi fiscali che devono diventare più cooperativi.

Il ministro delle finanze ha tuttavia affermato di non capire perché i negoziatori italiani avevano sorprendentemente rinunciato nel settembre scorso a parafare l’accordo sulla doppia imposizione, quando le trattative tra le due parti sembravano ormai concluse. “Durante un incontro ad Istanbul, sono stato semplicemente informato dal ministro Giulio Tremonti che, da parte italiana, la priorità era ora lo scudo fiscale”, ha affermato Merz.

Il presidente della Confederazione ha inoltre detto di non essere stato informato dalle autorità italiane in merito al trattamento speciale riservato alla Svizzera nell’ambito del nuovo piano di amnistia. “Né il governo svizzero né la piazza finanziaria ticinese erano a conoscenza di questa misura”.

Incontro con il governo ticinese

La vertenza fiscale non figura ufficialmente al centro dei dibattiti che la ministra elvetica dell’economia Doris Leuthard avrà giovedì a Roma con il ministro italiano dello sviluppo economico Claudio Scajola. “Non è tuttavia escluso che, bevendo un caffè, questo tema venga evocato dalle due parti”, si è limitato a rilevare Hans-Rudolf Merz.

Da parte sua, il presidente della Confederazione affronterà nuovamente la questione il prossimo 19 novembre, ricevendo a Berna i membri del governo cantonale ticinese. Le autorità ticinesi avevano sollecitato nelle scorse settimane il governo svizzero ad adottare misure di ritorsione nei confronti dell’Italia.

Armando Mombelli, swissinfo.ch

Il termine per aderire allo scudo è stato fissato al 15 dicembre 2009. Tra le principali novità di questo terzo pacchetto di misure figurano:

Un’imposta straordinaria al 5% sul capitale detenuto.

Garanzie estese a una serie di reati tributari e penali, come il falso in bilancio.

– Dallo scudo fiscale è invece escluso chi ha un procedimento in corso.

– Salta l’obbligo per gli intermediari di segnalare le operazioni sospette a fini antiriciclaggio.

– Rimpatrio anche per beni patrimoniali come ad esempio i gioielli o le opere d’arte.

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