Il valore del segreto bancario in declino
Considerato finora un pilastro della piazza finanziaria svizzera, il segreto bancario non sarebbe ormai più fondamentale per l'economia elvetica.
Secondo uno studio, soprattutto i due colossi bancari, UBS e CS, potrebbero rinunciare senza grandi contraccolpi a questo dispositivo, introdotto in Svizzera nel 1934.
Ancora oggi, il segreto bancario solleva regolarmente opinioni contrastanti e dibattiti appassionati in Svizzera.
Per alcuni è un monumento nazionale, da cui dipende vita o morte della piazza finanziaria elvetica. La sua ragione d’essere dovrebbe perfino venir ancorata nella Costituzione federale. Una proposta in tal senso, sostenuta da un’iniziativa parlamentare, è stata respinta pochi giorni fa dalla Camera bassa.
Per altri il segreto bancario è piuttosto una fonte di vergogna nazionale. La sua esistenza ha permesso alle banche elvetiche di attirare denaro sporco da ogni continente, offuscando l’immagine della Svizzera nel mondo.
Minacce da Bruxelles
Ma, finora, quasi nessuno aveva tentato di quantificare il valore economico effettivo di questo dispositivo, in vigore già da oltre 70 anni. A provarci è ora uno studio condotto dal professore canadese Michel Habib, docente presso l’Istituto bancario dell’Università di Zurigo, assieme ai colleghi dell’Università di Ginevra Alexandre Ziegler e François-Xavier Delaloye.
I tre ricercatori erano rimasti sorpresi nel constatare che le quotazioni delle banche svizzere non avevano quasi subito i contraccolpi degli attacchi lanciati tre anni fa dall’Unione europea al segreto bancario svizzero.
Durante le trattative sull’armonizzazione della fiscalità del risparmio, alcuni membri dell’UE avevano infatti esercitato grandi pressioni per costringere anche la Svizzera a fornire sistematicamente informazioni sui capitali depositati dai cittadini europei. Un’imposizione che avrebbe decretato la fine del segreto bancario.
“Di solito, avvenimenti che rischiano di modificare il valore di un’azienda si riflettono automaticamente sul corso delle azioni”, spiega Michel Habib. “Le minacce che giungevano da Bruxelles non avevano invece quasi toccato la piazza finanziaria elvetica”.
Accordo favorevole
Gli studiosi hanno esaminato una trentina di avvenimenti – incontri, decisioni, dichiarazioni, annunci, ecc. – che si erano prodotti tra il 1998 e il 2003, ossia dalla decisione dell’UE di intavolare negoziati con la Svizzera sulla tassazione dei risparmi fino alla conclusione dell’accordo tra Berna e Bruxelles. Solo pochissimi avvenimenti avevano avuto effetti significativi per le banche prese in esame (CS, UBS, Julius Bär e Vontobel).
I titoli delle due banche private Julius Bär e Vontobel, erano scesi rispettivamente dell’8,7 e del 13,5 % nel marzo 2003, quando l’UE aveva deciso bruscamente di rinviare la firma di un accordo considerato piuttosto favorevole per la piazza finanziaria svizzera.
L’UE aveva infatti rinunciato a imporre anche alla Svizzera lo scambio sistematico di informazioni. In cambio, le autorità elvetiche avevano accettato di introdurre una trattenuta fiscale alla fonte sui redditi dei risparmi depositati dalle persone residenti nei paesi europei.
Tre mesi dopo, quando era stato finalmente siglato l’accordo, i titoli dei due istituti bancari avevano registrato un balzo su percentuali quasi identiche.
“Questi movimenti ci permettono di avere un’idea del valore che il mercato attribuisce al segreto bancario per gli istituti finanziari svizzeri”, afferma Michel Habib.
Impatto limitato
Questo valore rappresenterebbe circa 200-300 milioni di franchi per ciascuna delle due banche private. Per tutta la piazza finanziaria svizzera il peso del segreto bancario non dovrebbe quindi superare 2 o 3 miliardi di franchi.
Un importo non certo indifferente, ma relativamente limitato, anche perché, secondo gli autori dello studio, “il segreto bancario ha ormai un valore minimo, se non nullo, per UBS e CS”. Le quotazioni delle due grandi banche svizzere non avevano nemmeno reagito agli avvenimenti presi in considerazione.
I due colossi bancari sono estremamente presenti all’estero, sia nelle attività di gestione patrimoniale, che negli investimenti. Per loro, la piazza svizzera è diventata ormai molto meno vitale di quella inglese o americana.
A far scemare l’importanza del segreto bancario sono stati negli ultimi anni diversi altri fattori, come le severe norme introdotte dalla Svizzera per combattere il riciclaggio di denaro sporco, l’assistenza giudiziaria accordata ad altri paesi dalle autorità svizzere o le informazioni concesse agli inquirenti antiterrorismo americani.
Valore indebolito
Pur avendo resistito anche all’ultima offensiva lanciata dall’UE, il segreto bancario sta cedendo gradualmente il suo valore per la piazza finanziaria e per tutta l’economia svizzera.
“Se la Svizzera dovesse perdere il segreto bancario, perderebbe ancora oggi qualcosa di enorme. Ma la ricchezza di questo paese non può più essere spiegata attraverso il segreto bancario”, sottolinea Michel Habib.
“Vi sono molte altre cose che fanno la ricchezza della Svizzera. Mi occupo di finanza aziendale e sono regolarmente impressionato ad esempio dal numero di imprese tecnologiche innovative che spuntano ogni anno sul territorio svizzero”.
swissinfo, Armando Mombelli
Il segreto bancario è stato introdotto nella legislazione svizzera nel 1934 per proteggere la sfera personale dei depositari di fondi e salvaguardare gli interessi delle banche svizzere, messe sotto pressione da Francia e Germania.
In Europa anche il Lussemburgo e l’Austria applicano un dispositivo bancario analogo.
Spesso criticato per aver fatto affluire anche denaro sporco, il segreto bancario è stato attaccato tre anni fa dall’Unione europea, nell’ambito dei negoziati sulla tassazione del risparmio.
La Svizzera è riuscita a respingere la richiesta di Bruxelles per uno scambio sistematico d’informazioni sui fondi depositati da persone residenti nei paesi dell’UE.
In cambio ha introdotto dal 2005 un’imposta alla fonte sui redditi da risparmio che viene riversata ai paesi dell’UE. Il tasso attuale, pari al 15%, sarà portato al 35% entro il 2011.
A fine 2005, il valore dei fondi depositati amministrati dalle banche svizzera corrispondeva a 4’300 miliardi di franchi.
Il patrimonio in gestione di clienti stranieri equivale a 2’560 miliardi di franchi.
Il settore bancario elvetico dà lavoro a 115’000 persone in Svizzera.
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