Kyoto: anche la Svizzera nel suo piccolo…
Il Parlamento svizzero ha ratificato il Protocollo di Kyoto. Ma non è chiaro se il paese saprà raggiungere i traguardi ambientali entro i termini previsti.
I finanziamenti per il programma di risparmio energetico saranno probabilmente vittima dalle misure di risparmio e l’applicazione della tassa sul CO2 non piace alla maggioranza borghese.
Lunedì il Parlamento ha detto sì al Protocollo di Kyoto e alla Convenzione di Stoccolma. Il governo è quindi autorizzato a firmare gli accordi internazionali per la protezione dell’ambiente.
Il documento impegna il paese a ridurre nel periodo fra il 2008 e il 2012 le emissioni di CO2 dell’otto per cento rispetto ai valori del 1990. Con questo si impegna a proibire 12 inquinanti persistenti.
«Non possiamo più chiudere gli occhi di fronte al surriscaldamento del pianeta. Come altre regioni del pianeta, anche le Alpi sono colpite dai cambiamenti climatici», ha affermato durante i dibattiti la socialista bernese Ursula Wyss a nome della commissione.
Il Protocollo entrerà in vigore al momento in cui sarà ratificato almeno da 55 Stati che insieme producono almeno il 55 per cento delle immissioni di CO2 prodotte nel 1990 dai paesi industrializzati. A questo punto basta che la Russia firmi per poter passare alla fase esecutiva. In tutto hanno aderito 110 paesi.
Eliminazione di gas nocivi
La camera del popolo ha inoltre sostenuto la ratifica della Convenzione di Stoccolma senza opposizione. Il testo prevede l’eliminazione di dodici inquinanti organici persistenti (POP) praticamente non biodegradabili e altamente tossici.
Nella convenzione si regola inoltre la produzione, l’utilizzazione e il commercio di queste sostanze. Non ci saranno comunque delle conseguenze per la Svizzera, visto che da anni ormai questi pesticidi e prodotti chimici sono proibiti.
Per il direttore dell’Ufficio federale dell’ambiente, foreste e paesaggio, Philippe Roch, si tratta però solo di un primo passo verso la stabilizzazione delle emissioni: «Altri passi devono seguire al più presto», ha affermato.
CO2 primo imputato
L’attenzione degli uffici competenti si concentra sul CO2 che rappresenta circa l’80 per cento di tutte le emissioni nocive. Entro il 2010 il paese deve ridurre le sue emissioni del 10 per cento rispetto al 1990. Il Protocollo Kyoto elenca anche altri cinque gas con l’effetto serra: CH4, N2O, HFC, PFC e SF6.
I carburanti fossili non dovrebbero però essere sostituiti da altre fonti: il consumo di energia elettrica «non deve aumentare che del cinque per centro», recitano il programma SvizzeraEnergia del governo e la legge sul CO2.
Eppure la tendenza ad acquistare macchine di grossa cilindrata, soprattutto Jeep e automobili sportive, annullano gli sviluppi tecnici. Numerosi modelli consumano infatti sempre meno carburante, ma non trovano il favore sperato nel pubblico.
Una soluzione già prevista dalla legge sarebbe dunque l’introduzione di una tassa sul CO2 che penalizzerebbe i grandi consumatori. Ma un simile passo incontrerebbe enormi ostacoli politici. Soprattutto i partiti di destra sono fermamente contrari a questa nuova tassa, già prevista come ultima ratio.
Il macete del risparmio
A questo si aggiunge la gigantesca manovra di risparmio del Consiglio federale: il programma per la promozione delle energie alternative EnergiaSvizzera sarà probabilmente soppresso. La maggioranza borghese sostiene anche questa misura che priva il risparmio di petrolio di un’alternativa.
Il taglio permette di risparmiare 95 milioni. Una tassa d’incitazione che premia chi risparmia e punisce chi spreca, porterebbe ad un’ulteriore entrata di 60 milioni l’anno.
Inoltre potrebbero venir emanate delle norme più severe sul consumo di apparecchi e automobili. Con un irrigidimento delle misure d’isolamento si arriverebbe a risparmiare molto sui riscaldamenti. Unico problema: queste misure raggiungono una loro efficacia solo a lungo termine.
swissinfo e agenzie
La Svizzera è il 110° paese a firmare il Protocollo di Kyoto. Per entrare in vigore, il trattato deve ancora essere ratificato da alcuni paesi industrializzati, grandi produttori di CO2.
A questo punto, per raggiungere il traguardo, basterebbe l’adesione della Russia. Gli USA invece hanno già annunciato da tempo di non voler partecipare.
Per raggiungere i traguardi la Svizzera deve ancora fare numerosi sforzi. Ma anche qui il vento politico e il comportamento dei consumatori non sembrano indicare un cammino facile.
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