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“L’agricoltura bio ha ancora potenziale”

Markus Arbenz assume la direzione di Bio Suisse nell'anno del 25esimo anniversario dell'associazione swissinfo.ch

Il nuovo responsabile dell'organizzazione degli agricoltori biologici Bio Suisse dice a swissinfo che il settore necessita di un nuovo approccio per rilanciare le proprie vendite.

Markus Arbenz, che ha assunto la carica di direttore il primo giugno, ritiene che i produttori bio debbano adattarsi alle nuove circostanze, puntare sulla qualità a promuovere meglio i loro prodotti.

Agronomo ed ex contadino bio, Arbenz è stato responsabile della cooperazione svizzera in Kirghizstan ed in Afghanstan.

swissinfo: Lei è appena rientrato in Svizzera dopo diversi anni “sul terreno” in Kirghizstan ed in Afghanistan. Cosa ha imparato laggiù che potrà applicare nella sua nuova funzione?

Markus Arbenz: Prima di tutto il modo di fare con la gente. In Asia centrale abbiamo dovuto costruire delle istituzioni, creare dei ruoli ed imparare a convivere. Qua è la stessa cosa, tranne che, ovviamente, le istituzioni già esistono.

Un’altra similitudine riguarda la ricerca di soluzioni adatte ad ogni paese, così che tutti possano vivere al meglio. Dalla gente di quegli Stati possiamo imparare a gestire le difficoltà. Sono degli specialisti a vivere in condizioni dure, qualcosa che in Svizzera si è forse dimenticato.

swissinfo: Ha assunto il nuovo incarico da circa due mesi. Si è già fatto un’idea delle sfide che dovrà affrontare?

M.A.: L’agricoltura bio in Europa è molto forte e si è sviluppata rapidamente, con la Svizzera sempre in prima linea. Ora notiamo che la fase di espansione rapida è terminata. Si tratta di una nuova situazione per i contadini, chiamati a farsi creativi ed a puntare sulla qualità piuttosto che sulla quantità. Dobbiamo poi diventare più attivi nel marketing dei nostri prodotti.

Vogliamo disporre di un’ampia offerta ed offrire la possibilità di acquistare prodotti bio, che naturalmente sono più cari degli altri visto che necessitano di cure maggiori. Ma d’altro lato questi costi supplementari si traducono in un valore aggiunto per i consumatori.

È interessante notare che i nostri maggiori clienti sono le famiglie con bambini. Chi si può permettere i prodotti bio capisce dunque la loro importanza per una dieta equilibrata.

swissinfo: Lo scorso anno, le vendite di prodotti bio sono calate per la prima volta. Una fonte di preoccupazione per i vostri membri?

M.A.: Certo, in particolare per i contadini delle aree remote. Nel settore del latte e della carne, molti allevatori guardano con preoccupazione al futuro. Nel frattempo si discute di aperture del mercato agricolo tramite l’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) o le relazione con l’Unione europea (UE). La Svizzera è ancora un’isola a prezzi elevati ed i contadini sono spaventati dalla concorrenza.

Quello che ci chiedono i nostri membri è di contribuire a vendere i loro prodotti, esplorando nuovi potenziali mercati, anche all’estero.

swissinfo: Quale sarà la strada futura del bio in Svizzera? Necessitate di un maggiore supporto da parte del governo?

M.A.: Se leggiamo la Costituzione svizzera, l’ecologia gode di una certa importanza. Ma notiamo che le autorità non implementano a sufficienza le norme costituzionali nella legislazione. Ci sono potenti lobby che fanno pressione dicendo che l’ecologia è troppo cara.

D’altra parte, non penso che la risoluzione dei nostri problemi sia un compito dello Stato. Noi vogliamo sviluppare il nostro potenziale, esportare, innovare senza aver troppo a che fare con la burocrazia o le questioni doganali.

Se consideriamo lo sviluppo dei costi alla produzione negli ultimi 20 anni, notiamo che sono calati molto di più in Svizzera rispetto a tutti gli altri Stati. Ci sono state riforme strutturali, riduzioni dei costi degli input (ad esempio delle sememze) e un marketing più efficiente.

swissinfo: Crede che il declino delle vendite potrà essere invertito?

M.A.: Siamo in una fase critica. Ma l’atteggiamento della società rimane favorevole nei confronti dei prodotti bio. La gente vuole vivere più a lungo, in modo più sano ed ecologicamente sostenibile. Dobbiamo soltanto comunicare in modo che i consumatori capiscano che i prodotti bio sono uno degli elementi di uno stile di vita più sano.

swissinfo: Bio Suisse ha 25 anni. Come celebrerete l’anniversario?

M.A.: È un evento molto importante e intendiamo festeggiare. Il 18 agosto inviteremo contadini, produttori, consumatori e tutti gli interessati sulla piazza federale di Berna, di fronte al Palazzo federale, per una grande festa.

La storia dei prodotti bio in Svizzera è un successo, forse il principale successo dell’agricoltura nazionale nello scorso decennio. Speriamo di poter affermare altrettanto tra altri 25 anni.

Intervista a cura di swissinfo, Morven McLean
(traduzione: swissinfo, Marzio Pescia)

Bio Suisse è nata il primo settembre 1981 a Basilea.

L’associazione riunisce 33 organizzazioni d’agricoltura biologica.

L’agricoltura bio è stata ufficialmente riconosciuta dalla Svizzera nel 1998, quando entrò in vigore un’ordinanza federale sul settore.

Nel 2005, le vendite del settore bio in Svizzera sono calate dello 0.5% rispetto all’anno precedente, raggiungendo 1.183 miliardi di franchi.
Mentre frutta, verdura e uova hanno aumentato la loro cifra d’affari, le vendite di latte e carne si sono ridotte.
Le aziende agricole che rispettano i principi di Bio Suisse (divieto di fertilizzanti e pesticidi) sono 6’114.
Rappresentano circa l’11% del mondo agricolo nazionale.

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