L’allarme climatico ha un’eco anche in Svizzera
Economisti e climatologi svizzeri sperano che il catastrofico rapporto sul clima redatto in Gran Bretagna dia nuovo slancio alla lotta contro il surriscaldamento del pianeta.
Lo studio, pubblicato lunedì, è stato realizzato dall’ex capo economista della Banca Mondiale Nicholas Stern e preannuncia costi stellari in caso di mancato intervento.
Le previsioni di Stern dicono che l’economia globale potrebbe restringersi del 20% se almeno l’1% dell’attuale produzione globale non verrà destinato alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Numerosi esperti hanno descritto il rapporto come una “svolta” nel dibattito sui cambiamenti climatici.
Martin Beniston, climatologo presso l’Università di Ginevra, dice a swissinfo che il rapporto Stern rappresenta la prima significativa analisi economica globale sui pericoli del surriscaldamento.
“Siamo andati oltre al messaggio secondo il quale, se andiamo avanti così ci saranno molti sconvolgimenti nell’ambiente”, rileva. “Gli avvertimenti contenuti nel rapporto non hanno raggiunto soltanto la comunità scientifica ma pure le cerchie economiche”.
Beniston si rallegra del fatto che i recenti balzi del prezzo del petrolio hanno già spinto numerose aziende a rivedere i loro consumi d’energia, indipendentemente dal grado d’attenzione prestato ai problemi ambientali globali.
Secondo l’esperto, l’importanza del mondo industriale ed economico nella lotta contro i cambiamenti climatici è primordiale. Lo dimostra il fatto che il rapporto di diverse centinaia di pagine è stato redatto da un ex capo economista della Banca Mondiale.
“Avrà un’influenza positiva su quelle società che non sapevano bene se intraprendere o meno qualche azione. Questo messaggio potrebbe spingerle nella buona direzione”, aggiunge.
Rapporto svizzero
Anche per Markus Nauser, consigliere scientifico presso la sezione clima dell’Ufficio federale dell’ambiente, i risultati del rapporto sono importanti e saranno studiati dal governo elvetico.
“Ritengo si tratti di un importante contributo alle discussioni. Lo studio presenta nuovi dati che supportano le nostre analisi”, aggiunge.
Secondo Nauser, lo studio avrà un impatto sul modo in cui il mondo del business guarda ai cambiamenti climatici e alla necessità di trovare delle fonti d’energia e delle tecnologie alternative.
“Una parte del mondo economico è già oggi consapevole dei rischi causati dall’effetto serra”, spiega. “Ad esempio le compagnie di riassicurazione vi prestano attenzione da molti anni e sono state seguite da tutto un altro settore che insegue opportunità di fare affari sviluppando nuove tecnologie”.
L’Ufficio federale dell’ambiente sta realizzando un proprio studio sull’impatto economico del surriscaldamento climatico in Svizzera. Nauser ritiene che questo rapporto potrà fornire alle autorità un’idea dei costi dell’inazione e permettere loro di sviluppare “una miscela di misure di mitigazione o adattamento”.
Ridurre le emissioni
Urs Näf, responsabile delle questioni energetiche e ambientali presso economiesuisse, l’organizzazione mantello del padronato svizzero, concorda con le “diagnosi” del rapporto Stern.
Secondo Näf, la sfida futura sarà la ricerca di un modo per coinvolgere tutti i paesi negli sforzi di riduzione delle emissioni nocive. Gli sforzi attuali sono limitati dal fatto che alcuni Stati devono centrare degli obiettivi mentre altri non hanno alcuna costrizione. Ciò, dice Näf, è all’origine di “una distorsione commerciale”.
“Nessuno vuole degli obblighi unilaterali che ostacolino la propria crescita ed i propri affari”, sottolinea. “Occorre un approccio globale, firmato da tutti i paesi”.
Näf ricorda infine la creazione della Fondazione “Centesimo per il clima” quale esempio di un’azione volontaria da parte dell’economia svizzera. La Fondazione, lanciata lo scorso ottobre, investe annualmente 100 milioni di franchi in progetti destinati alla riduzione delle emissioni dei gas all’origine dell’effetto serra. I fondi sono garantiti dalla riscossione di 1.5 centesimi per litro di benzina e carburante diesel importato.
swissinfo, Adam Beaumont
(traduzione: swissinfo, Marzio Pescia)
La Svizzera si è impegnata a ridurre i propri livelli di emissione di anidride carbonica del 10% entro il 2010.
La legge svizzera sul CO2 è entrata in vigore nel 2000 e prevede delle misure addizionali nel caso in cui gli obiettivi non saranno raggiunti per mezzo di azioni volontarie.
In ottobre, le autorità hanno provvisoriamente introdotto un prelevamento sulla benzina e sul diesel per alimentare la Fondazione “Centesimo per il clima”, rifiutando il concetto di una tassa obbligatoria sul CO2.
In assenza di provvedimenti urgenti contro il surriscaldamento climatico, la temperatura mondiale potrà crescere di 5 gradi centigradi nel corso del prossimo secolo, causando inondazioni, siccità e creando 200 milioni di nuovi profughi.
Il rapporto dice che la stabilizzazione delle emissioni di gas ad effetto serra nell’atmosfera costerà circa l’1% del reddito generato dalle economie mondiali fino al 2050. La mancata azione potrebbe ridurre i consumi globali del 5-20%.
Il mondo è quindi chiamato ad orientarsi verso un’economia capace di contenere le emissioni di anidride carbonica e i governi dovrebbero tassare e regolamentare questo tipo di gas. Sarà vitale lo sviluppo di nuove tecnologie. I paesi ricchi dovranno sostenere quelli poveri nell’imboccare questa via.
Il rapporto precede una Conferenza dell’ONU sul clima che si svolgerà settimana prossima a Nairobi con l’obiettivo di prolungare il protocollo di Kyoto, che scade nel 2012.
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