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L’OCSE tende una mano alla Svizzera

Keystone

Dopo gli attriti per l'inclusione della Confederazione nella lista grigia dell'OCSE, Angel Gurria ha inviato una lettera a Hans-Rudolf Merz, in cui cerca di avvicinarsi alla Svizzera. Nella missiva, di cui swissinfo ha ottenuto una copia in esclusiva, il segretario dell'OCSE rassicura il presidente della Confederazione.

L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) il 7 maggio ha scritto un nuovo capitolo della storia epistolare iniziata poco più di un mese fa con la Svizzera. Gurria ha risposto alla lettera inviatagli da Merz il 28 aprile.

In un tono cordiale, che contrasta con la bruschezza delle comunicazioni precedenti, l’economista messicano dimostra di voler fumare il calumet della pace. “Desideriamo dare il nostro aiuto. Ma, per favore, non uccidete il messaggero. Siamo parte della soluzione, non il problema”, rileva Gurria.

La Svizzera contesta apertamente la propria iscrizione sulla “lista grigia” stilata dall’OCSE e pubblicata il 2 aprile a Londra a margine del vertice del G-20. Nell’elenco sono catalogati paesi che hanno annunciato di voler rispettare gli standard dell’OCSE, ma che non li hanno ancora applicati concretamente.

Come si ricorderà, Berna aveva annunciato il 13 marzo un’ambiziosa riforma del segreto bancario elvetico. La Confederazione credeva che quel gesto senza precedenti le sarebbe valso l’inclusione nella “lista bianca” dell’OCSE, sulla quale figurano paesi quali gli Stati Uniti, la Francia e la Germania. Le speranze elvetiche sono però state deluse.

Autonomia dell’OCSE

Nella risposta al presidente della Confederazione, datata del 7 maggio e firmata da Angel Gurria, è fatto minuziosamente il punto per ognuno degli interrogativi, tecnici e politici, sollevati da Merz.

All’obiezione formulata da Merz, secondo cui la Svizzera, pur essendo membro di pieno diritto dell’OCSE, non è stata informata preventivamente della sua inclusione sulla “lista grigia”, Gurria replica che si tratta di una prassi normale.

L’OCSE pubblica periodicamente informazioni rilevanti su tutti i paesi membri, senza sollecitare ogni volta il loro consenso formale. Ciò fa parte dell’indipendenza, della credibilità e dell’autorità di cui gode la segreteria generale dell’istituzione, sottolinea Gurria.

Il segretario generale qualifica di “sviluppo positivo” l’intento della Svizzera di ampliare lo scambio di informazioni in materia fiscale, conformemente alle disposizioni dell’OCSE. Gurria precisa di averlo puntualmente segnalato al ministro delle finanze britannico Alistair Darling.

Comunque la Svizzera sapeva perfettamente che, nei mesi precedenti il vertice del G-20, la tolleranza della comunità internazionale per l’evasione fiscale si assottigliava di giorno in giorno. L’intenzione di allentare il segreto bancario effettivamente c’era. Ma era stata presentata solo poco tempo prima del vertice. Perciò era difficile concretizzarla, osserva Angel Gurria.

Il segretario dell’OCSE scrive che la sua posizione non era quella del G-20. Puntualizza che quello stesso 2 aprile egli ha detto di ritenere “che la Svizzera non meritasse di essere menzionata in quel contesto” (della lista grigia, Ndr.).

Criteri opachi

Nella sua lettera, Hans-Rudolf Merz parlava di “punti non chiari” e chiedeva quali fossero i criteri di allestimento della lista. L’economista messicano risponde che sono state esaminate le 84 giurisdizioni sotto monitoraggio del Global Forum (GF) dell’OCSE. Le valutazioni di quest’ultimo tengono conto anche di quelle degli osservatori del Committee of Fiscal Affairs (CFA, Comitato per le questioni fiscali) e riguardano i paesi considerati paradisi fiscali dall’OCSE nel 2000 e altri centri finanziari non trasparenti inclusi nel Rapporto di Berlino del GF del 2004.

Gurria rammenta che la Svizzera ha risposto alle informazioni sollecitate dal GF dal 2004 al 2008. Ciò prova che era a conoscenza di tutto il processo che ha portato alla classificazione presentata a Londra.

Circa i criteri qualitativi e quantitativi applicati ai paesi iscritti sulla lista, il segretario dell’OCSE afferma che non ci sono valutazioni soggettive. Si verifica se sono soddisfatti gli standard internazionali, come quelli fissati dall’articolo 26 del modello di Convenzione dell’OCSE (del 2005).

Fra le condizioni, ogni singolo paese deve avere al minimo dodici accordi bilaterali di scambio di informazioni in materia fiscale. Gurria ricorda che questa soglia minima è stata fissata nel 2008 in un forum di questioni tributarie vincolato all’OCSE. Il segretario generale aggiunge che la decisione è stata comunicata a tutti gli 84 paesi monitorati.

I privilegiati

Il presidente della Confederazione aveva chiesto perché alcuni membri del G-20 non erano stati inclusi nella lista grigia, alludendo a paesi come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna in cui vi sono strumenti giuridici (trust) e territori opachi dal profilo fiscale.

Il segretario generale dell’OCSE assicura che il processo per impedire e reprimere l’evasione fiscale è globale. Il primo ministro britannico Gordon Brown ha scritto a tutte le giurisdizioni collegate al Regno Unito per esortarle ad adeguarsi agli standard internazionali entro la prossima riunione del G20 prevista in settembre. Il Congresso americano sta studiando sanzioni per gli Stati che non rispettano le regole internazionali, spiega Gurria.

Riguardo alla valutazione dell’OCSE della qualità e della puntualità dello scambio delle informazioni fiscali fra i governi, il segretario generale afferma la priorità per ora è data all’esistenza dei relativi meccanismi legali. In seguito si esamineranno i progressi.

Angel Gurria ribadisce che la Svizzera è invitata a prendere parte ai lavori internazionali in materia tributaria che si svolgeranno prossimamente, come il Forum on Harmful Tax Practices (13-14 maggio) e la riunione del CFA dell’OCSE (28-29 giugno).

L’economista messicano loda l’interesse dimostrato dalla Svizzera per agevolare i negoziati per concludere nuove Convenzioni di doppia imposizione e per la revisione degli accordi esistenti. Merz il 6 maggio ha confermato che la Confederazione cercherà di negoziare i dodici accordi richiesti prima del 31 dicembre. “Sarà un piacere per l’OCSE” poter dare una mano, commenta Gurria.

Andrea Ornelas, swissinfo.ch
(Traduzione dallo spagnolo: Sonia Fenazzi)

La Confederazione non intende cancellare i contributi volontari all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) dopo l’inclusione della Svizzera nella lista grigia dei poco cooperativi in materia fiscale.

Nella risposta all’interpellanza del senatore Peter Briner, pubblicata il 7 maggio, il consiglio federale (governo elvetico) ricorda che la Svizzera si è limitata a sospendere un credito di 136 mila euro destinato alla collaborazione fra OCSE e G20.

Un taglio dei contributi volontari, come proposto dal senatore, non è nell’interesse della Svizzera, sottolinea il consiglio federale. La diminuzione o la soppressione dei contributi volontari “ridurrebbe la capacità d’influenza del nostro Paese in seno all’OCSE, privandolo così della possibilità di ricorrere a utili strumenti di analisi”.

Nel 2008 i contributi obbligatori dalla Svizzera all’OCSE ammontavano a 8,1 milioni di franchi. A questi si aggiungono contributi volontari per circa 2 milioni di franchi.

Il Global Forum elabora gli standard per la trasparenza e lo scambio di informazioni.

Verifica quindi regolarmente se i paesi soddisfano tali standard.

È stato creato nel 2000 ed era stato inizialmente stato aperto a tutti i paesi membri dell’OCSE e a tutte le giurisdizioni individuate come paradisi fiscali che si erano impegnati ad applicare i principi di trasparenza e a scambiare effettivamente le informazioni in materia fiscale.

Dal 2004 sono stati invitati ai lavori anche altri paesi considerati paradisi fiscali non cooperativi.

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