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L’OCSE vuole ristabilire la fiducia

Reuters

La crisi – e cos'altro sennò? – è il tema principale della grande appuntamento annuale dell'OCSE. Dal 23 al 25 giugno a Parigi, il Forum e il Consiglio dell'organizzazione discuteranno sugli insegnamenti da trarre da questa crisi.

“La crisi e al di là, per un’economia più forte, più sana e più giusta”: dopo il riscaldamento climatico un anno fa, il tema scelto in occasione del Forum e della riunione ministeriale 2009 dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico era praticamente d’obbligo.

Durante questi tre giorni, il club che riunisce principalmente i paesi democratici e industrializzati dibatte con intellettuali, leader di ONG e capitani d’impresa, per poi riunirsi in piccoli comitati al fine di prendere delle decisioni ed emanare delle raccomandazioni. Lo scopo è appunto di scandagliare le grandi problematiche attuali.

“Senza equivalenti storici”

Quest’anno la riunione ministeriale è presieduta dal primo ministro sudcoreano Han Seung-soo. Nel suo messaggio inaugurale Han Seung-soo porrà l’accento sul fatto che il mondo ha già attraversato molte crisi, ma che “quella attuale non ha nessun equivalente storico a causa della mondializzazione e dell’ampiezza delle turbolenze finanziarie”.

Affermazioni, queste, che non sono fatte sicuramente senza cognizione di causa. Reputata per la qualità delle sue statistiche e delle sue analisi, l’OCSE offre una banca dati praticamente unica al mondo.

E le cifre sono tutt’altro che rassicuranti: solo tra gennaio e aprile del 2009, più di 11 milioni di persone hanno perso il posto di lavoro nei 30 paesi che fanno parte dell’organizzazione e il loro numero potrebbe superare quota 25 milioni alla fine dell’anno prossimo.

Un’economia “più pulita”

Anche secondo Angel Gurria stiamo vivendo “la peggiore crisi globale della nostra epoca”. Nel suo messaggio, il segretario generale dell’OCSE avverte i governi di non lasciarsi accecare da eventuali segnali di ripresa e di proseguire gli sforzi, poiché il rallentamento colpirà dappertutto, “anche nei paesi emergenti”.

Per uscire dal tunnel, i politici dovranno ancora intervenire nell’economia e legiferare affinché gli interessi privati non prendano il sopravvento su quelli pubblici. “Se vi è un modo per i governi di riguadagnare la fiducia dei cittadini è di rendere l’economia più pulita”, scrive Angel Gurria.

Il segretario generale dell’OCSE esorta pure il mondo a non dimenticare la lotta contro i cambiamenti climatici, poiché l’umanità potrà uscire da questa crisi solo grazie allo sviluppo sostenibile.

Sotto sorveglianza

Oltre a questi temi sul medio e lungo termine, nella sua agenda l’OCSE contempla pure la lotta contro i paradisi fiscali. In concomitanza con l’inizio della conferenza parigina, martedì 23 giugno si terrà una riunione informale a Berlino dedicata a questa problematica. Il ministro delle finanze elvetico Hans-Rudolf Merz rappresenterà la Svizzera.

La Francia e la Germania, che hanno convocato l’incontro, vogliono esaminare i progressi compiuti negli ultimi mesi in materia di revisione degli accordi di doppia imposizione.

Inserita in aprile sulla cosiddetta “lista grigia” dei paesi non cooperativi in materia di lotta all’evasione fiscale, la Svizzera ha un anno di tempo per concludere almeno 12 accordi che rispettano i criteri dell’OCSE, segnatamente per quanto concerne lo scambio di informazioni in caso di evasione fiscale. Per il momento ne sono stati rinegoziati cinque.

Evitare gli intoppi

E che aria tira nei corridoi del Castello de la Muette, sede dell’organizzazione? Gli svizzeri sono osservati con sospetto? “No, per niente, risponde Eric Martin, ambasciatore elvetico presso l’OCSE. Certo, abbiamo vissuto un periodo un po’ difficile, con questi scambi di lettere e qualche frizione, ma siamo fiduciosi che durante la riunione ministeriale tutto andrà a posto”.

La Svizzera ha in effetti chiesto garanzie che in futuro, quando il segretario generale trasmetterà informazioni sensibili su un paese membro, quest’ultimo venga consultato in anticipo. “In questo modo questo genere di intoppi non dovrebbero più riprodursi”, precisa il diplomatico.

Ancora Doris Leuthard

Comunque sia, quest’anno la Svizzera godrà di minor visibilità rispetto al 2008, quando la ministra dell’economia Doris Leuthard destò un’ottima impressione a La Muette, sia per i suoi interventi che per i suoi talenti di moderatrice durante le tavole rotonde.

“È solo una questione di calendario, spiega Eric Martin. Lo scorso anno la Svizzera assicurava la vicepresidenza della riunione. Questa volta vi sarà comunque Jean-Daniel Gerber, segretario di Stato all’economia, che parteciperà alla tavola rotonda sull’integrità fiscale, un dibattito chiave per noi”.

Doris Leuthard, da parte sua, rappresenterà la Svizzera nella riunione ministeriale, ma non prenderà parte al Forum.

Marc-André Miserez, swissinfo.ch
(traduzione di Daniele Mariani)

Creata nel 1948, l’Organizzazione europea di cooperazione economica nasce dall’esigenza di gestire al meglio gli aiuti del piano Marshall per la ricostruzione dell’Europa.

Nel 1961 diventa l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Composta inizialmente da 16 paesi, oggi ne raggruppa 30, tra cui la Svizzera.

Da quando ha sostituito l’OECE, l’organizzazione ha per missione di rafforzare l’economia degli Stati membri, di promuovere l’economia di mercato e di contribuire alla crescita dei paesi industrializzati e in via di sviluppo.

Una delle attività principali dell’OCSE è di effettuare ricerche su tematiche economiche, sociali o ambientali, spesso centrate su singoli paesi. Ogni anno pubblica tra 300 e 500 rapporti.

L’OCSE ha un budget annuo di 550 milioni di franchi svizzeri circa e impiega nel suo segretariato di Parigi 2’500 persone.

14% della popolazione mondiale

76% del prodotto nazionale lordo mondiale

84% del commercio mondiale

97% dell’aiuto pubblico allo sviluppo

49% delle emissioni mondiali di CO2

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