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La crescita come quasi certezza

Grazie ai consumi, il Prodotto interno lordo della Svizzera è sulla buona strada Keystone

Secondo le previsioni, nell'anno appena iniziato la crescita del Prodotto interno lordo della Svizzera dovrebbe situarsi tra l'1,6% e il 2,2%.

Tenendo conto di un possibile margine di errore superiore ad un punto percentuale, la sola conclusione plausibile è che l’economia svizzera continuerà a crescere. A meno di eventi disastrosi.

L’autunno scorso il giornale bernese “Der Bund” si è dedicato ad un piccolo ed istruttivo gioco. Ha paragonato le previsioni di crescita economica dei principali “guru” dell’economia elvetica con la realtà dei fatti.

La sua conclusione è lampante: negli ultimi cinque anni si sono sbagliati, nelle previsioni stimate in autunno per l’anno successivo, di oltre un punto percentuale.

Detto altrimenti, quando gli economisti annunciano una crescita dell’1,5%, al punto di arrivo, ossia al momento della verifica, può aver raggiunto lo 0,5% o il 2,5%. A Losanna il professor Aurelio Mattei si situa attorno ad un margine d’errore comparabile, dopo aver consacrato un’intera carriera in questo ambito.

Se prendiamo in considerazione l’anno che sta per finire, per esempio, gli indicatori di crescita definitivi non sono ancora noti. Ma l’economista di Losanna stima che oltrepasseranno le previsioni formulate nell’autunno 2005, le quali avevano sottovalutato il dinamismo delle esportazioni e non erano riuscite ad anticipare il deprezzamento del franco svizzero sull’euro.

Margini di errore

“L’avvenire – spiega Aurelio Mattei – è difficile da prevedere. Specialmente in un paese piccolo come la Svizzera, dove i fattori che vanno presi in considerazione sono molteplici. Gli errori sono più piccoli negli Stati Uniti, un paese che dipende in misura minore dall’estero. Si situano, negli USA, attorno a 0,6-0,8 punti”.

Secondo l’economista, questi margini di errore non mettono comunque in discussione le previsioni economiche riguardanti la crescita. Previsioni che si rivelano peraltro molto utili, giacché permettono alle imprese di preparare i loro budget.

Malgrado le loro imprecisioni, all’economia svizzera assicurano per il 2007 un periodo senza recessione, a meno di un evento disastroso (crisi economica negli USA, terrorismo, ecc…) capace di ripercuotersi sull’andamento dell’economia mondiale.

Il fattore della volatilità

In un periodo di forte volatilità delle cifre economiche – come quelle degli ultimi anni – economisti ed analisti finanziari hanno tendenza a sbagliarsi in misura maggiore rispetto a situazioni di stabilità. Un’altra constatazione del “Bund” confermata da Aurelio Mattei.

“Il metodo di previsione più debole – osserva Mattei – è quello di riprendere la cifra della crescita dell’anno che sta per finire. In questo caso ci si sbaglia solo di 1,5 punti”. “Ma quando il Prodotto interno lordo varia molto, l’errore diventa più evidente per colpa delle cause all’origine di tale variazione. Cause che non sempre è possibile prevedere. Un principio, questo, che si applica a tutte le previsioni”.

Un orizzonte coperto

Sulla base delle sue ricerche, il quotidiano bernese constata che i professionisti delle previsioni economiche non per nulla sono tali. A corto termine le loro previsioni sono più affidabili rispetto ad un approccio che si accontenta di anticipare una crescita dell’economia svizzera (spesso valutata a 1,5%) sulla base di un potenziale a lungo termine

Al di là di 15-18 mesi, tuttavia, i pronostici degli esperti hanno un valore simile alla lettura del volo degli uccelli nel cielo. Per Aurelio Mattei il limite della credibilità non oltrepasserebbe un anno. Esattamente come la meteo, le previsioni economiche si basano su modelli matematici la cui affidabilità decresce quanto più l’orizzonte si allontana.

Una crescita frenata

Detto questo, dopo un anno di forte crescita del Prodotto interno lordo su scala nazionale – più del 2,5% – gli economisti stimano che un punto di flessione è stato raggiunto. Essendo sempre attuale, la crescita dell’anno prossima sarà inevitabilmente più debole.

“Continui e successivi periodi di forte crescita – osserva Mattei – si verificano solo molto raramente. E’ probabile che il 2007 sarà meno buono rispetto al 2006”. Pur astratta che sia, la progressione del Prodotto interno lordo avrà comunque una conseguenza concreta sul mercato del lavoro.

“La crescita dell’occupazione, che si manifesta spesso in ritardo – commenta l’esperto – è una conseguenza diretta della crescita globale”.

Le cifre del Segretariato di Stato all’economia (seco) lo dimostrano. Sulla base di una crescita economica scontata dell’1,7% nel 2007 (2,7% nel 2006), il seco prevede per quest’anno un tasso di disoccupazione del 3,3%. E un rallegrante 2,8% per l’anno prossimo.

swissinfo, Pierre-François Besson
(traduzione e adattamento dal francese Françoise Gehring)

Il Prodotto Interno Lordo (PIL) è il valore complessivo dei beni e servizi finali prodotti all’interno di un paese in un certo intervallo di tempo (solitamente l’anno).

È considerato la misura della ricchezza prodotta in un Paese e la più ampia riguardante l’attività economica.

Il PIL non tiene conto della nazionalità delle imprese che producono tali beni e servizi in Svizzera. Aggiungendo i guadagni ricevuti dall’estero da residenti svizzeri e sottraendo i guadagni versati a residenti all’estero, si ottiene il PNL.

Il CREA prevede un aumento dell’ 1,6%.
Secondo il seco la crescita si aggira attorno all’1,7%.
L’ UBS prevede un rialzo dell’1,8%.
La BNS indica una crescita dell’ 1,8%.
Secondo l’istituto di studi congiunturali BAK (Basilea) la crescita prevista è del 2%.
Per l’altro centro di studi, il KOF (Zurigo), la crescita è leggermente superiore, pari cioè al 2,1%.
Il CSG prevede una crescita del 2%, mentre l’OCSE del 2,2%.

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