La fattura dell’impennata del petrolio
In Svizzera, come altrove, i prezzi della benzina, del diesel e della nafta continuano a salire dall'inizio dell'anno, e rischiano di ripercuotersi negativamente sulla ripresa economica.
Lo spettro della penuria ha fatto salire il prezzo del greggio fino a 45 dollari al barile. Ma per ora gli esperti non sembrano allarmarsi troppo.
I primi a risentirne sono gli automobilisti. Anche se l’aumento si esprime in centesimi al litro, dall’inizio dell’anno i centesimi sono oramai una ventina, e alla pompa di benzina bisogna oramai sborsare un prezzo che si aggira sul franco e 50 per un litro di «normale 95» senza piombo.
Ma anche la nafta da riscaldamento non sta indietro: in poco tempo il prezzo è passato da 43 a 53 franchi per cento litri.
E l’economia più in generale? C’è veramente il rischio che il prezzo dell’oro nero possa compromettere la tanto agognata ripresa economica?
Ripercussioni contenute
Il parere degli specialisti sembra escludere sviluppi troppo negativi. I continui aumenti del prezzo del petrolio potranno sì rallentare, ma non precludere la ripresa economica in Svizzera: a dirlo, tra gli altri, è anche Aymo Brunetti, capo economista presso il Segretariato di stato dell’economia (seco).
Per Brunetti, l’attuale situazione non è paragonabile alla crisi degli anni 70 e 80, anche perché da orami parecchio tempo il prezzo del petrolio si situa a un livello molto alto, e gli aumenti sono di conseguenza meno marcati.
D’altronde, le ripercussioni del prezzo del petrolio sul prodotto interno lordo sono molto contenute: anche secondo le previsioni più osate, si parla di decimi di punto. Sempre secondo Brunetti, più che il petrolio, per l’economia svizzera è importante l’andamento positivo della congiuntura internazionale.
Anche Jeremy Baker, analista del Credit Suisse per il settore energetico, non sembra molto allarmato dalla situazione sui mercati petroliferi, perché ritiene che la debolezza del dollaro riuscirà a neutralizzare il rincaro ancora per parecchio tempo.
«Anche se a breve scadenza», aggiunge lo specialista, «non è da escludere un rialzo della moneta americana, dopo l’aumento del tasso di interesse deciso dalla banca centrale statunitense».
E d’altronde il rialzo dei prezzi del petrolio non ha sempre effetti diretti sul consumo. «Soltanto allorché i prezzi aumentano da 25 a 30 dollari al barile», spiega Jeremy Baker, «si constata un cambiamento di comportamento da parte dei consumatori. E il prossimo passo lo si ha con aumenti da 45 a 60 dollari».
Previsioni difficili
In ogni modo, non è semplice fare delle previsioni attendibili, data la complessità della situazione. Lo afferma anche Emmanuel Gautrot, della Banca Pictet di Ginevra, per il quale «a corto termine, la volatilità dei prezzi rischia di rimanere molto alta, per cui non si può escludere che il prezzo del barile tocchi anche i 50 dollari».
Tuttavia, l’analista finanziario non crede che l’oro nero rimarrà a lungo a tali livelli. «A medio termine», specifica, «il prezzo del greggio si asseterà sui 35 – 40 dollari al barile, soprattutto se si troveranno soluzioni in Russia e nel Venezuela».
Il mercato mondiale del petrolio è infatti condizionato da numerosi fattori, primi fra tutti quelli che regolano l’offerta. E in questo ambito, lo specialista della banca Pictet individua tre dei maggiori produttori.
Innanzitutto l’Iraq, dove non è ancora ripresa la normale produzione di prima della guerra e le installazioni petrolifere sono sempre oggetto di sabotaggio.
«E poi la Russia, dove nessuno sa come finirà l’affare Yukos», aggiunge Emmanule Gautrot. «Senza contare», continua l’analista finanziario, «i dubbi legati al referendum presidenziale di questa fine settimana in Venezuela, con una situazione socio-politica molto tesa e il rischio di scioperi».
Svantaggiati i distributori
Intanto in Svizzera, tra i settori più toccati figura quello dell’olio da riscaldamento. «Mentre i grossi produttori continuano a fare affari», afferma Daniel Sieber, «sono i commercianti e i distributori di nafta a subire le ripercussioni degli aumenti di prezzo».
«Molti clienti», dice il direttore della Oel-Pool AG, una società che raggruppa una dozzina di commercianti e distributori di prodotti petroliferi, «non acquistano ancora il combustibile per l’inverno, aspettando che i prezzi diminuiscano».
Ma al più tardi verso la fine dell’autunno, quando si tratterà di riempire i serbatoi, i distributori saranno messi a dura prova: «Perché sebbene i prezzi non saranno diminuiti sensibilmente, tutti saranno costretti a fare il pieno contemporaneamente», prevede Daniel Sieber.
Se l’inverno rimarrà caldo sul fronte del petrolio, qualcuno rischierà quindi di rimanere al freddo per mancanza di nafta.
swissinfo
Dall’inizio dell’anno il prezzo della benzina è aumentato di 20 centesimi a circa 1 franco e 50 il litro.
Quello della nafta di 10 centesimi a 53 centesimi il litro.
Il prezzo di un litro di benzina a Fr. 1.47 (esempio) si compone di: 47 cts per il prodotto raffinato, 15 cts per la distribuzione (incluso il guadagno da 1 a 5 cts del benzinaio) e 85 centesimi di tasse (di cui 10 centesimi per l’IVA).
Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, la domanda mondiale del greggio aumenterà quest’anno del 3,2 per cento. Un aumento definito «stupefacente».
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