La fine dell’aviazione civile nazionale?
Per il presidente di Swiss, Pietre Bouw, la nazionalità di una compagnia conta sempre meno. E gli accordi fra Airlines - che Swiss non ha ancora - acquistano importanza.
Smentiti invece i problemi di liquidità della compagnia sorta dalle ceneri di Swissair con un accordo tra economia e Stato.
Le cattive notizie per l’aviazione civile si cumulano dall’11 settembre del 2001. Con la crisi in Iraq e in maniera ancora maggiore con l’epidemia di SARS che ha colpito l’estremo oriente, tutte le compagnie aeree sono obbligate a rivedere i loro piani aziendali.
Analoga la situazione per Swiss. La compagnia ha presentato recentemente i risultati che sarebbero migliori di quanto previsto nel programma di lancio, ma comunque in profondo rosso.
Il 9 aprile la compagnia ha presentato un ulteriore piano di ristrutturazione per assicurare un futuro alla compagnia di bandiera, nata da un accordo fra economia privata elvetica e enti statali.
Liquidità agli sgoccioli?
Da alcune settimane le voci sull’imminenza del tracollo della compagnia non si placano. Sono anche circolate voci di un possibile rilevamento di Swiss da parte della tedesca Lufthansa. Le riserve di liquidità starebbero per svanire come neve al sole.
Notizie prontamente smentite dalla direzione. Le perdite nel primo trimestre 2003 sono inferiori alla cifra di 300 milioni di franchi, riportata dalla stampa, «e il risultato dei mesi estivi sarà sensibilmente migliore», si fa sapere senza tradire ulteriori dettagli.
E nell’edizione di sabato del settimanale economico «Finanz und Wirtschaft», il presidente del consiglio d’amministrazione, l’olandese Pieter Bouw, scende in campo per difendere la sua compagnia. «Per il momento Swiss non ha alcun problema di liquidità», ha ribadito Bouw.
Quale compagnia di bandiera?
Inoltre, ha affermato, in futuro la questione della nazionalità di una compagnia aerea non avrà alcuna importanza. Secondo Bouw, i mercati devono aprirsi maggiormente e facilitare la partecipazione oltre frontiera. Dunque, malgrado il capitale tutto svizzero confluito in Swiss, le alleanze strategiche hanno la precedenza.
Le speculazioni verso una perdita d’identità sono dunque secondarie. Il posizionamento sul mercato globale sarebbe più importante di un ancoramento territoriale. A Swiss, dunque, lo stesso destino toccato a Alitalia, che per rientrare in zona salvezza ha ridimensionato gran parte delle destinazioni e dei servizi a favore dell’alleanza «Sky Team», dominata da Air France?
Bouw conferma che le trattative per raggiungere un’intesa con altre compagnie aeree continuano, pur volendo mantenere un’identità specifica. Distante è ormai l’accesso ad una delle due grandi alleanze, «Sky Team» e «One World». Nomi di altri possibili partner non sono ancora trapelati dalla direzione di Swiss.
Avanti sulla linea del risparmio
Il presidente del cda di Swiss intende comunque proseguire nel programma volto a diminuire i costi e aumentare le entrate della compagnia. Per quanto riguarda i costi fissi, sono in corso trattative in particolare con Unique (l’aeroporto di Zurigo-Kloten) e Skyguide (controllori di volo).
Per quanto tempo ancora la compagnia potrà proseguire la sua attività aerea, dipenderà in primo luogo dalla sua capacità di ridurre i costi, ha ripetuto Bouw. Per il momento non si prevede di ritoccare i salari, ma se dovesse essere necessario, allora Swiss potrebbe decidere di ridurre ulteriormente le sue capacità.
swissinfo e agenzie
La grave situazione, che sta attraversando il settore del trasporto aereo, è acuita dalla guerra in Iraq e dall’epidemia di SARS.
Swiss ha annunciato un nuovo piano di ristrutturazione della compagnia entro metà maggio, dopo aver annunciato perdite per il 2002 di 980 milioni di franchi.
C’è già stata una riduzione dei voli a lunga distanza oltreoceano.
La direzione di Swiss considera troppo costose le prestazioni e i servizi dei principali fornitori della compagnia, tra cui l’aeroporto di Zurigo-Kloten.
Secondo Bouw, per il momento non vi è comunque il rischio di un grounding e Swiss non intende chiedere un nuovo contributo finanziario alla Confederazione.
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