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La Posta sul cammino della liberalizzazione

I pacchi del futuro vestiranno ancora di giallo? Die Post

Il tre ottobre di quest'anno il Consiglio nazionale ha dato il via libera alla graduale liberalizzazione del mercato postale.

A partire dal 2004 il trasporto di pacchi sarà completamente aperto alla concorrenza.

La Posta perderà il monopolio che ancora conservava sui pacchi di peso inferiore ai due chili. Un ulteriore passo sarà effettuato nel 2006 quando si aprirà il mercato per le lettere che superano i 100 grammi.

Le reazioni a questa decisione sono contrastanti. Secondo Claude Defoundoux, responsabile della pianificazione strategica dell’Unione postale universale, si tratta di un passo inevitabile.

La tendenza alla liberalizzazione è dominante a livello internazionale. Il commercio fa sparire le frontiere e il compito principale dello Stato è di vegliare affinché sul suo territorio sia garantito un sistema di concorrenza leale.

La Posta: in Svizzera come all’estero?

A livello internazionale, il mercato liberalizzato non è una novità per la Posta svizzera, attiva ormai da anni anche all’estero.

Ne è un esempio l’ufficio postale di New York, finito sotto le luci della ribalta nel novembre del 2001 perché da lì partì una delle temutissime lettere all’antrace. Nel 1994 la Posta ha aperto una filiale anche a Milano e offre i suoi servizi su tutto il territorio italiano.

Stando ai dati pubblicati dalla Posta, dalla divisione internazionale si ricavano all’incirca il 10% dei proventi totali.

Quest’esperienza potrebbe non bastare ad affrontare l’apertura del mercato svizzero. Il sindacato della Comunicazione, che non ha certo salutato in modo favorevole la decisione della camera bassa del Parlamento, ritiene che la Posta non sia ancora pronta per affrontare la concorrenza.

Samuel König, addetto stampa del sindacato, confida a swissinfo i suoi timori: “Sul mercato dei pacchi la Posta scrive cifre rosse e il concetto dei tre centri d’elaborazione non è ancora a punto. Aprire adesso alla concorrenza potrebbe significare un aumento dei passivi.”

Ciò che resta del servizio pubblico

Oggi la Posta deve essere competitiva ed avere un valore commerciale. Non si può più parlare solo di servizio pubblico. Tuttavia, secondo König, l’apertura del mercato potrebbe avere delle conseguenze tali da intaccare il diritto del cittadino ad un servizio postale universale.

“In città le prestazioni verranno offerte a prezzi più vantaggiosi che nelle zone periferiche” dice König. Aggiunge inoltre che se per i clienti dei centri urbani la qualità e l’offerta potrebbero migliorare, ai lavoratori del settore toccherebbero condizioni di lavoro meno favorevoli, non garantite da un contratto collettivo di lavoro.

La concorrenza potrebbe fare calare i prezzi ad un punto tale da rendere impossibile la copertura totale dei costi di produzione. L’imperativo sarà dunque quello di abbassare i costi di produzione, imperativo che potrebbe tradursi in una diminuzione dei salari.

L’ex capo della Posta Jean Noël Rey, oggi direttore di un’azienda concorrente ritiene che questi timori siano infondati, soprattutto per quanto riguarda l’offerta sul territorio.

“Non credo che le regioni periferiche saranno svantaggiate da un’apertura dei mercati” dice Rey a swissinfo. “Lo dimostra l’esempio svedese dove la posta è liberalizzata già da parecchi anni e il servizio pubblico resta di qualità elevata.”

Doris Lucini, swissinfo

L’apertura del mercato postale pone parecchi interrogativi. Ci sarà un aumento della qualità dei servizi offerti al cliente o – come temono gli avversari della liberalizzazione – andiamo verso una discriminazione delle zone periferiche e un peggioramento delle condizioni dei lavoratori del settore?

Oggi: monopolio della Posta sui pacchi di peso inferiore ai due kg, monopolio sulle lettere
2004: apertura del mercato dei pacchi
2006: apertura del mercato per le lettere di peso superiore ai 100 gr

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