La riforma dell’FMI senza pericoli per la Svizzera
Per il ministro delle finanze elvetico Hans-Rudolf Merz, la riforma esigerà alcuni sacrifici ma non avrà impatti importanti ed immediati sulla Svizzera.
Sabato sera a Washington, il Fondo monetario internazionale (FMI) ha posto le basi per un rafforzamento della rappresentanza della Cina e di altri paesi emergenti.
La riorganizzazione del Fondo monetario internazionale è decollata. Sabato sera, i paesi emergenti, appoggiati da Stati Uniti, Gran Bretagna e Canada, sono infatti riusciti a lanciare una riforma del sistema di rappresentazione in seno al consiglio d’amministrazione del Fondo monetario internazionale.
In conclusione della sua riunione primaverile, le istanze dirigenti dell’organizzazione hanno incaricato il direttore generale, lo spagnolo Rodrigo Rato, di proporre un piano d’azione entro settembre.
Contrariamente ad altre organizzazioni internazionali, l’FMI non funziona secondo il principio di un membro un voto, ma piuttosto come una società per azioni. Nel consiglio d’amministrazione, i seggi sono attribuiti in funzione del peso di ogni paese nell’economia mondiale e di quanto ogni stato versa nel budget dell’organizzazione.
Deficit di democrazia
I paesi sviluppati, che sono pure i principali finanziatori dell’aiuto destinato ai paesi più poveri, detengono il maggior numero di voti. La Svizzera possiede una quota-parte che equivale all’1,6% dei voti del consiglio.
La Cina, l’India, il Brasile o ancora l’Africa del Sud, la Turchia, il Messico e la Corea del Sud da tempo però puntano il dito contro quello che definiscono «un deficit di democrazia» dell’FMI. Questi paesi sottolineano che l’espansione economica che li ha fatti uscire dal girone dei paesi in via di sviluppo dà loro diritto di essere meglio rappresentati.
Le loro rivendicazioni sono state sostenute dagli Stati Uniti, dal Canada e dalla Gran Bretagna. Sabato sera i 184 Stati membri dell’FMI le hanno accettate all’unanimità. «La riforma delle quote-parte è importante per il funzionamento efficace dell’organizzazione», ha dichiarato a swissinfo il ministro delle finanze svizzero Hans Rudolf Merz.
Tuttavia, gli osservatori e i responsabili prevedono che la riforma si farà a scapito dei paesi europei. L’Europa registra infatti una crescita ben inferiore rispetto ai paesi emergenti e la sua parte nell’economia mondiale diminuisce. Il numero di voti attribuiti ai paesi europei all’FMI dovrebbe quindi ridursi, portando così ad una perdita di potere e d’influenza.
Sabato, Xavier Muscat, direttore generale del Tesoro francese, ha predetto che «l’insieme dei paesi sviluppati vedrà diminuire la sua quota-parte e ciò varrà in particolare per i paesi europei».
La Svizzera pronta a contribuire
Il ministro delle finanze elvetico ha dal canto suo minimizzato l’impatto della riforma. «La Confederazione è pronta a contribuire a una riforma delle quote-parte», indica a swissinfo, alludendo al fatto che paesi come la Confederazione dovranno cedere dei voti a dei paesi emergenti. Il numero di voti non è infatti estensibile. Hans-Rudolf Merz ha però aggiunto che «i membri dell’FMI sono ancora lontani dall’aver raggiunto un consenso su questa riforma».
«Ciò che è stato stabilito riguarda solamente degli aumenti delle quote-parte per singoli casi», ha spiegato il consigliere federale. L’incarico attribuito a Rodrigo Rato è, in un primo tempo, di proporre delle quote-parte accresciute per i casi più flagranti di sotto-rappresentazione. Ad esempio la Cina, la cui quota-parte è del 3%, appena superiore a quella dei Paesi Bassi, o il Brasile, che con l’1,4% ha un peso inferiore alla Svizzera.
«La riforma potrebbe farsi in parte anche a scapito della Svizzera, ma è il prezzo da pagare per migliorare la rappresentatività. Tuttavia non credo che il nostro paese perderà un numero importante di voti», ha indicato Merz.
Il ministro ha osservato inoltre che sussistono ancora «molte barriere politiche». «L’85% dei paesi membri deve essere d’accordo affinché una simile riforma venga accettata e poi, ad esempio negli Stati Uniti, il Congresso deve approvare la riforma prima che il governo possa veramente sostenerla», ha sottolineato.
swissinfo, Marie-Christine Bonzom, Washington
(traduzione di Daniele Mariani)
Le riunioni primaverili dell’FMI e della Banca mondiale si sono svolte a Washington il 22 e il 23 aprile.
A capo della delegazione svizzera vi era il ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz.
Il ministro dell’economia Joseph Deiss e il patron della Banca nazionale svizzera Jean-Pierre Roth hanno pure fatto il viaggio a Washington.
La Svizzera è membro del Fondo monetario internazionale (FMI) e della Banca mondiale (BM) dal 1992, in seguito a una votazione popolare.
La Svizzera fa parte dei consigli esecutivi delle due istituzioni e sopraintende un gruppo di voto soprannominato Helvetistan, che riunisce la Polonia, l’Azerbaigian, l’Uzbekistan, il Kirghizistan, il Tagikistan, il Turkmenistan e la Serbia-Montenegro.
L’FMI si concentra soprattutto sulla cooperazione monetaria, la stabilità finanziaria e la prevenzione delle crisi economiche.
La Banca mondiale fornisce dei prestiti, dell’assistenza tecnica e dei consigli istituzionali.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.