La svendita dei marchi tradizionali svizzeri
Ovomaltine è soltanto l'ultimo di una serie di simboli della produzione svizzera venduti a società straniere.
Prima della bevande energetica, diversi altri marchi di grande successo hanno perso negli ultimi decenni lo stemma rossocrociato.
La logica industriale ha avuto ancora una volta il sopravvento sulla volontà di salvaguardare la produzione svizzera di maggiore successo e prestigio. Diversi marchi industriali sono ormai diventati un pezzo di storia svizzera.
Birra e acqua minerale
Compiendo un salto indietro, prima dell’Ovomaltine, l’ultimo simbolo commerciale svizzero finito in mani straniere è quello della Valser. Le acque minerali grigionesi sono state assorbite dalla Coca-Cola nel luglio di quest’anno. Le attività di produzione (69 impieghi) resteranno a Vals e Zizers (GR).
Nel novembre 2000, il gruppo Feldschlösschen ha venduto il suo settore bevande al gigante danese della birra Carlsberg. Oltre alle birre Feldschlösschen e Cardinal, anche le acque Passugger, Arkina, Rhäzunser e Alpina sono state cedute. La vendita ha comportato la soppressione di 150 impieghi.
Scarpe, caramelle e cioccolato
Nell’agosto del 1999, il gruppo Unaxis si liberava del marchio Bally, dopo una lunga agonia, vendendolo al gruppo americano Texas Pacific. Pochi mesi dopo, gli impianti di produzione di Schönenwerd (SO) e diversi negozi venivano chiusi.
Tra i prodotti svizzeri più conosciuti, acquistati da ditte straniere, vi è anche il cioccolato Toblerone e le caramelle Sugus. Nel 1990, sono diventati entrambi di proprietà del colosso americano Philip Morris che ha rilevato la società svizzera Suchard. Due anni dopo, l’azienda produttrice di Neuchâtel doveva chiudere i battenti e la produzione veniva trasferita a Reims, in Francia.
swissinfo e agenzie
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