La Svizzera potrebbe smaltire i rifiuti napoletani
Le montagne di rifiuti che si accumulano nel capoluogo partenopeo potrebbero essere in parte smaltiti in Svizzera. Trattative in merito sono in corso.
Numerosi impianti di incenerimento elvetici entrerebbero in linea di conto ma gli eventuali contratti d’importazione della “monnezza” dovrebbero ancora ricevere l’accordo dei cantoni implicati e della Confederazione.
Per il momento all’Ufficio federale dell’ambiente non è giunta nessuna richiesta, ha precisato il portavoce dello stesso Ufficio Adrian Aeschlimann. Un’eventuale autorizzazione rilasciata dall’UFAM sarebbe valida per la durata di un anno.
Un’unione di 14 enti aderenti all’ASIR (Associazione svizzera dei dirigenti e gestori degli impianti di trattamento dei rifiuti) sta attualmente discutendo con le autorità napoletane, ha detto il suo presidente Pierre Ammann, confermando una notizia della “Basler Zeitung”. I responsabili degli impianti di Ginevra, Losanna, Berna e Zurigo si apprestano a fare altrettanto. Se tutto andasse senza intoppi, i rifiuti di Napoli potrebbero giungere in Svizzera a febbraio. In un’intervista al quotidiano “Le Temps”, il consigliere di Stato ginevrino Robert Cramer afferma che i cantoni hanno già raggiunto un accordo.
Dell’ASIR fanno parte i gestori ed i membri dei quadri provenienti da impianti di trattamento rifiuti di tutti i diversi sistemi e tecnologie. L’associazione conta circa 160 membri di 100 ditte di smaltimento, che, con i loro 120 impianti, rappresentano un fatturato di circa un miliardo di franchi. Oltre 6 miliardi sono stati investiti in questi impianti.
Svizzera solidale
Cramer si è detto molto impressionato dalla situazione venutasi a creare a Napoli: “Ho chiesto ai Servizi industriali di Ginevra (SIG) di accelerare le trattative affinché si possa contribuire a sollevare al più presto il sud Italia”.
I rifiuti – a suo parere – potrebbero essere smaltiti nell’impianto di Cheneviers che, come altri in Svizzera, sono confrontati con problemi di sovraccapacità, a condizione che il trasporto avvenga per ferrovia e che la spazzatura sia controllata, ha precisato Cramer.
In sostanza, se la Campania non è in grado di fronteggiare l’emergenza e se altre regioni finora si sono defilate dall’appello alla solidarietà lanciato dal premier italiano Romano Prodi, la Svizzera manifesta la sua disponibilità, anche perché i suoi impianti di incenerimento sono in grado di fornire prestazioni ben maggiori delle attuali.
Nel 2006 hanno contribuito a bruciare 400’000 tonnellate di rifiuti provenienti dai Paesi confinanti: il 78% dalla Germania e solo il 2% dall’Italia. La Germania tuttavia si sta attrezzando con suoi impianti e presto la Svizzera si troverebbe confrontata con una sovraccapacità.
L’immondizia di Napoli cadrebbe a proposito: le 110’000 tonnellate che si sono accumulate sono ben poca cosa rispetto alle oltre 3,5 milioni di tonnellate che vengono bruciate ogni anno in Svizzera e si potrebbero spartire in 15-20 impianti, secondo Ammann. Un turismo dei rifiuti che però sarebbe certamente meglio degli incendi appiccati a Napoli, i quali producono mille volte più diossina di quanta ne uscirebbe dalle torri di incenerimento in Svizzera.
Ambientalisti contrari
Ma alcune organizzazioni ambientaliste elvetiche non sono del tutto d’accordo: non è giudizioso trasportare qui quella montagna di spazzatura, ha affermato Adrian Schmid, dell’Associazione Traffico e Ambiente, sulle onde della radio svizzero tedesca (DRS).
Timori e preoccupazioni sono espressi anche da Iniziativa delle Alpi e dal WWF, il cui portavoce Fredi Lüthin ha detto: sul breve periodo è certamente meglio trasportare i rifiuti in Svizzera piuttosto che vederli bruciare all’aperto nelle strade di Napoli, ma sarebbe sbagliato aumentare le capacità degli impianti elvetici, per motivi economici.
L’importazione infatti risulterebbe lucrativa: ad esempio nell’impianto di incenerimento di Bazenheid (canton San Gallo), lo smaltimento di una tonnellata di rifiuti domestici costa 250 franchi; le 110’000 tonnellate di Napoli frutterebbero 27 milioni.
swissinfo e agenzie
In Svizzera, a Bazenheid (canton San Gallo), il trattamento di una tonnellata di rifiuti costa 250 franchi. Lo smaltimento di 110’000 tonnellate italiane costerebbe quindi 27 milioni.
Si tratta di un mercato lucrativo per i 29 impianti di smaltimento elvetici, che presto vedranno ridurre le quantità di rifiuti provenienti dalla Germania.
In Germania si stanno infatti costruendo degli impianti di incenerimento. Lo stesso accade in Ticino.
Attualmente in Svizzera un sacco della spazzatura su dieci proviene dall’estero. Nel 2006 sono state importate 420’000 tonnellate di rifiuti. Di queste, l’80% proveniva dalla Germania.
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