La Svizzera vota per la riforma del FMI
A Singapore la Svizzera appoggia la prima fase della riforma del Fondo monetario internazionale (FMI), per dare più peso ai Paesi emergenti, finora sottorappresentati.
Ma la Confederazione è in disaccordo con Paesi come gli Stati Uniti sui criteri proposti dal direttore generale del FMI circa le quote di partecipazione.
La riforma del Fondo monetario internazionale presentata dal direttore generale Rodrigo de Rato con il sostegno del G7 è stata approvata lunedì con oltre il 90% dei voti.
Per convalidare la modifica dello statuto era necessario un quorum di almeno l’85%.
La riforma, appoggiata anche dalla Svizzera, permetterà ad alcuni Paesi emergenti di avere più peso all’interno del FMI. Nella prima fase Cina, Corea del Sud, Turchia e Messico vedranno leggermente ampliato il loro diritto di voto, e quindi la loro influenza sulle decisioni in seno all’organizzazione.
Un cambiamento resosi necessario per meglio riflettere la crescita economica e il peso internazionale che questi Paesi rivestiranno nei prossimi decenni.
Ma proprio i diretti interessati, cioè i Paesi in via di sviluppo, avevano sollevato critiche al progetto che, a detta soprattutto dei Paesi dell’America Latina, non consentirà un’equa ridistribuzione del potere all’interno dell’organizzazione. Tra gli oppositori vi erano in particolare il Brasile, l’India, l’Argentina e l’Egitto.
La Confederazione difende la sua posizione
“La riforma è necessaria: i Paesi emergenti erano sottorappresentati”, ha affermato il responsabile del Dipartimento federale delle finanze (DFF), Hans-Rudolf Merz, dopo una riunione del CMFI.
Il Consigliere federale (ministro) si prepara però già per una seconda fase più complessa che punta invece a ricalcolare i diritti di voto di tutti i Paesi. È proprio questa seconda fase quella che crea al momento più insoddisfazione.
Si tratterà di definire criteri che servono per la ripartizione di quote entro la fine del 2008. La proposta fatta dal direttore generale del FMI Rodrigo Rato si basa al momento unicamente sul Prodotto interno lordo (PIL) dei paesi membri, difeso dagli Stati Uniti.
La Svizzera e altri paesi chiedono invece che vengano considerati altri criteri come per esempio l’apertura al mercato. “Il volume della nostra piazza finanziaria è importante. Abbiamo 3500 miliardi di dollari”, ha ricordato il Consigliere federale.
Non solo il Dipartimento delle Finanze, ma anche quello degli affari esteri (DFAE) ha assicurato che si impegnerà con energia affinché la nuova formula per il calcolo delle quote tenga adeguatamente conto della posizione sul piano internazionale della piazza finanziaria di un Paese.
Al centro delle discussioni del Comitato monetario e finanziario internazionale (IMFC) vi sono inoltre le prospettive dell’economia mondiale e la vigilanza politico-economica da parte del FMI. Il Comitato di sviluppo intende invece occuparsi delle questioni del buongoverno e della lotta contro la corruzione all’interno della Banca centrale, nonché del potenziamento dell’impegno di quest’ultima nei Paesi con redditi medi.
swissinfo e agenzie
Singapore, 17-20 settembre 2006: assemblea annuale del Fondo monetario internazionale.
Delegazione svizzera: Hans-Rudolf Merz, ministro delle finanze e capo delegazione; Doris Leuthard, ministra dell’economia; Jean-Pierre Roth, presidente della Banca nazionale.
La Svizzera ha aderito al Fondo monetario internazionale e alla Banca mondiale nel 1992, in seguito ad una votazione popolare.
La Svizzera fa parte dei consigli esecutivi delle due istituzioni e sopraintende un gruppo di voto soprannominato Helvetistan, che riunisce la Polonia, l’Azerbaigian, l’Uzbekistan, il Kirghizistan, il Tagikistan, il Turkmenistan e la Serbia-Montenegro.
L’FMI è stato fondato nel 1945 – unitamente alla Banca mondiale – a Bretton Woods (USA), come istituto specializzato delle Nazioni unite.
L’FMI si concentra soprattutto sulla cooperazione monetaria, la stabilità finanziaria e la prevenzione delle crisi economiche. La Banca mondiale fornisce dei prestiti, dell’assistenza tecnica e dei consigli istituzionali.
L’FMI conta 184 paesi membri. Ha a sua disposizione il capitale versato dai membri in base alla forza della loro economia. Il voto all’interno dei suoi organi è ponderato a seconda della quota di capitale detenuta da ciascuno Stato.
Con il 17,08% del capitale, gli Stati uniti sono il membro di maggior peso. Seguono il Giappone (6,13%) e la Germania (5,99%). La Svizzera ha una percentuale dell’1,6%.
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