Laggìu, nel cuore della montagna che vive
6 settembre 2006, ore 12.09: il primo diaframma del tunnel di base del San Gottardo cade. La roccia, triturata dalla fresa, si frantuma. Il muro che separava Bodio e Faido appartiene al passato.
Sul cantiere di Alptransit, in Ticino, è una giornata davvero storica. Soprattutto per chi lavora, per tutti coloro che ci vivono tra le fatiche, tra la polvere e tra le incognite della montagna.
“Dentro il cantiere, dentro la galleria – dice a swissinfo Regula Pedretti, una delle guide – si cresce e si costruiscono legami molto forti”.
Nel cuore della montagna, a 1500 metri di profondità, tra innumerevoli cunicoli che sembrano le vie di una città sotterranea, tra il fango e la temperatura molto elevata, a contare è la sostanza. L’essere. L’apparenza luccica solo alla luce del sole.
Il mattino del 6 settembre ha i colori del cielo azzurro. Alle 8.30 la stazione multifunzionale di Fadio brulica di gente, soprattutto minatori, operai e ingegneri: i veri protagonisti. Oltre mille persone si infilano nella galleria e la percorrono fino ad arrivare al punto dove cadrà il diaframma.
Su un rudimentale altarino inchiodato nella parete della roccia, spicca una piccola statua di Santa Barbara, la santa protettrice dei minatori. “Tutti coloro che lavorano in galleria – racconta a swissinfo Filippo Palermo, operaio sul cantiere a Bodio – hanno nel cuore Santa Barbara e trova posta in tutte le case”.
Le parole e il ricordo
Luci al neon rosa, rosse, verdi contrastano con il grigiore della galleria, disegnando quasi un paesaggio irreale, a tratti misterioso, ma solo per coloro che non abitano il cuore della montagna. Un gruppo di suonatori di corno delle alpi cerca di crearsi degli spazi accanto ad altri musicisti, avvolti in un completo nero, quasi in abito da sera. Come per le grandi occasioni.
Sono da poco passate le 10. L’ultimo tratto di galleria vicino al diaframma è stipato di gente. Dalla tribuna degli oratori i vertici di Alptransit, ingegneri, operai si rivolgono alla folla, che sembra creare un quadro impressionista con il capo ricoperto di caschi variopinti.
Alla gioia e all’attesa per l’imminente caduta del diaframma, si mescola anche il ricordo dei tre operai che hanno perso la vita sul cantiere, di cui due in galleria. Un morto è sempre uno di troppo, lo sanno bene gli operai che ogni giorno si confrontano con la montagna e le sue insidie. Il ricordo dei caduti si esprime nel silenzio del raccoglimento, più eloquente di tutte le parole di cordoglio.
“In galleria siamo come fratelli”
“Signora, mi riprende con la videocamera?” Filippo Palermo, metalcostruttore che lavora anche in galleria, è molto emozionato. “Vedere la fresa che buca la montagna è una grande emozione, perché da quel buco vedremo i nostri compagni che hanno lavorato dall’altra parte. Per noi è un grande traguardo”.
Filippo ci spiega che in galleria gli operai sono legati da un forte legame di solidarietà. “Siamo tutti come fratelli, ci proteggiamo a vicenda per garantire il più possibile la nostra sicurezza. Non è facile lavorare a 1500 metri di profondità, le condizioni sono pesanti”.
Concentrati al massimo sul proprio lavoro, gli operai comunicano spesso con i gesti: a volte basta persino un solo sguardo. Per questo i lavoratori difendono a denti stretti i la composizione di ogni singola squadra. “Proprio per l’alto grado di intesa e complicità – ci conferma Regula Pedretti – gli operai non amano che si cambino i componenti della squadra”.
“Siamo molto concentrati sul nostro lavoro – racconta Filippo, che ha lavorato su cantieri di altre gallerie – e prestiamo la massima attenzione ad ogni piccolo rumore, che dobbiamo subito decifrare e capire”. Ma la montagna non fa paura? “La montagna può fare paura e quando non è buona ci preoccupiamo. C’è però anche molta curiosità per la roccia, per quello che svela”.
Il gigante dal ruggito surreale
“Signora, ma lei l’ha già vista la fresa? Guardi che è un mostro! Ma per noi, è un mostro affascinante, che ci aiuta nel nostro lavoro”. Certo è che di mostruoso la fresa ha davvero tanto, non foss’ altro che per le sue dimensioni.
Sono da poco passate le 11.30. Dalla parte di Faido gli operai bagnano la zona, segnata in rosso, da dover sbucherà il mostro gigantesco. Il silenzio viene bruscamente interrotto dal rumore della fresa. Prima uno scoppiettio e immediatamente dopo un rumore assordante. Un ruggito tremendo, un boato che sembra venire dalle pagine più oscure della mitologia.
Non si vede. Ma si sente, sempre di più. E avanza. Avanza impietoso tra l’odore acre e la polvere che sembra avere fatto calare la nebbia. Ad un certo punto ecco delle luci, sembra quasi che il mostro abbia degli occhi che trafiggono pure loro la montagna. L’aria diventa irrespirabile.
Un cantiere multiculturale
Le prime crepe nella roccia. Poi squarci più grandi e distinti. Ed infine la montagna cede definitivamente, sbriciolata come un castello di sabbia. L’esplosione di gioia, gli applausi, scaricano la tensione ed esprimono una soddisfazione immensa. Il diaframma è caduto!
Dal buco della fresa i compagni dell’una e dell’altra parte cominciano a salutarsi. A oltrepassare per prime il buco della fresa, le fotografie degli operai morti. Loro non si possono dimenticare. Nel cuore riempito di gioia per il traguardo raggiunto, i compagni caduti resteranno per sempre.
Il buco grigio nella montagna, sotto gli occhi di Santa Barbara, si tinge di festa e dei colori delle bandiere: italiana, francese, tedesca, austriaca, portoghese, croata, svizzera. Sì, perché nella montagna che vive si muove davvero un piccolo mondo.
swissinfo, Françoise Gehring, Faido
Sui cantieri di Alptransit lavorano circa 2 mila 200 persone tra minatori e ingegneri.
Fino ad oggi hanno scavato complessivamente 98,8 chilometri, ossia il 63% della Galleria di base del San Gottardo
Solo sul cantiere di Bodio, la società Alptranist ha investito finora 903 milioni di franchi
La nuova galleria, la più lunga del mondo con i suoi 57 km, dovrebbe essere messa in servizio nel 2016.
Per la tratta Bodio-Faido della Nuova trasversale ferroviaria alpina – pietra miliare della nuova politica dei trasporti svizzera – vengono costruite due gallerie di una lunghezza di 15 km ciascuna e i 8,8 metri di diametro.
Dopo quattro anni di lavoro e dopo un avanzamento di 13,5 km, la prima delle due fresatrici avviata a Bodio ha raggiunto la stazione multifunzionale di Faido. Per portare a termine questa opera ciclopica lavorano giorno e notte, 24 ore su 24, oltre mille lavoratori.
Ora rimane da scavare l’ultima tratta fino al diaframma di Sedrun.
Il concetto di ferrovia di pianura con le gallerie di base dello Zimmerberg, del San Gottardo e del Ceneri fa compiere un salto di qualità al traffico nord-sud sull’asse del San Gottardo.
Per quanto riguarda i passeggeri, la nuova linea ferroviaria permetterà notevoli riduzioni dei tempi di percorrenza.
In Svizzera saranno circa 3 milioni le persone che potranno trarne vantaggio. Se aggiungiamo le regioni limitrofe del sud della Germania e del nord della Lombardia, il bacino di utenza si estende a 20 milioni di persone.
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