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Le azioni fanno paura ai piccoli risparmiatori

I privati fuggono dal mercato azionario swissinfo.ch

Tra il 2000 e il 2004, il numero d’azionisti privati in Svizzera è crollato, secondo uno studio dell’Università di Zurigo.

Il calo è andato di pari passo con l’evoluzione negativa dello Swiss Market Index, il principale indicatore della Borsa di Zurigo.

Nello spazio di quattro anni, in Svizzera 600’000 persone hanno rinunciato ad investire nel mercato azionario. Oggi sono 1,08 milioni gli svizzeri che possiedono un titolo.

I dati sono contenuti in uno studio dello Swiss Banking Institute dell’Università di Zurigo, che ha effettuato un’indagine su un campione di 2’000 persone.

La percentuale di svizzeri che nel proprio portafoglio ha un’azione è scesa dal 31,9% del 2000 al 20,4% del 2004.

Unico imputato il crollo della Borsa

L’evoluzione negativa è strettamente correlata al calo dell’indice borsistico. Lo Swiss Market Index, il principale indicatore della Borsa di Zurigo, aveva infatti raggiunto i suoi livelli più alti negli anni a cavallo tra il 1998 e il 2000, per poi iniziare una curva discendente, solo in parte compensata da una ripresa negli ultimi mesi.

«Molta gente ha capitolato e si è detta ‘mai più azioni’», indica a swissinfo Aldo Visani, capo analista della Banca del Gottardo di Lugano.

Dallo studio dell’istituto zurighese emerge inoltre che gli investitori privati collocano meno facilmente i loro risparmi nei cosiddetti «blue chips», ossia le azioni delle principali imprese quotate in Borsa.

Un distacco dalle grosse aziende

Nel 2002, il 74% degli intervistati possedeva infatti titoli di grosse società, mentre nel 2004 erano il 45%. Il fallimento della Swissair e gli scandali e le crisi che hanno colpito aziende del calibro della ABB o della Swiss Life hanno intaccato in maniera considerevole la fiducia dei piccoli investitori.

Malgrado questi problemi, i tre quarti degli svizzeri che investono in azioni continuano a privilegiare le società elvetiche, orientandosi su quelle di dimensioni più modeste.

La fuga dal mercato azionario non si è però tradotta in un aumento dei soldi nascosti sotto il materasso. I fondi obbligazioni, più sicuri ma anche meno redditizi, hanno infatti fatto registrare un aumento del 41%.

Meno azionisti, ma più informati

Rispetto alla fine degli anni ’90, coloro che si lanciano sul mercato borsistico sono meglio informati ed hanno un approccio più scientifico, rilevano ancora gli autori della ricerca.

Oltre a dar fiducia ai propri consiglieri bancari, gli investitori leggono i rapporti delle ditte e si formano un’opinione sfogliando i giornali o sfruttando le potenzialità d’internet.

Malgrado le teorie che da cinquant’anni insistono sull’importanza di avere un portafoglio variato, la diversificazione rimane però una parola estranea: in media, un azionista privato possiede titoli di sole tre società.

Fattore di squilibrio

Ma quali effetti avrà sul mercato delle azioni la fuga in massa dei piccoli investitori?

«Per il mercato è sempre un bene avere il maggior numero di investitori”, osserva aldo Visani. “Se viene a mancare una categoria ci possono essere degli scompensi, sottoforma di mancanza di liquidità, di eccessiva volatilità.»

Giovanni Barone-Adesi, decano della facoltà di scienze economiche dell’Università della Svizzera italiana, invita però a non sopravvalutare l’influenza dei piccoli investitori solo perché sono numerosi.

«Il loro investimento è abbastanza marginale», rileva l’esperto di mercati finanziari. «Ma sono un fattore destabilizzante, perché tendono a decidere in base ai rendimenti passati, non a quelli a venire. Sono investitori che entrano in borsa, perdono i soldi ed escono».

Tuttavia anche Barone ritiene che una maggiore diffusione dell’azionariato popolare possa essere salutare. Con un avvertimento: «I piccoli investitori devono prima imparare le regole del gioco, altrimenti fanno solo danni a se stessi».

swissinfo, Daniele Mariani e Andrea Tognina

Lo studio della Swiss Banking School di Zurigo dedicato al mercato azionario svizzero si basa su un sondaggio realizzato su un campione di 2000 economie domestiche. Agli intervistati è stato sottoposto un questionario che comprende 54 domande. Si tratta del terzo studio di questo genere realizzato dall’istituto zurighese.

1,08 milioni di svizzeri (il 20,4% della popolazione) possiede azioni.
Nel 2000 i possessori di azioni erano ancora 1,68 milioni (31,9% della popolazione).
Nel 2002, il 74% degli azionisti intervistati possedeva titoli di grosse aziende; quest’anno la percentuale è scesa al 45%.

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