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Le FFS ne hanno abbastanza

La cabina di guida con il monitor di controllo del sistema sperimentale di sorveglianza. www.sbb.ch

Vandalismo, graffiti, ma anche passeggeri senza biglietto e violenza cruda: le Ferrovie svizzere affrontano la devianza sociale.

Domenica scorsa un caso di violenza sessuale nel gabinetto di un treno regionale zurighese ha scosso l’opinione pubblica. Ma il problema sui treni è ricorrente. “La disponibilità alla violenza è un fenomeno sociale – afferma Rene Baumann, portavoce delle FFS, descrivendo la sua impotenza – noi non sappiamo chi, fra quelli che salgono in treno, ha degli atteggiamenti violenti e chi no”.

Il fenomeno più preoccupante è il vandalismo. “Annualmente provoca costi per 15 milioni di franchi, una cifra stabile da tre anni”, continua Baumann. Ma la sete di scabrosità dei giornali amplifica la rilevanza.

“Statisticamente non abbiamo registrato un aumento degli atti vandalici e nemmeno della violenza nei treni – conferma Baumann parlando a swissinfo – non possiamo parlare di un’esplosione. Il caso di stupro della settimana scorsa è drammatico e faremo di tutto perché questo non si ripeta”. Rimane dunque la necessità di rispondere agli atti violenti sui treni.

Bloccare il fenomeno

Alle FFS si ceca di ripristinare i danni vandalici per evitare emulazioni: “In una situazione normale ci sforziamo di pulire e aggiustare a misura i danni creati dal vandalismo; è anche una questioni d’immagine”. Ma anche l’indisciplina dei passeggeri che non pagano il biglietto, sarebbero il 3,2 per cento le pecore nere. Mentre i sindacati denunciano una pressione psicologica e una violenza verbale e fisica crescente anche contro il personale.

“Nella prima metà del 2002 ci sono state poco più di 100 denunce penali contro passeggeri delle ferrovie, ma nello stesso periodo abbiamo trasportato 180 milioni di passeggeri”, relativizza Baumann.

Un esperimento di videosorveglianza nella Svizzera orientale, iniziato nella primavera del 2001, dovrebbe portare sollievo. Ventiquattro telecamere sorvegliano ogni angolo dei vagoni di un treno regionale fra Losanna e Vallorbe. Nel caso di bisogno i passeggeri hanno inoltre a disposizione un bottone d’allarme.

E il successo è strabiliante: “I danni sono diminuiti dell’80 per cento – conferma il portavoce romando delle FFS, Jean-Louis Scherz – e non ci sono stati casi di rilevanza penale, anche i bottoni d’allarme sono rimasti praticamente inutilizzati”.

Espandere il modello

L’esperimento terminerà in ottobre. È costato ben 450’000 e non è chiaro se ci saranno le risorse finanziarie per istallare videocamere ovunque. “Ma solo attraverso un’istallazione in serie – conclude Scherz – sarà possibile ridurre i costi complessivi”.

Il successo del progetto sostiene le ambizioni della direzione FFS, ma mancano le basi legali e si presentano dei dubbi e dei limiti legati alla protezione dei dati personali. Ma le Ferrovie federali puntano concretamente ad un’applicazione estesa.

Basi legali

Seguendo i risultati del progetto pilota, l’amministrazione federale sta vagliando le necessarie modifiche ai codici vigenti. In ottobre il responsabile della protezione dei dati, vaglierà la necessità reale dell’istallazione seriale del controllo video.

Attualmente si registra un’importante tendenza alla videosorveglianza in tutta Europa. Ma si ribadisce che il continuo controllo rappresenta un’invasione nella sfera privata e nella libertà di movimento delle persone.

Kosmas Tsiraktopulos, portavoce dell’incaricato per la protezione dei dati, relativizza inoltre i successi raggiunti: “La videosorveglianza non è una panacea e dovrebbe essere accompagnata da altre misure. Inoltre non si combattono le cause della violenza”.

Al massimo la sorveglianza video porta ad uno spostamento delle azione di violenza, per esempio sulla strada. Uno studio inglese ha analizzato la situazione: dapprima si è registrata una diminuzione radicale delle violenze negli spazi pubblici, poi c’è stato uno spostamento in posti non sorvegliati. Dopo alcuni anni la situazione è tornata ai livelli iniziali.

Cambiamenti sociali

Malgrado tutto, la situazione svizzera non è ancora fuori controllo. “Non siamo nel selvaggio West – rammenta il portavoce delle FFS Baumann – e comunque viaggiare in treno è ancora più sicuro che camminare in una città elvetica”. Negli ultimi quindici anni i passeggeri sono infatti aumentati del 18 per cento, ma non i danni e la violenza è stagnante.

“Nei treni svizzeri si incontra uno spaccato della società”, conclude il portavoce, come dire: i problemi non nascono solo sui treni.

swissinfo

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