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Le misure di sicurezza ostacolano il commercio

Le esportazioni svizzere risentono dell'inasprimento delle msiure di sicurezza americane picswiss.ch

Le disposizioni anti-terrorismo imposte dagli Stati Uniti dopo gli attentati dell'11 settembre hanno un impatto negativo sul commercio estero della Svizzera.

Un senatore svizzero chiede al governo di valutare la situazione e dare un colpo di mano alle imprese toccate dai provvedimenti.

Dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 le misure di politica di sicurezza a livello mondiale sono state inasprite.

Una mossa necessaria che però suscita, anche in Svizzera, numerosi interrogativi.

Alcune disposizioni anti-terrorismo rischiano infatti di frenare lo sviluppo economico. Anche il campo della protezione dei dati ne risente.

Negli ultimi mesi in vari Paesi si sono moltiplicate le critiche nei confronti degli Stati Uniti.

Con il pretesto di combattere il terrorismo Washington ricorrerebbe a misure protezionistiche. Queste misure ostacolerebbero l’economia e il commercio internazionale.

Un timore condiviso dal consigliere agli Stati radicale del canton Soletta, Rolf Büttiker.

Quest’ultimo non contesta la necessità di applicare certi provvedimenti. Ammette anche che le disposizioni in materia di politica di sicurezza non violano le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC), e lo dice chiaramente in un’interpellanza al Consiglio federale.

Ma secondo il senatore con certi meccanismi di controllo gli Stati Uniti si avventurerebbero in campi che rendono più difficile il commercio e l’accesso ai mercati.

“Le piccole e medie imprese sono particolarmente toccate”, dichiara Büttiker a swissinfo.

Provvedimenti a breve scadenza

Le disposizioni doganali (“Container Security Initiative”) dovrebbero permettere di evitare che beni pericolosi e armi di potenziale distruzione di massa giungano negli Stati Uniti.

Queste misure sono state introdotte a breve scadenza. Le ditte toccate devono spesso ricorrere ad investimenti supplementari e a un adeguamento dei processi interni.

Anche cittadini privati sono stati colpiti dai nuovi provvedimenti. Per Natale, non tutti i pacchetti “esportati” verso gli Stati Uniti sono stati consegnati ai destinatari.

Bersaglio mancato

Uno dei decreti più recenti emanati da Washington , il “Bioterrorism Act”, che colpisce il settore alimentare, è entrato in vigore all’inizio di dicembre del 2003.

Esige che le società alimentari, che esportano negli Stati Uniti, registrino obbligatoriamente i loro prodotti. Tutte le forniture devono inoltre essere annunciate in anticipo.

“Provvedimenti esagerati e discriminanti” li aveva definiti il Segretariato di Stato dell’economia (seco) l’anno scorso, quando erano stati annunciati. Da allora l’opinione del seco non è cambiata molto.

“Siamo tutt’ora del parere che con queste disposizioni non sia possibile raggiungere l’effetto sperato”, dice a swissinfo Franziska Zimmermann, del seco. “In questo contesto, le perspettive degli Stati Uniti sono semplicemente diverse dalle nostre.”

Le ultime esperienze hanno comunque dimostrato che il peso burocratico è meno grave di quanto ritenuto all’inizio.

La questione della protezione dei dati

Nella sua interpellanza Büttiker fa notare un ulteriore aspetto delle misure di lotta contro il terrorismo: “Il grande problema della confidenzialità dei dati”, scrive.

Il Consiglio federale se ne rende conto e non è soddisfatto delle risposte fornite finora dagli Stati Uniti. “Seguiamo la vicenda”, ha detto il presidente della Confederazione Joseph Deiss davanti al Consiglio degli Stati, in risposta all’interpellanza di Büttiker.

Dal punto di vista del responsabile della tutela dei dati svizzero, la richiesta dei dati dei passeggeri delle compagnie che si recano negli Stati Uniti, voluta dagli americani, è problematica.

Il rapporto sulla protezione dei dati giunge alla conclusione che le mosse degli Stati Uniti “si stanno trasformando lentamente in un pericolo per il nostro stato di diritto”.

Ma il problema non riguarda solo i privati. Una cosa è infatti chiara: “Dove si raccolgono dati c’è anche il pericolo che questi vengano elaborati per altri fini o copiati”, spiega Franziska Zimmermann.

Il seco segue attentamente l’evoluzione della situazione, crecando di risolvere i problemi a livello bilaterale.

Protezionismo e OMC

Anche all’Organizzazione mondiale del commercio ci si pongono alcuni interrogativi. In gennaio, l’OMC aveva analizzato la politica economica americana.

In quell’occasione la Svizzera, unitamente ad altri membri dell’organizzazione, si era detta preoccupata per le ripercussioni sul commercio di alcune misure adottate dagli Stati Uniti dopo l’11 settembre.

Nella sua risposta all’interpellanza Büttiker il Consiglio federale ha sottolineato la volontà di solidarietà della Svizzera nella lotta contro il terrorismo.

Ha però anche condiviso l’inquietudine di certi ambienti per le possibili conseguenze negative sull’economia e i rapporti commerciali internazionali di alcune disposizioni americane.

“Questi strumenti non devono essere utilizzati abusivamente per giustificare un protezionismo burocratico o amministrativo”, ha spiegato il governo.

La Svizzera chiede pertanto agli Stati Uniti di tenere conto di questo aspetto e di ridurre al massimo le misure che potrebbero avere delle serie ripercussioni sui mercati.

Il Consiglio federale è comunque intenzionato a seguire la vicenda non solo a livello bilaterale ma anche nell’ambito dell’OMC.

A dire il vero, il senatore Büttiker si sarebbe aspettato un sostegno maggiore nei confronti delle imprese svizzere, toccate dalle misure americane.

“A causa di queste disposizioni abbiamo in parte grossi problemi”, confessa a swissinfo. Rolf Büttiker non vuole fare dell’anti-americanismo da quattro soldi.

“Ma le ultime disposizioni americane ostacolano il libero commercio e sanno di protezionismo”, dichiara il politico, che siede, fra l’altro, nel consiglio d’amministrazione del Swiss Shipping Council.

swissinfo, Rita Emch
Traduzione: Elena Altenburger

Nell’ambito della lotta contro il terrorismo gli Stati Uniti hanno creato nuove leggi come il “Patriot Act”, che dà praticamente carta bianca all’amministrazione Bush per lottare contro il terrorismo.

Da allora Washington ha varato tutta una serie di leggi e disposizioni che hanno conseguenze negative sui mercati di molti Paesi, fra cui la Svizzera.

Berna risente dell’adozione di misure più rigide soprattutto nel campo della finanza e dell’industria alimentare.

Washington ha infatti introdotto anche nuove disposizioni doganali, che colpiscono le ditte che esportano i loro prodotti negli Stati Uniti.

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