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Lotta contro il riciclaggio: le grandi banche elaborano direttive comuni

Annualmente sul mercato finanziario mondiale vengono riciclati capitali per oltre 1000 bilioni di franchi svizzeri Keystone

Una dozzina di grandi banche mondiali, tra cui UBS e CSGroup, hanno elaborato delle direttive comuni per la lotta al riciclaggio di denaro. L'iniziativa è stata lanciata dalle banche svizzere e dall'americana Citigroup.

La notizia, diffusa lunedì dal prestigioso quotidiano economico Financial Times, è stata confermata a swissinfo dal portavoce del Credit Suisse Andreas Hildenbrand. Le direttive, che saranno presentate ufficialmente il 30 ottobre a Zurigo, New York e Hong Kong, intendono rispondere alle crescenti critiche al coinvolgimento delle banche attive nel settore della gestione patrimoniale in alcuni casi di riciclaggio di denaro.

Di recente il Credit Suisse e due sue filiali attive nel “private banking” – assieme ad altre banche svizzere – erano state ammonite dalla Commissione federale delle banche in relazione al patrimonio della famiglia dell’ex-dittatore nigeriano Sani Abachi. Lo scorso anno l’americana Citibank era stata criticata dal Congresso statunitense per la gestione del patrimonio di Raul Salinas, il fratello dell’ex-presidente del Messico.

Le stesse banche ritengono, scrive il Financial Times, che gli attuali mezzi per combattere il riciclaggio di denaro siano inefficaci, non solo nei centri off-shore, ma anche sulle piazze finanziarie affermate. Secondo il quotidiano economico, il volume annuale di denaro riciclato in tutto il mondo si aggirerebbe intorno ai 590 bilioni di dollari (1050 bilioni di franchi svizzeri).

Così su iniziativa delle banche svizzere e del Citigroup – come ha confermato a swissinfo Andreas Hildenbrand – una dozzina di grandi banche hanno elaborato delle direttive che dovrebbero garantire uno “standard globale di diligenza” per le banche che gestiscono beni patrimoniali di persone facoltose. Oltre a UBS, CS Group e Citigroup, all’iniziativa hanno aderito l’olandese ABN Amro, lo spagnolo Banco Santander, l’americana Chase Manhattan, la britannica Barclays, la Deutsche Bank con la filiale americana Bamkers Trust, l’HSBC (Hong Kong), la J.P.Morgan (USA) e la francese Société Générale.

Secondo il portavoce dell’UBS Michael Willi, interpellato dall’agenzia telegrafica svizzera, si tratta di undici principi, che vanno dall’obbligo di identificazione a regole sulla messa in atto delle misure e sul comportamento nei confronti di potentati e persone con funzioni pubbliche. Due sono le novità dell’iniziativa: prima di tutto le direttive vanno oltre gli standard internazionali fissati dal gruppo di lavoro Finacial Aktion Task Force. Inoltre i dodici istituti bancari si impegnano a seguire globalmente le direttive, anche nei centri off-shore.

Secondo Willi, l’elaborazione delle direttive è durata circa nove mesi. Un accordo è stato raggiunto nel centro di formazione dell’UBS Wolfsberg a Ermattingen, nel Canton Turgovia.

All’elaborazione delle direttive hanno partecipato anche Transparency International, un’organizzazione non governativa attiva nella lotta contro il riciclaggio e il professore di diritto penale basilese Mark Pieth, presidente del gruppo di lavoro dell’OCSE contro la corruzione.

Stando all’UBS e al Credit Suisse, le banche svizzere risponderebbero già in larga misura ai criteri fissati nelle nuove direttive. Per gli istituti elvetici, che controllano in totale un terzo del settore “private banking” mondiale, l’iniziativa riveste tuttavia un ruolo non indifferente nella difesa della propria reputazione.

swissinfo

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