Malattie del cuore, spesso è colpa del cibo
In Europa oltre il 60 per cento delle malattie cardiovascolari è legato all'alimentazione.
Il Vecchio Continente, sovralimentato e sovrappeso, deve fare i conti con il legame sempre più stretto ed evidente tra cibo e malattie.
L’allarme sul rischio cuore è stato lanciato dal professor Philip James, dell’International Obesity Taskforce, all’ultima Conferenza europea sulla nutrizione, svoltasi a Roma presso la Fao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura.
Secondo gli ultimi dati dell’Organizzazione mondiale della sanità (WHO), in Europa il 61% delle malattie cardiovascolari è legato ai fattori nutrizionali, così come il 5% del diabete mellito.
L’alimentazione gioca anche un ruolo nel 51% dei disturbi neuropsichiatrici, nel 13% dei disturbi respiratori e nel 4% delle anormalità congenite.
Legame evidente
Per quanto riguarda le cause di disabilita e morte precoce in Europa, la pressione alta è al primo posto. Seguono il tabacco, l’alcol, il colesterolo, l’obesità, lo scarso consumo di frutta e verdura e l’inattività fisica.
Il legame tra nutrizione e salute è dunque evidente, perché l’ipertensione può essere prevenuta attraverso una corretta alimentazione.
Il professor James non esita a definire il problema drammatico e urgente: “Al posto della dieta mediterranea, povera di grassi e ricca di frutta, verdura e cereali, hanno adottato il regime alimentare dell’Europa del nord e l’attività fisica è praticamente scomparsa. Per questo i bambini del Mediterraneo sono i più obesi del continente e in Italia uno su tre risulta in sovrappeso».
Colpa della televisione e della pubblicità martellante, secondo l’esperto. «I governi hanno permesso che i nostri bambini fossero manipolati dal marketing. Ora sta a noi accademici fare pressioni perché le cose cambino».
«Quarant’anni fa il tasso di mortalità nell’area del Mediterraneo era basso come in Giappone e Cina, ma oggi paesi come Italia, Spagna e Grecia stanno cambiando come mai accaduto prima”, precisa il professor James.
swissinfo e agenzie
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